Fronte del talco

Sulla cima della torre c’è una magica città
Abitanti e comitati già se stanno a dissocia’
C’è una lieve fuoriuscita che ancora Ernia non è
È scurrile e un po’ malsana e si cura con il rap

Al Don, al Don non piace sai
Parlan di droghe di soldi e di guai
Di anfetamina, di orge e di gay, sei, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Sulla tua radio intervistare potrai
Ogni abitante di questa città (città)

C’è un amico molto attivo e sa sempre tutto lui
E’ parente anche dei Maya e conosce i fatti altrui
Poi c’è Dario in Parlamento che saluta tutti noi
Un saluto anche a Gigino chef di rango degli eroi

Longon, Longon combina guai
Sulla stagione programmi non fai
Neanche un parcheggio lasciare farai, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combinaguai
Rena Bianca interdire farai
Anche ai paesani di questa città (città)

Gli operai a Capo Testa impegnati a martellar
Marciapiedi rompicollo e su via a transennar
Neanche un’anima in paese e ancor meno per mangiar
In attesa dell’atleta che non vuol proprio sbarcar

Longon, Longon combina guai
Dietro la torre ridente ti attrae
La scultura dei clitoridei, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu sai
Degli abitanti di questa città (città)

Se del vivere a Lungoni or ti vuoi lamentar
C’è un profilo molto in voga per chi vuol battibeccar
Di lavoro offerte in coro e di case l’Eldorado
Ma se vuoi una lavatrice puoi rivolgerti a Corrado

Longon, Longon combina guai
Pettegolezzi felice tu fai
Sulle stranezze dei paesani tuoi, oi oi uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu sai
Degli abitanti di questa città (città).

Longon, Longon combina guai
Centosessanta pasquette farai
Come gli euro che seppellirai, ai tu uoh-oh-oh 
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu fai
Per gli abitanti di questa città.


Ogni riferimento a persone, cose o fatti è puramente casuale. Forse.


Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Parola di un ipocrita

Indagando la composita sfera di parenti, amici, conoscenti, è raro scorgere persone che abbiano mai fatto ammissione della propria ipocrisia. Il quesito sorge allora spontaneo: se l’ipocrisia è tanto diffusa e radicata, perché ostracizzarla? Perché non annoverarla tra le sane manifestazioni dell’animo umano? Ha davvero senso indignarsi, dissimulare, se nessuno può dirsi immune? Passaggio obbligatorio…

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

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Governomeloning

In quei giorni, la piazza di Montecitorio era turbata per le agitazioni promosse da giovani aggregazioni più o meno spontanee provenienti dai più remoti angoli del paese.

– Devono piantarla!- sbottò Giorgia Meloni abbozzando il primo provvedimento del suo Governo. – Sì, devono proprio piantarla! Adesso basta!

Un imperativo che tuonò nelle stanze del Palazzo, tanto da farle vibrare. Tanto da raggiungere la piazza, dove euforico rumoreggiava il Pichetto del collettivo Matteo49, giunto in autobus dalla Val di Tara, ultimo avamposto italiano dell’U.R.S.O., l’Unione dei Rave Socialisti Occidentali. Il più a Nord d’Italia.

– Ma a nord o a sud d’Italia? – chiesero all’unisono i due Giorgetti.
– A Nord, Dio! Quante volte ancora devo ripetervelo?! – replicò stizzito il segretario personale del Presidente.

Imperativo che i manifestanti, dimentichi di un governo pregiudizialmente ostile al loro modello sociale, interpretarono in chiave libertaria, equivocando ingenuamente le parole del Primo Ministro.
Ma piantare cosa?– domandò Ivo, il più lucido del gruppo.
Non di certo Meloni? – rispose sghignazzando l’amico.

Un equivoco fatalmente esasperato dall’inatteso arrivo del Ministro dell’Interno. Accolto da un Fitto sciame  di contestatori e dai virtuosi calembour di Zibba l’enigmista, al Ministro non furono risparmiati insulti e scherno. Accanto a un Calderone fumante, lo stesso Zibba, tradendo le buone pratiche del buon senso, ebbe l’ardire di istruire il Ministro sul più prudente metodo per calarsi una pasticca.

