La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa.

Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana.

Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha deluso le aspettative la Putin Doll Anti-NATO. In programmato contrasto con l’Occidente, la Putin Doll Anti-NATO, legge Marx, ama immergersi in appassionati dibattiti sociali e si accompagna a un cane dai vicini accusato di abbaiare ai limiti del loro confine.

Sebbene l’intrattenimento digitale abbia significativamente aggredito la sfera dei giochi tradizionali, la Putin Doll occupa un capitolo prevalente nei bilanci dell’azienda produttrice.

Dopo il lancio dell’Ukrainian Putin Doll, distintasi per l’innovativa politica di diffusione – un’autentica invasione di mercato secondo gli esperti -, ultima arrivata di casa Mattel è la Io sono Georgia Putin Doll.

Ispirata alle proteste e agli scontri che da settimane imperversano fuori dalla sede del Parlamento di Tbilisi, la bambola si caratterizza per un originale outfit antisommossa, anfibi e bandiera dell’Europa.

Vendibile in abbinamento a Ken Caracciolo, è strutturalmente realizzata per reggersi in piedi da sola, è idrorepellente e respinge le Mosche.


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti. Per Benito era il primo sabato antifascista. Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato…

Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse. Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri. Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili…

ambiente Calcio comune Corona virus Costume Di Maio Elezioni Elezioni comunali europa eventi Facebook Giorgia Meloni giornalismo Giuseppe Conte Governo Governo Conte Guerra Inter Internet Intervista isis italia Lega M5S Matteo Salvini Migranti morte Movimento Cinque Stelle musica paesi papa Francesco Parodia PD politica Razzismo Russia Salvini Santa Teresa Gallura Sardegna Serie A società Turismo Ucraina Viaggio voto

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana.

Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la dittatura della classifica e le emergenti tendenze musicali.

Si chiama Arte, parola stanca, detta da tutti ma che a tutti manca, si chiama Musica, cosa magnifica, che qui confondono con la classifica.

Un’istantanea della mediocrità oggi elevata a paradigma, contro la quale Morgan si schianta, con suicida consapevolezza, a rischio di vilipendere un’istituzione come “Il cielo in una stanza”.

Se penso all’ Arte ne ho abbastanza, Mi ha rotto il cazzo pure “il cielo in una stanza”, Se questa musica per voi è magnifica, Per me è migliore se va in classifica.

Un’ironia tagliente, ruvida, che solo i più tenaci oltranzisti respingono, storditi dalle putrescenti esalazioni del mercato. Tanto qui chi volete che se ne accorga se lui è Mozart oppure Morgan? Che senso ha andare contro tutte e tutti, confondere questa roba col gergo canto di nobili costrutti?

E allora, signore e signori, prendiamoci i suoi rutti.

Si chiama merito, parola ipocrita, se a prevalere qui è la mediocrità, Fanno cultura solo per mettersi in posa, ma quella vera poi è pericolosa.


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Il cane dell’ortolano

Sembrano ispirarsi più alla drammaturgia spagnola che alle sorti della Regione, lacerata da consumate alchimie elettorali, le iniziative che accompagnano la classe politica teresina al voto. Come il cane dell’ortolano, che non mangia né lascia gli altri mangiare, la generosa proposta di nomi e simboli rischia infatti di prosciugare le già aride risorse locali, sottraendo…

Gigi Riva

La storia di Gigi Riva è una storia di calcio in cui il calcio diventa marginale. E’ una storia di gratitudine, di verticalità morale, di passione. Non esiste sardo che, pur non avendo vissuto la sua grandezza sportiva, non lo abbia amato o non abbia almeno un aneddoto da ricordare: la sciarpa di un padre,…

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Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti.

Per Benito era il primo sabato antifascista.

Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato la sera prima.

A essere onesti, Benito, che aveva dimenticato di comprarlo, si fece prestare una confezione di caffè dalla vicina di casa. Lei sì fascista dichiarata. Ma si sa, il fascismo ha fatto anche cose buone.

La settimana precedente gli aveva prestato anche l’olio.

