Avevano tutti torto

Avevano torto i Maya, ché avevano profetizzato il tramonto della nostra civiltà.

Aveva torto il portavoce della casa discografica ché nel 1962, un anno prima del successo, disse dei Beatles: “La loro musica non funziona e le band che usano chitarre sono fuori moda”.

Aveva torto Darryl Zanuck, presidente della 20th Century Fox, a detta del quale, entro sei mesi dalla sua introduzione nel mercato, la gente si sarebbe stancata di guardare la televisione. Era il 1946.

Aveva torto il critico della Gazzette Musicale de Paris, ché affermò: “Non esiste un compositore più incapace di Giuseppe Verdi”.

Aveva torto chi affermava che la Russia stava esaurendo il suo arsenale bellico. Gli stessi a detta dei quali, la Russia, non avrebbe invaso la nazione Ucraina.

Aveva torto chi affermava che l’isolamento della Russia avrebbe mandato in crisi il piano energetico dell’Europa.

Aveva torto chi affermava che la vittoria di Giorgia Meloni avrebbe inaugurato un nuovo avvento fascista.

Aveva torto chi, ritenendoli inadeguati al calcio a livello professionistico, scartò Zidane, Ronaldo, Messi, Ronaldinho, Kane, Mbappé, Kakà, Griezman, Isco.

Aveva torto chi contestava il mercato e le futuribili ambizioni del Napoli Calcio.

Aveva torto chi affermava che il presidente egiziano Mubarak non avesse una nipote.

Tutti avevano capito, tutti avevano torto.

Diceva Hegel: Nessuno dei miei allievi ha capito il mio sistema. L’ha capito solo Rosekranz, e l’ha capito male.


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti. Per Benito era il primo sabato antifascista. Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato…

Lo spifferaio magico

La storia si svolge nel 2023 a Roma.

Giovanni Donzelli, ribattezzato dai compaesani lo spifferaio magico per l’abitudine di non custodire le confidenze più intime, si presenta un giorno nella Capitale proponendo di disinfestarla dagli anarchichi e accusando il villaggio dei sinistri di fiancheggiare il terrorismo.

Il Borgomastro Delmastro, fratellastro di un biondastro impiastro aduso al disastro, acconsente, promettendo all’uomo un’adeguata ricompensa: un signorile appartamento nel centro di Roma.

Come lo spifferaio inizia a suonare, giornalisti e popolani di sinistra, incantati dalla melodia e dal militaresco incedere del musicante, iniziano a seguirlo fino alle rive del fiume Cospito, lasciandosi fatalmente travolgere dalle correnti.

Ma la spergiura gente di Roma, bonificata dagli anarchici e dalle morenti braci sinistre, ignara del pericolo, incautamente si rifiuta di ricompensare lo spifferaio. Egli allora per vendetta, mentre gli adulti dormono, dando fiato al diabolico suo strumento, attira dietro di sé tutti i bambini della città.

Rapiti dalle note dello spiffero, i bambini seguono in colonna lo spifferaio che, prima di abbandonarli, li conduce in un fatiscente casolare di campagna presidiato dall’inflessibile Scrofa Carolina.

Turbato dalla sparizione del figlio, il Borgomastro Delmastro, convoca in gran segreto lo spifferaio offrendogli in cambio della liberazione del bambino un misterioso carteggio, ma con l’impegno di non diffonderne il contenuto.

Dopo una notte trascorsa a compulsare il manoscritto, tra timori e tremori del Borgomastro, lo spifferaio, interviene dalle camere presidenziali e rivela alla nazione i particolari dei più torbidi scandali nazionali.

Dal Caso Moro al caso Orlandi, dalla morte di Papa Luciani all’incidente di Ustica, dalla pubblicazione dei nomi dei collaboratori di giustizia alla mancata espulsione di Pjanic, dalla ricetta della Coca Cola alla composizione della Nutella.