Pian te dosi – gli disse Zibba, – chiudi l’occhi, te rilassi e quanno senti ‘e fanfare ch’ annunceno San Giuliano, vor dì che ‘a robba ha toccato ‘a capoccia. La tajano bene ar paesello nostro. E non so l’africani come dicono l’amichi vostra. No, so i-Tajani.

– Che poi – riprese Zibba – me so sempre chiesto: ma che cazzo ha fatto San Giuliano pe’ fallo Santo? Santo o ‘Santa(n) che? Boh!

– La pianti! – lo redarguì il Ministro con severità patriarcale. – La sua blasfemia è rivoltante. E’ vomitevole. E’ una merda! Se è uno scherzo lo dica!

– Ma certo che è uno scherzo, dotto’! E’ su Scherzi a Piante!


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Fronte del talco

Sulla cima della torre c’è una magica cittàAbitanti e comitati già se stanno a dissocia’C’è una lieve fuoriuscita che ancora Ernia non èÈ scurrile e un po’ malsana e si cura con il rap Al Don, al Don non piace saiParlan di droghe di soldi e di guaiDi anfetamina, di orge e di gay, sei,…

Sinner, il sardo

Ha preso il via nei sinuosi tornanti di Scala di Djokovic, che dalla centoTrentino immette a Sassari, il battesimo elettorale di Ghjuannik Sinner, nella sorpresa generale candidato alla Presidenza della Regione Sardegna. Atterrato a bordo di un Boeing 737-200 nello scalo di Isili, sede della compagnia di bandiera EasyliJet, ha salutato deferente il pubblico distribuendo…

Il cane dell’ortolano

Sembrano ispirarsi più alla drammaturgia spagnola che alle sorti della Regione, lacerata da consumate alchimie elettorali, le iniziative che accompagnano la classe politica teresina al voto. Come il cane dell’ortolano, che non mangia né lascia gli altri mangiare, la generosa proposta di nomi e simboli rischia infatti di prosciugare le già aride risorse locali, sottraendo…

Speravo de morì prima

A poche ore dalle dimissioni dell’assessore ai trasporti Giorgio Todde, esarcebate dalla candidatura nazionale del coordinatore Dario Giagoni, non si placa il fermento ai vertici della Lega sarda.

«Mo je faccio er cucchiaio!», avrebbe minacciato – riferendosi a Giagoni – l’assessore dimissionario ai suoi collaboratori.

«Non sono stato io a tradire! La lega decide tutto in Lombardia, calando dall’alto scelte insindacabili. Noi dobbiamo solo obbedire »

«In questi tre anni e mezzo di legislatura hanno imposto anche i capi di gabinetto negli assessorati. Un approccio colonialista. Ho proposto di affidare all’Ingegner Cavallo, professionista di specchiata competenza, la fornitura di un servizio di analisi del mercato del trasporto aereo per la definizione di un nuovo regime di continuità territoriale. La maggioranza l’ha rigettata. Il Presidente Solinas, con ostentato sarcasmo, mi ha solo chiesto se avessi detto cavallo.»

«Un clima di sfiducia, di palese ostilità, che mi ha gettato nello sconforto. Non riuscivo più a dormire, dissimulavo il mio stato d’animo ma non ero più io. In questo ambito ho maturato le dimissioni. La situazione, sul piano umano, si era fatta insostenibile.

Immaginate la mia indignazione quando visionando le registrazioni del sistema di videosorveglianza ho scorto Giagoni che, mimetizzato nel muschio, si insinuava nella mia proprietà. Un fatto aberrante. Ha svuotato le cassette di sicurezza sottraendomi una preziosa collezione di bottiglie di latte a un euro. Alcune di grande valore, soprattutto affettivo. Giagoni – tramite i suoi avvocati – ha sostenuto che fossero sue; ma sono bottiglie di latte di Girasole, non di Santa Teresa.»