Dopo una rapida doccia antifascista, eseguita utilizzando selezionati prodotti antifascisti, non neutri, Benito uscì di casa alle dieci e si recò alla stazione del comune limitrofo.

Essendo il primo sabato antifascista, naturalmente, il treno non arrivò in orario. Doveva recarsi al vicino canile dove da qualche ora la sua lupa aveva dato alla luce tre cuccioli.

Il programma pomeridiano, dimentico dei rigidi protocolli del regime, abiurava ordine e disciplina. Fanculo le lezioni di dottrina fascista, gli esercizi ginnici, le esercitazioni militari e paramilitari. Nuove pulsioni aggredivano il suo essere: la casa, il letto, il divano.

Ora e sempre, residenza.




  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Ballata del Giambruno

Questa è la vera storia del Giambrunoovverosia il cicisbeo presidenziale Una storia traumaturga e noir. Il Giambruno si innamoròPerdutamente e sessualmente di un’avvenente collega Ma scoprì che invece era una serpe, che dico serpe, un Riccio travestito da collega,E da questa unione nacque una creatura e la chiamarono Pietra.Ma una perfida gocciolina Subentrò nell’innaturale famiglia e…

Paraculopatici

Che sul campionato di calcio tirasse una brutta aria, lo si era intuito dal cognome del principale indagato. Che la categoria dei calciatori non brillasse per sobrietà e acume non sorprende. Che Fabrizio Corona si alimentasse di scandali e indignazione popolare, più che palese era scientifico. In attesa che l’inchiesta riveli nuovi profili, che le…

La tregua amata

Se per comprendere un fenomeno sono essenziali intuito e osservazione critica, sovente oscurati da verità sartoriali, la radicalizzazione della crisi israelo-palestinese, sembra deporre più a favore dei teorici da bar che di esimi analisti. Ne deriva che ogni profuso sforzo interpretativo, evocando i motti del passato, più che difficile si rivela inutile. Tanto più se…

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Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse.

Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri.

Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili parametri, la società lo esponeneva a dolorose cessioni: Lukaku, Brozovic, Skriniar, Perisic, Dzeko.

Non esisteva quando a ogni ridimensionamento corrispondeva, in misura inversamente proporzionale, il miglior rendimento della squadra e di giocatori fino a quel momento giudicati marginali, se non derisi.

Non esisteva quando il dibattito sportivo degenerava in livorose analisi sulle stabililità economica e manageriale dell’Inter; che in base alle accreditate valutazioni di sedicenti esperti di finanza, da almeno quattro anni, avrebbe dovuto portare i libri contabili in tribunale.

Un torrente di considerazioni che, ribaltate dalle recenti cronache, asseverano quanto la materia contabile non sia alla portata di tutta la comunità.

Da essa l’incauta ironia di chi farneticava che l’Inter non avrebbe dovuto essere iscritta al campionato per violazione delle norme FIGC e UEFA; salvo poi rilevare, con una pronuncia del Tribunale, che la squadra che concordava la falsa rinuncia agli stipendi per sistemare le sofferenze era un’altra.

Per completezza d’informazione, in quella fase storica, l’Inter onorò tutti gli stipendi, senza decurtazioni. Concordò uno slittamento di due mesi per far fronte ai mancati introiti generati dalla chiusura degli stadi.

Mentre il tumulto si consumava, serafico, il Demone assisteva al corso degli eventi; come il Prodi guzzantiano stazionava davanti al semaforo, fermo, immobile.

Nessuna voce lo turbava. Non le polemiche contingenti, non l’avanzata età del suo esercito, non la turibolazione pioliana, non le danzanti puttane televisive, non le guardie e i ladri, non i cavalli.

Fermo, paziente, sotto la l’aura mistica della seconda stella.

«Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo.»


copertina: Alberto Mariani – Creative Designer



  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

All’ombra dei fanciulli in treno

Dell’articolo che tanta indignazione sta costando al giornalista Alain Elkann, colpiscono due aspetti: la pregiudiziale critica del suo pensiero, derubricato a freddo classismo nobiliare; l’imprudenza con la quale il giornalista – al quale non fanno difetto gli strumenti intellettuali – si perde in fuorvianti orpelli che spostano i termini della riflessione. Cronaca di un’ odissea…

Italoistmo

Salvare stralci di stagioneSuonare prima delle sei (forse sì, forse no)A San Teodoro un concertone Da noi cloniamo Casadei (dimmi di sì, dimmi di no) Ho un ballo lento da piazzare così vuol la gioventùA volte ho l’ansia che mi sale (che mi sale)La cosa che mi fa invecchiare mentre Aglientu porta il Blue’sIn piazza…

Unti e presunti

La vera questione, trascurata da autorevoli tribuni , non è la vergata violenza di Penna di veleno, la sua provocazione tonante, l’irruento suo ingresso in una vicenda che, per appartenenza tribale, depone a favore del presunto carnefice o della presunta vittima. La vera questione è che vittima e carnefice sono solo presunti, appesi alle rivelazioni…

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La ruota

****

C’era una ruota molto carina
Scendendo al porto, giù alla marina
Non si poteva salirci dentro
Quando ostinato soffiava il vento

Non si poteva vedere niente
In quella zona non c’era gente
Non si poteva fare pipì
Il depuratore era già lì

Ma era bella, bella davvero
Meglio di quelle di Olbia e di Alghero
Ma era bella, bella davvero
E si vedeva dal cimitero.

C’era una ruota molto carina
Scendendo al porto, giù alla marina
Posizionata in fondo al parcheggio
Accompagnava azioni di ormeggio

Non si vedeva neanche il traghetto
In quel parcheggio c’era un muretto
E manovrando un fiero gruista
Ci levò pur la Francia di vista.

Ma era bella, bella davvero
Meglio di quelle di Olbia e di Alghero
Ma era bella, bella davvero
E si vedeva dal cimitero.

Ma era bella, bella davvero
E si vedeva dal cimitero.



Classificazione: 1 su 5.
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  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

A casin’ ‘e Pompu

Superata la meridiana di Oristano, esplorando le arterie che dalla statale 131 immettono nella Sardegna più remota, silenzioso si rivela un panorama di desolazione, pascoli, terre coltivate. Logori cartelli indicano luoghi il cui nome mi è ignoto o quasi; annunciano distanze illusorie e si contendono i viandanti esaltando le grazie del territorio: il pane, il…

Le grandi rotture di Meloni

A essere maliziosi, compulsando le ultime agenzie governative, non è oltremodo avventato il pensiero che Giorgia Meloni, tanto diligente nella funzione istituzionale quanto ambigua nel rapporto con l’elettorato, abbia delegato a ministri e capigruppo l’ingrato ruolo di rassicurare le mandrie deluse dal disallineamento di un governo dal quale almeno una nave ONG in fiamme al…

Non siamo tutti Minà

Dal momento in cui le agenzie di stampa hanno battuto la notizia della morte di Gianni Minà, commosso corre il ricordo di personaggi della politica e dello spettacolo che al suo microfono hanno rivelato sogni, progetti, paure. Fu testimone e biografo di Muhammad Alì,  Diego Armando Maradona, Federico Fellini, Robert De Niro, Fabrizio De Andrè,…

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EST

Compulsando i diari dei viaggiatori, nella programmazione della nuova meta, mi è rimasto impresso il commento di una ragazza che, in termini esperienziali, affermava che la Romania non le aveva lasciato nulla. Un commento netto, algido, prossimo all’indifferenza.

Sarà la mia passione per i paesi dell’est Europa, la ferita portata a quelle terre dalla spietatezza delle dittature, l’idea di povertà che gli italiani ancora associano alla Romania; fatto sta che quel commento ha stimolato la mia già naturale disposizione a indagare Bucarest.

Se in certe rappresentazioni Bucarest è ancora idealizzata come un luogo tetro, malfamato, mortificato dal regime, sarà colto da stupore impattando una città caotica, dinamica, giovane. Un’evoluzione che trova testimonianza anche nell’arrestata diaspora dei rumeni verso l’Italia.