Un elenco al termine del quale rivela anche il rifugio in cui tiene ostaggio le sue acerbe vittime. Non tanto per tenere fede alla promessa fatta al Borgomastro, quanto perché uno spifferaio che si rispetti spiffera anche i suoi segreti.


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse. Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri. Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili…

La ruota

**** C’era una ruota molto carina Scendendo al porto, giù alla marinaNon si poteva salirci dentroQuando ostinato soffiava il vento Non si poteva vedere nienteIn quella zona non c’era gente Non si poteva fare pipìIl depuratore era già lì Ma era bella, bella davveroMeglio di quelle di Olbia e di AlgheroMa era bella, bella davveroE…

EST

Compulsando i diari dei viaggiatori, nella programmazione della nuova meta, mi è rimasto impresso il commento di una ragazza che, in termini esperienziali, affermava che la Romania non le aveva lasciato nulla. Un commento netto, algido, prossimo all’indifferenza. Sarà la mia passione per i paesi dell’est Europa, la ferita portata a quelle terre dalla spietatezza…

Il caso PD

Vent’anni anni fa, era il  4 novembre 2002, andava in onda in seconda serata su Rai3 la prima puntata de ‘Il caso Scafroglia‘, riuscita parodia guzzantiana di ‘Chi l’ha visto?’.

Una sparizione, quella di Mario Scafroglia, che i commentatori più sagaci hanno fin da principio identificato nella complessa e luttuosa elaborazione elettorale del Partito Democratico.


E’ il 25 settembre, Enrico Letta  esce di casa per recarsi alla vicina stazione di Brambate a prendere il treno che lo condurrà a lavoro. Ma in quell’ufficio Enrico Letta non arriverà mai. La moglie è a casa che lo aspetta. Un’ora, niente. Due ore, niente. Tre ore, niente. Enrico è sparito.

La famiglia decide allora di rivolgersi alla Polizia, ma trova un muro. Un muro di ostinazione, un muro di ostilità, un muro di incomprensione. Un muro. Avete presente un muro? Un muro.

Ma torniamo a quel 25 settembre. Quel maledetto 25 settembre. Enrico è sconvolto. I suoi cari sanno solo che si è allontanato. Magari è stato male. Magari è morto. Magari è confuso nel carico residuale a bordo di una ONG tedesca.

Magari Enrico Letta altri non è che il comandante della ONG, l’uomo che dolente interviene in diretta televisiva per ottenere un permesso di approdo che mai otterrà.

E allora rivolete il comunismo?


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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Fronte del talco

Sulla cima della torre c’è una magica cittàAbitanti e comitati già se stanno a dissocia’C’è una lieve fuoriuscita che ancora Ernia non èÈ scurrile e un po’ malsana e si cura con il rap Al Don, al Don non piace saiParlan di droghe di soldi e di guaiDi anfetamina, di orge e di gay, sei,…

Ti faccio nero

Sarò perentorio: secondo me Acerbi – che non è un razzista – quelle parole le ha dette, e anche se nessuna prova può documentarlo, ha commesso una stupidaggine. Una stupidaggine perché è anche a lui nota la sensibilità, solo cosmetica, con la quale l’opinione pubblica si pone rispetto al tema del razzismo e alle frequenti…

Cioccolato e Cremlino

E’ tempo di alzare bandiera bianca. Le ultime mosse da scacchista di Putin hanno improvvisamente rivelato le difficoltà dell’occidente e ridisegnato gli equilibri in seno all’Alleanza Atlantica. L’annunciata partenza di Pupo alla volta di Mosca, la scelta di andare in trincea, la promessa di un nuovo contributo al dialogo tra fratelli russi e fratelli ucraini,…

Un dialogo serrato

Io me lo immagino Giuseppe Conte, punto di riferimento dei progressisti, che dialoga con i partecipanti al rave party di Viterbo.