«Non è tutto! Mi hanno fatto pedinare da un investigatore privato, installando delle cimici e un GPS nella mia auto.»

«La misurazione degli spostamenti, incrociata con l’indagine della sezione tributaria, ha rivelato tariffe anche per me esorbitanti. Con l’accusa di vagheggiare una lunare Flotta sarda ispirata ai modelli corso e spagnolo, mi hanno strumentalmente imputato la mera collezione di proroghe.

«Adesso basta! Mi avete preso per un colone?»

No, sei un eroe Giorgio.

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La medicina totale

Un giorno, la signora che fa le pulizie al poliambulatorio, presidio sanitario del paese, costruito da uno degli architetti più importanti dell’architettura totale gallurese dell’epoca, scrive una lettera e la indirizza all’Assessore Regionale e al Direttore Generale della ASL della Gallura. Tra le pagine della lettera inserisce una foto. Signori, lo vedete questo ragazzo che…

Il tacco Bianco

C’è qualcosa di calviniano nelle città della Puglia, nel bianco lucente che resiste al tempo e alle contaminazioni. E’ bianca Altamura, terra di frontiera tra Puglia e Basilicata, teatro di una vivace contesa con la città di Matera sull’arte del pane. E’ bianca Ostuni, dove dimesse insegne novembrine richiamano la memoria di un’estate felice. E’…

Ogni volta

Ogni volta che esortiamo a non dare importanzaOgni volta che ci rifiutiamo di comprendere uno stato emotivoOgni volta che incoraggiamo imprese impossibiliOgni volta che ci sentiamo invincibiliOgni volta che diciamo: “fregatene!”Ogni volta che umiliamo gli sconfittiOgni volta che facciamo pressione psicologicaOgni volta che deridiamo chi soffre per amoreOgni volta che: “l’hai visto quello?”Ogni volta che…

Culurgiones western

Mancavano solo Bud Spencer, Terence Hill e il bandito messicano Mezcal, prima che la tromba delle scale del Consiglio Regionale si trasformasse in uno spaghetti western alla sarda, dove consiglieri ardenti di maschia balentìa si sono affrontati in un duello all’ultimo bianco.

Insulti e minacce che solo l’irenico intervento dei commessi ha arginato, evitando un più tragico epilogo. Era in corso la discussione sulla riorganizzazione dell’ufficio dello sceriffo e della Contea.

La situazione è degenerata quando, disturbati dalla presenza del pistolero Eugenio il padano, che seguiva su commissione i lavori dell’assemblea, i duellanti di maggioranza e opposizione si sono sfidati a muso duro.

Provocato da un capo mormone, il pistolero avrebbe dapprima replicato stizzito, poi reagito con una frase diventata iconica: “Eugenio non tradisce, gringo!“

Un crescendo tensivo che ha avuto il suo apice quando il disordine ha raggiunto il saloon del transatlantico, dove il trasportatore George, in compagnia del mandriano e latifondista Quee Riho, inferiva il colpo letale alla seconda bottiglia di vino bianco.

Con indosso il poncho e un enorme sombrero messicano, George, amico di vecchia data del pistolero padano, spintonando e colpendo il remissivo capovillaggio della compagnia dei piddì, avrebbe raggiunto il luogo della rivolta urlando “nessuno tocchi Eugenio, gringos!”.

Una mossa e sei morto, non fate gli eroi, siamo nati nel Texas e siamo cowboy.

Cau e Boi.