Sebbene sarebbero da approfondire le condizioni di vita nelle aree rurali, non è blasfemo constatare la crescita e la modernizzazione che Bucarest affronta al pari delle più importanti capitali europee.

Parimenti si dica delle città strette nella cintura dei Carpazi, della regione Transilvana e della calcolata economia attorno a Castelli e leggende che, ben confezionati nell’involucro turistico, rappresentano una proficua risorsa.

E’ in questo quadro irrinunciabile la tappa ai castelli di Peleș e Bran: Peleș è un castello moderno, neorinascimentale, espressione dello sfarzo delle dinastie europee; Bran, celebre per la leggenda del Conte Dracula, è una struttura antica, inerpicata su una rupe e dalle chiare funzioni difensive.

Funzioni difensive che, facendo rientro a Bucarest, ha forse trascurato – nell’ultimo periodo del regime – il suo cittadino più illustre, Nicolae Ceaușescu, ultimo Presidente della Repubblica Socialista di Romania, condannato e fucilato con la moglie Elena a conclusione della rivoluzione rumena del 1989.

Se da un lato Ceaușescu contribuì alla modernizzazione urbanistica e industriale della Romania, attuando un estremo programma di trasferimento dei contadini dalla campagna alla città e demolendo interi quartieri storici; dall’altro non è marginale che ridusse alla fame il suo paese.

La Casa Poporului, attuale sede del Parlamento, è la più fedele testimonianza delle contraddizioni che hanno attraversato Bucarest e la Romania comunista. Una struttura mastodontica, pesante, che ogni anno sprofonda di 6 millimetri, nella quale si sedimenta il megalomane culto del governante.

Una casa in tutti i sensi del popolo, ci spiega la guida, essendo stata realizzata – per bilanciare il costo dei pregiati materiali impiegati – senza mai retribuire le maestranze.

Mentre la vita dei cittadini romeni si trasformava in una quotidiana lotta per la sopravvivenza, gli agi presidenziali trovavano rinnovato conforto nel Palazzo Primaverii, la residenza dei Ceausescu, compendio dell’esuberanza e della confusione stilistica del dittatore.

Solennità nostalgicamente evocate dal nostro tassista e fiorite nell’insana identificazione della nazione con l’uomo forte.

Un uomo che non scrive per tutto il suo popolo non è un poeta.
Nicolae Ceaușescu


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Vernice lava bile

Il mondo incantato nel quale Giorgia Meloni aveva promesso di catapultarci, sembra giorno dopo giorno sgretolarsi. Le accise sul carburante, che molteplici fortune avevano assicurato alla sua parte politica, come un tarlo insidiano le certezze del patriota medio, ancora inebriato dalla gloria elettorale e per questo spoglio di un’ adeguata protezione critica. Tracce di contaminazione…

Servitore del popolo [calendario Duemila22]

Da un presidente all’altro. In principio fu Mattarella, rieletto Presidente della Repubblica; vennero poi Zelens’kyj l’aggredito, Putin l’aggressore, Johnson l’esautorato, Biden lo scorreggione, Agnelli l’inquisito. L’uomo copertina, non potrebbe essere altrimenti, è Volodymyr Zelens’kyj. Politico, attore, regista, sceneggiatore, comico. Sesto Presidente della repubblica Ucraina. GENNAIO [29 GENNAIO] Mattarella BisSergio Mattarella è rieletto Presidente della Repubblica Italiana con una maggioranza…

Lettera a Babbo Natale

Caro Babbo Natale, non ci siamo. Lo scorso anno, sull’onda della pandemia e dei vaccini, ci siamo lasciati con un carico di promesse e buoni intendimenti. Non ci aspettavamo grandi cose, solo un po’ di normalità. E che cazzo! Ce la saremo meritata un po’ di normalità?! Ci siamo invece destati con una guerra quasi…