Accolto da una colonia di reduci in uno scenario da guerra post-nucleare, tra violazioni del diritto di proprietà, posti di blocco forzati dai TIR, un morto, denunce di stupro, parti, violazione delle misure sanitarie, animali morti per asfissia; arriva lui, solenne, narcisismo compiaciuto, sguardo da fotoromanzo, eloquio ripulito dal formalismo accademico, si avvicina a un passante e gli chiede: “Mi sa spiegare perché c’è gente che fa centinaia di chilometri per partecipare a un rave non autorizzato?

E lui: “Perchè le garba drogarsi alla gente.

Un dialogo serrato.


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Gigi Riva

La storia di Gigi Riva è una storia di calcio in cui il calcio diventa marginale. E’ una storia di gratitudine, di verticalità morale, di passione. Non esiste sardo che, pur non avendo vissuto la sua grandezza sportiva, non lo abbia amato o non abbia almeno un aneddoto da ricordare: la sciarpa di un padre,…

Bestemmie

C’è un dato che incontrovertibile emerge dalle polemiche di questi giorni: dal caso Ferragni all’affaire Lucarelli, dall’improvvida iniziativa di Fedez al commissariamento delle attività di Alviero Martini. Il dato incontrovertibile è che le bestemmie funzionano, e non vi è persona, impresa o entità che possa dirsi immune. Impermeabile a ogni alchimia moderna, la bestemmia ha conservato…

Alla cena del MES

Alla cena del MES, con due colpi Un operaio il Deputato sparòAlla cena del MES, con due colpi Un deputato la scorta spuntò. E venne Del Mastro che urlò “Che cazzo hai fatto?!”Al Deputato che il colpo sparò.E venne Del Mastro che urlò “Che cazzo hai fatto?!”Al Deputato che lesto negò. Alla cena del MES,…

E’ il momento?

Con l’approvazione della mozione Nazzari, Paolo Sardo, classe 1988, già assessore all’ambiente dell’amministrazione Pisciottu, si aggiudica con 362 preferenze le primarie del 23 agosto, e da oggi è il candidato ufficiale del centrosinistra alle prossime elezioni amministrative.

Due mesi nel corso dei quali il candidato dovrà strutturare la sua proposta, imprimendo al progetto le naturali aspettative generate dal fattore anagrafico e la reclamata discontinuità rispetto a un’amministrazione nella quale, per l’affermazione personale e l’impegno nell’esercizio delle deleghe, è stato tardivamente valorizzato.

Al candidato Paolo Sardo il consiglio di non lasciarsi blandire dall’ipocrisia dei complimenti, che non gli saranno lesinati; per i compagni della mozione Nazzari, ribadiamo: Amedeo Nazzari è morto.

Classificazione: 3 su 5.

https://alessandromuntoni.wordpress.com/2015/04/11/laustraliano-speciale-elezioni/

  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Scrittori e Pandori [calendario Duemila23]

La cattura e la morte di Matteo Messina Denaro, l’intelligenza artificiale, il complottismo di Red Ronnie, i Generali scrittori, il pandoro di Ferragni. Per la portata del fenomeno e le sue incognite, l’intelligenza artificiale reclama e si aggiudica la copertina dell’anno. Un congegno aberrante o una nuova opportunità? GENNAIO [16 GENNAIO] ‘U siccuDopo trent’anni di…

Befañez

I dettagli sono ancora in via di definizione, ma è una questione di ore: quest’anno Babbo Natale dismetterà il tradizionale abito rosso e i rubicondi tratti iconografici per esibire una più sobria casacca di colore grigio: un pregiato capo del brand Laneus, che ridefinisce nello stile e nei colori l’imminente atmosfera natalizia. Una linea più…

L’arte della difesa

E’ davvero istrionica e mai banale la scelta comunicativa di Massimiliano Allegri, l’allenatore più pagato della serie A, con il monte ingaggi più costoso della serie A, artefice di vittorie eclatanti e cadute rovinose. Un impegno logorante, il suo, che assistendo all’indebolimento di consolidati meccanismi feudali, scaltro sposta sugli antagonisti la paura e l’onta del…

Di mercoledì/14: Italia Viva

[una rubrica poco utile]

senzanome

Italia Viva

Camminando sui vetro di pezzi del democratico partito, sul quale sembra piombata una cannone donna, Matteo Renzi  annuncia la nascita di Italia Viva.