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Adesso lo scrivo su Facebook

Se in un tempo remoto, a tutela di un’ingiustizia o di una calunnia, era buona abitudine rivolgersi al maresciallo o al magistrato, da quando il metro digitale si è sostituito al diritto, e alle buone maniere, un pratico metodo si è imposto a usi e consuetudini: “adesso lo scrivo su Facebook”. Una procedura sommaria che…

La sindrome di Calboni

La proposta del Ministro dei Trasporti di sanare piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche, profila per il Governo Meloni il quindicesimo condono in nove mesi. Fuori da pretestuosi rilievi polemici, che miseramente prosperano nel belpaese sorridente, gli osservatori più critici fanno tuttavia notare che Matteo Salvini, affermando lo stesso principio -il rispetto della legge -…

L’ombra del Totem

La storia narra l’avversato sgombero di Valle della Luna, remoto avamposto della Sardegna settentrionale, e il cruento scontro tra la tribù dei Lunghi Capelli, custode dell’iconico totem, e l’inflessibile esercito della Contea di Santa Teresa, che quella tribù aveva per anni tollerato. *** Contaminata da radicali pregiudizi ideologici, la popolazione locale, strutturandosi in caste, ha…

Ballata dell’elettore cieco

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[De Andrè – Muntoni]


Un uomo onesto di nome Paolo
Tralalalalla Tralallaleru
S’infatuò ingenuamente
D’un PD che non lo amava niente.

Gli disse: “Portami domani
Tralalalalla Tralallaleru
Gli disse: “Portami domani
Il voto alle primarie a basse mani.

Lui dal PD andò deciso
Tralalalalla Tralallaleru
Col vecchio sindaco strappò
E dritto al voto si lanciò.

Non fu golpista ma masochista
Tralalalalla Tralallaleru
Non più bastò la Comunista
Di mera gioventù non puoi far la lista.

Gli disse elettor: “Se mi vuoi bene
Tralalalalla Tralallaleru
Gli disse elettor: “Se mi vuoi bene,
Votami da Ruoni alla Silene.

Vice e assessori lui gli bocciò
Tralalalalla Tralallaleru
E quando l’accordo vacillò
Nell’ombra di una sera con Lei firmò.

Gli disse allor ridendo forte
Tralalalalla Tralallaleru
Gli disse allor ridendo forte
L’ultima tua prova sarà la morte“.

E mentre lo spoglio lento usciva
E ormai cambiava il suo colore
La gioventù l’urna puniva
Un uomo s’era ucciso per il suo ardore.

Pallido in viso e muto d’accento
Tralalalalla Tralallaleru
Egli fu preso da sgomento
Quando eclissarsi vide E’ il momento.

Vide il momento tutto d’un fiato
Quando a lui nulla era restato
Non il suo logo né la sua fede
Ma solo il nome barrato nelle sue schede.


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Uno straordinario Pierfrancesco Favino

In una straordinaria interpretazione di Pierfrancesco Favino, l’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, stimolato da un crescente bisogno di verità, ha accusato la Francia di aver abbattuto il volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia, esploso nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980. Nella versione accreditata da Giuliano Amato, l’aereo fu abbattuto nell’ambito di…

Toto Cutugno

Dio! Non chiedermi di elencare le mie meraviglie.Le riconosci tra le stelle e i solitra i vecchi artisti e i camerieri.Con la chitarra in mano, da italiano fiero,una spinta ho dato alla malinconia.Ho cantato il presidente partigiano,e mamme invecchiate,e schedine tra le dita.Ho raccontato di donne sempre meno suore,con la voce che mi desti, milioni…

Wannacci

Intriso di fosforescenza marinettiana, coerente alla verità secondo cui ogni sciocchezza garantisce una rendita, il nuovo fenomeno estivo è di fabbricazione militare. Una mera iniziativa commerciale per la Wanna Marchi dell’arma, come certificano i dati di vendita di Amazon, che nella giornata di ieri hanno consacrato la figura del Generale Roberto Vannaci. Un’operazione non inedita…


Morire per il paese

Una notte di molti di anni fa, le menti migliori del paese cominciarono a interrogarsi sulle sorti del governo locale, su chi era adeguato e chi non lo era; e dopo tanto e inutile parlare, Oreste detto il Furbastro chiuse la discussione; forse perché ne aveva viste troppe o perché della politica conosceva tutte le alchimie e le sue inutili divagazioni.