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Fronte del talco

Sulla cima della torre c’è una magica città
Abitanti e comitati già se stanno a dissocia’
C’è una lieve fuoriuscita che ancora Ernia non è
È scurrile e un po’ malsana e si cura con il rap

Al Don, al Don non piace sai
Parlan di droghe di soldi e di guai
Di anfetamina, di orge e di gay, sei, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Sulla tua radio intervistare potrai
Ogni abitante di questa città (città)

C’è un amico molto attivo e sa sempre tutto lui
E’ parente anche dei Maya e conosce i fatti altrui
Poi c’è Dario in Parlamento che saluta tutti noi
Un saluto anche a Gigino chef di rango degli eroi

Longon, Longon combina guai
Sulla stagione programmi non fai
Neanche un parcheggio lasciare farai, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combinaguai
Rena Bianca interdire farai
Anche ai paesani di questa città (città)

Gli operai a Capo Testa impegnati a martellar
Marciapiedi rompicollo e su via a transennar
Neanche un’anima in paese e ancor meno per mangiar
In attesa dell’atleta che non vuol proprio sbarcar

Longon, Longon combina guai
Dietro la torre ridente ti attrae
La scultura dei clitoridei, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu sai
Degli abitanti di questa città (città)

Se del vivere a Lungoni or ti vuoi lamentar
C’è un profilo molto in voga per chi vuol battibeccar
Di lavoro offerte in coro e di case l’Eldorado
Ma se vuoi una lavatrice puoi rivolgerti a Corrado

Longon, Longon combina guai
Pettegolezzi felice tu fai
Sulle stranezze dei paesani tuoi, oi oi uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu sai
Degli abitanti di questa città (città).

Longon, Longon combina guai
Centosessanta pasquette farai
Come gli euro che seppellirai, ai tu uoh-oh-oh 
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu fai
Per gli abitanti di questa città.


Ogni riferimento a persone, cose o fatti è puramente casuale. Forse.


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Regime Fascina

Tra le più goffe sorprese elettorali, suscita clamore l’elezione in Sicilia di Marta Fascina, compagna di Silvio Berlusconi. Memore dei soggiorni in terra di Sicilia, dove il padre la portava da bambina, a conclusione di un’appassionata campagna elettorale, la bella Marta ha passo dopo passo conquistato l’isola. Iconica ed eterna come una Sylvia felliniana, passeggiando…

Il saluto di Romano

La nota con la quale la sezione milanese di Fratelli d’Italia ha precisato che il saluto di Romano La Russa non era un saluto Romano ma un saluto di Romano, avrà ricordato ai più birichini le giustificazioni addotte in età adolescenziale per affrancarsi dal sospetto di compulsare riviste potenzialmente invalidanti. Invitando a osservare il movimento…

Speravo de morì prima

A poche ore dalle dimissioni dell’assessore ai trasporti Giorgio Todde, esarcebate dalla candidatura nazionale del coordinatore Dario Giagoni, non si placa il fermento ai vertici della Lega sarda. «Mo je faccio er cucchiaio!», avrebbe minacciato – riferendosi a Giagoni – l’assessore dimissionario ai suoi collaboratori. «Non sono stato io a tradire! La lega decide tutto…

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Ti faccio nero

Sarò perentorio: secondo me Acerbi – che non è un razzista – quelle parole le ha dette, e anche se nessuna prova può documentarlo, ha commesso una stupidaggine.

Una stupidaggine perché è anche a lui nota la sensibilità, solo cosmetica, con la quale l’opinione pubblica si pone rispetto al tema del razzismo e alle frequenti campagne di sensibilizzazione.

Bene avrebbe fatto allora il difensore interista, caduto nel peccato nel momento più prestigioso della sua carriera, a fare pubblica penitenza, avvicinarsi alla salvezza attraverso il ministero celeste e attendere – con le conseguenze del caso – l’assoluzione divina.

Nella vicenda va tuttavia isolata la posizione dell’avversario. Difatti Juan Jesus, dopo la naturale reazione, ha dapprima dichiarato che la questione si era chiusa in campo con l’accettazione delle scuse di Acerbi, poi aggravato l’accusa esplicitando offese delle quali egli, tuttavia, è il solo testimone.