Ora che il paese non è più molto giovane, che non ha più soldati a cavallo, che io stesso non sono  più il ragazzo che giocava a ramino e fischiava alle donne, e non so più se volgermi verso i gatti che guardano Alice o il sole che guarda i gatti, avverto, sotto del messico le stelle, un blando trapanamento di coglioni.

 

 

Fenomenologia di un fesso

Come se Cristoforo Colombo, ottenuto l’appoggio di Isabella di Castiglia e il finanziamento dai regnanti di Spagna, avesse rinunciato alla sua esplorazione; come se Niki Lauda avesse sabotato il motore della sua Ferrari; come se Muhammad Alì avesse rinunciato all’ultimo round con George Foreman; come se Stanley Kubrick avesse disertato la lezione di geometria sulla prospettiva; come se Trotsky avesse venduto un piccone a Ramon Mercader; come se Rocco Siffredi si fosse inibito durante il primo provino; come se Ben Johnson si fosse fatto amputare le gambe; come se Proust avesse preferito la torta alle Madeleine; come se Doc avesse posizionato un parafulmine sulla torre dell’orologio di Hill Valley; come se Mick Jagger non avesse venduto l’anima al diavolo; come se Samara avesse concentrato la sua vita nei primi sei giorni della settimana; come se Sindona avesse chiesto un caffè corretto; come se Leonardo avesse distrutto la bottega del Verrocchio; come se Koulibaly avesse spinto la palla nella propria porta dopo una rimonta prodigiosa; come se Salomè avesse abbandonato le lezioni di ballo; come se Van Gogh avesse dato fuoco al campo di girasoli.

Così è nato il secondo governo Conte.

Mojto e rosario

Non sarà l’anno bellissimo improvvidamente vaticinato dal presidente Conte, di sicuro lo è, in attesa del campionato di calcio, questo mese di agosto. Nell’indecenza di un governo macchiettistico, sovrastimato anche nei pericoli, con l’esecutivo decade uno dei pochi talenti trasversalmente riconosciuti a Matteo Salvini: l’acume strategico. Trattati di tecnica militare ridiscussi in ossequio al segretario supremo, sono stati frettolosamente sotterrati dai catechisti del leghismo, eccitati da un piano trionfale che, seducendo prima e abbandonando poi l’ingenuo alleato, ha cannibalizzato il movimento cinquestelle, lucrando sulla funzione ministeriale e sdoganando linguaggi e comportamenti primordiali.

Un uomo elevato alla dignità istituzionale dopo ventisei anni di parassitismo statale, dei quali più che gli atti politici si ricorderanno il folklore, gli indumenti, le assenze. Del leghismo padano, abdicato in nome di un dubbio sentimento nazionale, ha tuttavia mantenuto la grettezza, la finta solidarietà popolare, diffondendo paure ancestrali che un sinistro apparato propagandistico ha curato cercando di affrancare il ministro dalle frequentazioni criminali, dagli intrighi internazionali, dai bancarottieri, dai 49 milioni.

Quindici mesi di cinica mistificazione e di dopata muscolarità su fenomeni che non è stato in grado di governare; intanto si consumava uno scenario di fallimenti economici, di incidenti diplomatici, di tasse, di condoni, di promesse disattese. Ma se le misure economiche sono opinabili perché esposte a una serie di variabili, altrettanto non può dirsi delle dibattute politiche migratorie e del contingentamento dei fenomeni criminali, strumentalizzati disertando i consessi internazionali e le commissioni parlamentari.

