Compulsando i diari dei viaggiatori, nella programmazione della nuova meta, mi è rimasto impresso il commento di una ragazza che, in termini esperienziali, affermava che la Romania non le aveva lasciato nulla. Un commento netto, algido, prossimo all’indifferenza.

Sarà la mia passione per i paesi dell’est Europa, la ferita portata a quelle terre dalla spietatezza delle dittature, l’idea di povertà che gli italiani ancora associano alla Romania; fatto sta che quel commento ha stimolato la mia già naturale disposizione a indagare Bucarest.

Se in certe rappresentazioni Bucarest è ancora idealizzata come un luogo tetro, malfamato, mortificato dal regime, sarà colto da stupore impattando una città caotica, dinamica, giovane. Un’evoluzione che trova testimonianza anche nell’arrestata diaspora dei rumeni verso l’Italia.

Sebbene sarebbero da approfondire le condizioni di vita nelle aree rurali, non è blasfemo constatare la crescita e la modernizzazione che Bucarest affronta al pari delle più importanti capitali europee.

Parimenti si dica delle città strette nella cintura dei Carpazi, della regione Transilvana e della calcolata economia attorno a Castelli e leggende che, ben confezionati nell’involucro turistico, rappresentano una proficua risorsa.

E’ in questo quadro irrinunciabile la tappa ai castelli di Peleș e Bran: Peleș è un castello moderno, neorinascimentale, espressione dello sfarzo delle dinastie europee; Bran, celebre per la leggenda del Conte Dracula, è una struttura antica, inerpicata su una rupe e dalle chiare funzioni difensive.

Funzioni difensive che, facendo rientro a Bucarest, ha forse trascurato – nell’ultimo periodo del regime – il suo cittadino più illustre, Nicolae Ceaușescu, ultimo Presidente della Repubblica Socialista di Romania, condannato e fucilato con la moglie Elena a conclusione della rivoluzione rumena del 1989.

Se da un lato Ceaușescu contribuì alla modernizzazione urbanistica e industriale della Romania, attuando un estremo programma di trasferimento dei contadini dalla campagna alla città e demolendo interi quartieri storici; dall’altro non è marginale che ridusse alla fame il suo paese.

La Casa Poporului, attuale sede del Parlamento, è la più fedele testimonianza delle contraddizioni che hanno attraversato Bucarest e la Romania comunista. Una struttura mastodontica, pesante, che ogni anno sprofonda di 6 millimetri, nella quale si sedimenta il megalomane culto del governante.

Una casa in tutti i sensi del popolo, ci spiega la guida, essendo stata realizzata – per bilanciare il costo dei pregiati materiali impiegati – senza mai retribuire le maestranze.

Mentre la vita dei cittadini romeni si trasformava in una quotidiana lotta per la sopravvivenza, gli agi presidenziali trovavano rinnovato conforto nel Palazzo Primaverii, la residenza dei Ceausescu, compendio dell’esuberanza e della confusione stilistica del dittatore.

Solennità nostalgicamente evocate dal nostro tassista e fiorite nell’insana identificazione della nazione con l’uomo forte.

Un uomo che non scrive per tutto il suo popolo non è un poeta.
Nicolae Ceaușescu


Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti. Per Benito era il primo sabato antifascista. Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato…

Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse. Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri. Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili…

La ruota

**** C’era una ruota molto carina Scendendo al porto, giù alla marinaNon si poteva salirci dentroQuando ostinato soffiava il vento Non si poteva vedere nienteIn quella zona non c’era gente Non si poteva fare pipìIl depuratore era già lì Ma era bella, bella davveroMeglio di quelle di Olbia e di AlgheroMa era bella, bella davveroE…

ambiente Calcio comune Corona virus Costume Di Maio Elezioni Elezioni comunali europa eventi Facebook Giorgia Meloni giornalismo Giuseppe Conte Governo Governo Conte Guerra Inter Internet Intervista isis italia Lega M5S Matteo Salvini Migranti morte Movimento Cinque Stelle musica paesi papa Francesco Parodia PD politica Razzismo Russia Salvini Santa Teresa Gallura Sardegna Serie A società Turismo Ucraina Viaggio voto

Lascia un commento