A un certo punto, Oreste andò a pisciare; mentre il liquido giallastro usciva dal suo corpo e gli bagnava la punta delle scarpe, intuì una verità concreta: che tu sia dentro o fuori, due cose ti daranno pena: la brama del potere e la sua brevità.

Anni dopo, all’alba di una nuova era, pochi uomini che con compiaciuto narcisismo eccellevano sugli altri, si riunirono nel casolare di una sperduta campagna per progettare la distruzione del paese.

Orfeo detto il temporeggiatore aprì la discussione: «Facciamolo, ma senza fretta. Altrimenti perderemo l’ebbrezza di turlupinare ancora quelle genti». E fu decapitato dai suoi stessi compagni.

Achille detto il filosofo argomentò: «Ma se Dio vuole liberare il paese dalle trame del passato, perché si affida a noi? Perché non spedisce un gigantesco meteorite sulla città del Magnon? Se può farlo e non vuole, lo capisco: desidera mettere alla prova la nostra reale volontà di cambiamento. Ma se non vuole né può, delle due l’una: o quello che sentiamo non è Dio, o quello che chiamiamo cambiamento è un ambiguo istinto di conservazione.»

I suoi compagni dissero: «Achille, ci sei molto caro e ti sentiamo dei nostri.» E lo decapitarono.

Guglielmo detto il lento, fino a quel momento rimasto in disparte, si accorse che erano rimasti in due: lui e Oreste. Oreste disse: «Con la morte dei nostri compagni, Dio ci ha fatto comprendere che i migliori siamo noi. Per distruggere il paese basta essere in due: uno che va avanti e uno che gli copre le spalle. Guglielmo, vai!».

Guglielmo, che era detto il lento, ma in famiglia tutti chiamavano l’ingenuo, andò avanti. Uno spostamento d’aria gli attraversò di netto il collo e fu decapitato.

Oreste asciugò il sangue della sua scimitarra, sorseggiò l’ultimo fondo di Whisky  dalla borraccia e raggiunse il bordello più vicino. «Ma quando capiranno che tutto, sulla terra, è una rotazione perenne?» sussurrò. «Il sole sorge, il sole tramonta, la gente nasce, la gente muore, passano le generazioni, le idee, gli accordi. Tutto è un soffio di vento che spettina i capelli della Storia



® Libero adattamento a “Per futili motivi” di Francesco Consiglio, Banane al poeta.

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La mandrakata

Comprendo l’indignazione dei selvaggialucarellisti più tenaci, dei tribuni smaniosi di giudicare il diabolico piano del banchiere, la lucida sua premeditazione. Il tradito, l’umiliato, al quale non basta interrompere la relazione fedifraga, infrangere l’incantesimo, restituire l’infedele compagna alla libertà di amare. E allora, che la festa cominci. Dal microfono del disc-jockey lei ringrazia gli organizzatori, senza…

L’idealista

L’elezione di Marco Cappato per la riassegnazione del seggio senatoriale lasciato vacante da Silvio Berlusconi, sarebbe per l’Italia una scelta intelligente. Per questo non si farà. Intelligente perché nessun paese più dell’Italia, ingessata dalla falsa morale e dal delirio dogmatico, avrebbe interesse a regolamentare l’assistenza al suicidio, dotandosi di una legge civile, moderna, progressista. Battaglia…

Telepatriota

Dobbiamo essere onesti, lo dobbiamo al governo dei patrioti: se l’estate italiana, insidiata dallo spettro di una catastrofe climatica, è stata superata senza traumi, un merito è da attribuirsi alla collocazione televisiva di Andrea Giambruno, plastico compagno di Giorgia Meloni. Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che hanno i patrioti, da…

Perragnez

Questa è la storia di Agnese Perra, per tutti in paese Perragnez. Agnese non è un’imprenditrice, ha un cellulare Nokia che utilizza solo per telefonare, e non la trovi su Instagram. Agnese Perra ha un follower, uno solo, si chiama Mario. Mario è il suo vicino di casa, e la segue sempre, anche quando esce a fare la spesa.