In questa cornice si curva la parabola dell’uomo forte, quello che occupandosi di mare, ruspe e pistole chiese pieni poteri e si ritrovò senza cornice e senza poteri. Un’ascesa sacralizzata in una consolle di Milano Marittina, tra aspersioni alcoliche, tette e rosari sbavati. Un meccanismo fino a quel momento perfetto, prima di incepparsi nelle contestazioni di Peschici, Policoro, Soverato, Catania, Recco, La spezia, Vittoria, Siracusa, Castelvolturno.

L’epica del capitano si è allora infranta contro il muro della superbia e di un altro Matteo, un tempo vittima dello stesso vizio capitale. Per ora è Matteo Renzi il vincitore di questa delicato passaggio politico, forse cruciale. Nell’apparente indolenza ha giocato le sue carte e rovesciato il tavolo, mettendo a nudo le debolezze e le ambizioni dell’avversario. A Matteo Renzi si deve la detronizzazione di Salvini, a Matteo Renzi il movimento cinquestelle deve la risalita dall’abisso in cui l’aveva spinto Di Maio.

Diceva Winston Churchill: «Date un briciolo di potere a un idiota e avete creato un tiranno.»


Parlate di Bibbiano

A Bibbiano una voragine ha inghiottito i quarantanovemilioni della Lega.
A Bibbiano i ministri si immortalano con lo smartphone durante i funerali.
A Bibbiano rimpinguano le casse con i fondi occulti russi.
A Bibbiano hanno abolito le accise sulla benzina.
A Bibbiano hanno abolito la povertà.
A Bibbiano uccidono i ministri con i missili.
A Bibbiano i ponti sono luoghi d’incontro.
A Bibbiano insegnano al papa come fare il papa.
A Bibbiano le ragazze vanno in tribunale senza reggiseno.
A Bibbiano i giornalisti guardano le tette di chi va in tribunale.
A Bibbiano hanno rimpatriato seimila migranti, ma ne avevano promesso seicentomila.
A Bibbiano ci sono centocinquantotto crisi industriali.
A Bibbiano i dipendenti della pubblica amministrazione timbrano il cartellino e poi escono.
A Bibbiano il mandato zero è una rotatoria che ti riporta all’ingresso del paese.
A Bibbiano i migranti si respingono da soli.
A Bibbiano il ministro dell’interno ha sempre qualcosa di più importante da fare
A Bibbiano i No Tav sono Si Tav.

A Bibbiano gli omosessuali sono schifosi da ammazzare tutti.
A Bibbiano il sindaco è accusato di abuso d’ufficio.
A Bibbiano il ministro da sempre afferma di voler cancellare il reato di abuso d’ufficio.
A Bibbiano il partito di Bibbiano ha fatto una donazione alla onlus Hansel e Gretel.
A Bibbiano hanno portato via dalle famiglie i fratelli Grimm.
A Bibbiano le maschere sarde non devono essere mascherate.
A Bibbiano tra 2,4 e 2,04 non c’è differenza.
A Bibbiano chiamano elettroshock il comune elettrostimolatore.
A Bibbiano il Comune elettrostimolatore non ha un sindaco.
A Bibbiano se il ministro mente i suoi consensi aumentano.
A Bibbiano anche se conosci una persona da 25 anni potresti dimenticarti di averla conosciuta.
A Bibbiano fingono di bloccare 40 migranti per farne entrare 200.
A Bibbiano il presso del latte non è un euro.
A Bibbiano le parole del presidente al ministro interessano meno di zero. Come il mandato.
A Bibbiano gli striscioni che chiedono giustizia per Giulio Regeni sono antiestetici.
A Bibbiano il ministro fugge:
A Bibbiano oggi è 25 luglio.  Fa caldo. Via Mussolini è deserta.