Questo ridimensiona la gravità del presunto insulto? No. E’ tuttavia utile a rimarcare che lui è l’unico testimone e che, da un punto di vista strettamente tecnico, è la sua parola contro quella di Acerbi.

I più attenti obietteranno che tra l’accettazione delle scuse e la replica di Juan Jesus, o meglio del suo avvocato, qualcosa sia accaduto. E’ difatti accaduto che Acerbi, respingendo ogni addebito, ha negato di aver proferito l’insulto razzista.

Una scelta quasi obbligata per chi, invocato con ambigue formule retoriche nelle interviste del dopogara, è stato sommariamente giudicato.

E allora delle due l’una: o la questione muore in campo, senza ambiguità, o si denuncia pubblicamente il fatto chiedendo l’adozione di un provvedimento. Una terza via non è contemplata.

Ma questa è solo una parte del problema, perché nel momento in cui Acerbi nega l’insulto, e giustifica il senso – più o meno credibile – delle sue scuse, il dibattito si sposta su un altro segmento.

Difatti, se Acerbi dovesse essere squalificato seguendo l’indignazione popolare, in assenza di elementi oggettivi, si esporrebbe il già decadente sistema disciplinare alle ambiguità del precedente creato.

In assenza di elementi, con quale metro si potrà in futuro indagare l’affidabilità di un calciatore che, con lo stesso espediente,  voglia danneggiare l’avversario o una squadra?

Il solito caso italiano. Un giallo.


Paul: Potremmo vincere il campionato quest’anno. Siamo primi a metà stagione, stiamo giocando alla grande, magari prenderemo una batosta o due, sì, lo so, però… Non te ne frega niente, eh?
Sarah: No no, tutt’altro: m’importa, spero che vinca il campionato, lo spero davvero! È solo che… perché mi hai mentito?
Paul: Per variare un po’: mica posso parlare dell’Arsenal ogni momento.

[Febbre a ’90, Nick Hornby]

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Il secondo tragico Di Maio

Ha dirottato Pinochet in Venezuela, Matera in Puglia, stigmatizzato l’Euro l’Europa e la NATO, affermato che il corpo umano è composto al novanta per cento da acqua, invertito la rotta sul TAP, chiesto lo stato di accusa per il Presidente della Repubblica, accusato il Partito Democratico di torturare i bambini di Bibbiano, chiamato Ping il…

Gli smutandati

Per nulla indulgente all’immorale uso di presentarsi in chiesa già coddati, varando le nuove linee guida per la preparazione al matrimonio, Papa Francesco ha rinnovato alle giovani coppie l’invito alla castità. Un’occasione per promuovere l’amicizia, l’intesa tra giovani uomini e giovani donne, la misericordia, la grazia di Dio. Eppure basterebbe poco per intercettare i dissoluti…

L’invasione dei cartelli

L’alba rarefatta illuminava il giorno, l’umidità piegava le foglie appesantendo l’aria e il respiro. La strada era deserta. Alle sei in punto, come tutte le mattine, il panettiere Mario appese il grembiule sulla leva dell’impastatrice, serrò la porta e s’incamminò verso casa. Percorreva la stessa via da trent’anni. Stessa ora. Stessa andatura. Aveva conosciuto quella…

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Cioccolato e Cremlino

E’ tempo di alzare bandiera bianca. Le ultime mosse da scacchista di Putin hanno improvvisamente rivelato le difficoltà dell’occidente e ridisegnato gli equilibri in seno all’Alleanza Atlantica.

L’annunciata partenza di Pupo alla volta di Mosca, la scelta di andare in trincea, la promessa di un nuovo contributo al dialogo tra fratelli russi e fratelli ucraini, inevitabilmente impone nuove strategie.

Un impegno che rischia di fuorviare la pubblica opinione italiana, in queste ore affannata in più delicate questioni: la seduzione intellettuale di Selvaggia Lucarelli, che ha irradiato il confuso concetto di genocidio espresso da Liliana Segre; la stima percentuale del rischio corso dal Generale Vannacci nel confessato incontro con la trans Valentina.