Osteggiato da una stampa silente, ai limiti della connivenza, denuncio che Bibbiano è situato a 17 km a sud-ovest di Reggio nell’Emilia. Il territorio comunale, oltre che dal capoluogo, è formato dalle frazioni di Barco, Corniano, la Fossa, Ghiardo e Piazzola per un totale di 28,02 chilometri quadrati. Confina a nord con Cavriago, a est con Reggio nell’Emilia, a sud con Quattro Castella e San Polo d’Enza e a ovest con Montecchio Emilia.

Ecco, ho parlato di Bibbiano.

Possibili scemari

E’ andata com’era previsto che andasse, con  l’affermazione della Lega, l’arretramento del movimento cinquestelle, cannibalizzato da Matteo Salvini,  il mancato sfondamento dei partiti populisti.

Ma facciamo un passo indietro. Stadio Giuseppe Meazza di San Siro, ore 22:18, minuto 81: percussione di Vecino,  la palla respinta dal palo cade sul piede di  Nainggolan, che di prima intenzione calcia e spinge la palla in rete. L’Inter è in Champion’s League.

ore 23.00. Segretari e presidenti hanno ormai  riposto scatoloni e matite; in un’atmosfera estenuata ha inizio uno scrutinio che non darà ai sovranisti la maggioranza auspicata, né scardinerà gli equilibri tradizionali, anche se in Italia,  nonostante le dichiarazioni prudenziali e le rassicurazioni  del ministro dell’interno, ridefinirà i millesimi condominiali.

Se la cronaca di questi giorni fosse un romanzo, il narratore lo ambienterebbe nella centrale via Italia, dove il condomino del terzo piano, moroso di 49 mensilità, seduce  la giovane ereditiera del primo, si fa ospitare, la frequenta e, dopo averle sottratto ogni avere, prima la ricatta, poi l’abbandona.

I profili di politica interna non devono tuttavia distrarre dal dettaglio che si votava per le europee, ed essendo la politica un fenomeno liquido, più complesso della retorica salviniana, si spiega il reciproco entusiasmo di soggetti appartenenti a schieramenti contrapposti.  La vittoria nazionale di Salvini, per farla breve,  è una sconfitta in Europa, e la scelta deliberata di allontanare l’Italia dalla sua collocazione naturale, coinvolgendola  in una gang bang sovranista con Polonia, Francia lepenista e Regno Unito,   condannerà il nostro paese alla marginalità.

Quali scenari allora? Tenendo conto del disincanto dell’elettorato pentastellato, e del mutato orientamento generale, le prospettive sono due:

La Lega, forte della sua affermazione,  ai limiti della circonvenzione d’incapace, potrebbe chiedere un riequilibrio nella composizione del governo o  minacciare la crisi istituzionale agli alleati. 

Il movimento cinquestelle, dal canto suo , potrebbe cercare fortuna altrove, confidando  nei numeri parlamentari e nell’autolesionismo del  Partito Democratico, cresciuto nel dato statistico, ma non nelle preferenze. Una prospettiva, questa, che  avrebbe il vantaggio di sterilizzare la propaganda di Salvini,  revocandogli il giocatolo ministeriale,  ma,  nel contempo, condannando il PD all’estinzione.

Insomma, siccome tutti hanno qualcosa da perdere,  è ragionevole pensare che non accadrà nulla, l’avanspettacolo governativo andrà avanti. Perché Salvini dovrebbe rinunciare a un alleato tanto ingenuo e malleabile? Perché il movimento dovrebbe gettarsi tra le membra del suo antagonista naturale? Perché il Partito Democratico dovrebbe cedere alle lusinghe di una banda di sprovveduti?

Chiusa la pantomima elettorale,  con i suoi calcoli e le sue analisi, l’ordine delle cose si ricomporrà, e con illuminata devozione i fedeli  respingeranno lo spread a colpi di rosario.