Un brivido dolce è un po’ salato, ma non proprio un gelato al cioccolato.



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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Scacco matto

C’è una nota romantica nell’umiliazione di Matteo Salvini in terra di Polonia; nella mortificazione dell’uomo, flagellato nel corpo e nello spirito. Il volto opaco, livido, scivola nel corpo esanime e si consuma nella deposizione della carne. La violenza scenica della vergogna sgorga in un’immagine di intensa drammaticità, rivelando particolari anatomici cullati nel compiaciuto tradimento del…

La luna di Kiev

*** Chissà se la lunadi Kievè bellacome la luna di Roma,chissà se è la stessao soltanto sua sorella… “Ma son sempre quella!– la luna protesta –non sono micaun berretto da nottesulla tua testa! Viaggiando quassùfaccio lume a tutti quanti,dall’India al Perù,dal Tevere al Mar Morto,e i miei raggi viaggianosenza passaporto”. La luna di Kiev di Gianni…

I provinciali

Pochi giorni fa, mentre sorseggiavo un buon caffè napoletano, ché come lo fanno a Napoli non lo fanno da nessun’altra parte al mondo, mi sono imbattuto nello speciale che il telegiornale comunista Tg3 ha dedicato all’invasione russa. Mentre interveniva Enrico Letta, che magnificava l’integrazione ucraina in Italia, hanno suscitato imbarazzo i commenti di Lucia Annunziata…

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la lotta amata

Se il sonno della ragione genera mostri, cade in queste ore opportuno il caso di Donatella Di Cesare, filosofa e discussa editorialista della vivace agorà d’Italia.

Espressione di una linea intellettuale riuscita nell’impresa di rendere ostile la sinistra anche a chi alla sinistra si sente idealmente affine, Donatella Di Cesare balza agli onori per il nostalgico ultimo saluto alla compagna Luna.

“La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee.”

La compagna Luna era Barbara Balzerani, brigatista, terrorista, criminale. Prese parte a numerosi omicidi, partecipò al rapimento di Aldo Moro. Non si è mai pentita né dissociata. Qualche anno fa commentò sarcastica il quarantesimo anniversario dell’agguato di via Fani.

Diverse vie lastricate di amori, amicizie, sangue. Rivoluzioni sognate e soffocate nella sporca illusione di elevare il proletariato.

Diverse vie. Da una parte quella armata, dall’altra quella accademica. La cattedra  prestata a confuse mistificazioni ideologiche, megafono di farneticanti pacifismi.

Confuse come la sua interprete. Tanto da non prevedere, nella beata sua ingenuità, le conseguenze della pubblica solidarietà a una terrorista.




Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Il gatto di Mesina

Nelle ore in cui nelle sale cinematografiche d’Italia usciva Diabolik, ultima fatica dei Manetti Bros, le agenzie di stampa battevano la notizia della cattura di Graziano Mesina, primula rossa del banditismo sardo, protagonista di evasioni romanzesche e di crimini efferati. Latitante, con una condanna a trent’anni di reclusione per narcotraffico, Gratzianeddu è stato catturato nella notte tra…

Il dittatore Mario

Una strana dittatura quella di Mario Draghi. Tristemente noto per atti di cannibalismo verso i suoi nemici, salito al potere con la destituzione di Re Giuseppe I al culmine del suo regno, Mario Draghi, già inviso al popolo dei Povia, sconcerta da qualche tempo le più importanti dittature mondiali. Il suo regime, che i renitenti al…

Caro Babbo Natale

Caro Babbo Natale, quest’anno ti scrivo con il finto braccio in silicone e la matita di grafite che mi ha regalato ammiocuggino complottista. Ammiocuggino ha manifestato un’intolleranza alle matite da quando i poteri forti hanno deciso di iniettarcele con il vaccino. Ha forse confuso grafite e grafene, ma poco importa. Che poi nessuno ha capito…

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