A Agnese non importa nulla di Mario, ma gli vuole bene; in paese hanno ancora memoria della festa di compleanno che gli organizzò nell’ortofrutta di zio Gavino. Senza lesinare battute sull’uso non alimentare degli ortaggi, gli abitanti delle campagne, gli anziani in particolare, avevano criticato il comportamento della ragazza, che con quell’iniziativa aveva tradito le sue origini contadine. A Don Bastiano che l’aveva convocata in canonica, qualcuno, ricamando sui senili appetiti che da settimane imbarazzavano il parroco, aveva lasciato un gambo di sedano e due finocchi in sacrestia.

Agnese era una ragazza poco colta, ma ricca di inventiva. Da quando aveva avuto l’intuizione di recarsi alla sorgente e vendere a otto euro una bottiglia d’acqua frizzante sulla quale aveva impresso le sue iniziali, cominciò a circolare in paese un nuova parola: influencer.

Io sono una influencer, rispose un giorno a chi le chiedeva che lavoro facesse. «Tue, itte?» ribattè l’uomo. E così nacque Twitter.

Questa è la storia di Agnese Perra, per tutti in paese Perragnez. Agnese è un’imprenditrice, ha un Iphone 11 e lavora su Instagram. Agnese Perra ha milioni di follower e a tutti ha raccontato di quella volta che, per festeggiare il compleano di Mario, organizzò una festa nell’ortofrutta di zio Gavino.

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Il Giardigniere [La serie]

Sull’onda emotiva della serie Chernobyl, torna sul grande schermo la più audace reinvenzione del cinema thriller isolano, opera a suo tempo rivelatrice, nell’entusiasmo dei commentatori, dell’imminente catastrofe regionale.

Il Giardigniere è «un geek con una mente squilibrata, così controllato da essere ipnotico», secondo Variety, che così commenta la performance dei fratelli Paolo e Gabriel Muntoni: «Una rappresentazione verosimile della logica disperata dietro l’infelicità dell’uomo».  Lo definisce callonismo iperrealista Ciak, che riconosce nel film una rappresentazione della violenza del nostro tempo, sottolineando il richiamo alle proteste ambientali dell’ultimo decennio, delle quali l’erba è una fortunata metafora.

«La parte interessante è la trasformazione mentale, morale emotiva e fisica dell’uomo che diventa Giardigniere». Un riconoscimento all’interpretazione di Paolo Muntoni, secondo Vital Thrills, encomiabile nella sua rovinosa parvenza di normalità.

Dal coro plaudente si smarca Time, censurando la «falsa filosofia» della  sceneggiatura e la prova recitativa «pateticamente aggressiva» di Paolo Muntoni,  in un film «privo di trama, contenitore disomogeneo di paradigmi demenziali combinati per compiacere Enrico Cossa, alla cui improvvisazione recitativa fa riflesso la ridondante retorica di un Paolo Addis da dimenticare.  Anzi, già dimenticato.»

 

 


® Adattamento alle note critiche del film Joker, Todd Phillips [2019]

Ahi Mami

E

E guando dramonda il sol
Una ganzone d’amor
Ber Golombo navigador
Oh Mami, ber te ganderò

Col vento è andata via
Col vento è venuta giù
Col vento Colombo è caduto a faccia in giù
Ahi Mami, ci mancavi anche tu

A Palos mi han detto parti
Nostromo vai per l’India
Il timone lo reggono a letto
Niña e Pinta in tutù
Santa Maria, chi mi manca sei tu

La notte amo navigare
Per trasportare gli schiavi miei
Da qualche tempo bevo più di Hemingway
Ahi Isabella, ma tu non ci sei.

Un ammiraglio nostrano
Sulla statua della libertà
Domani è un altro giorno non solo per me
Ahi Mami, il razzismo cos’è?

E quando tramonta HBO
Una pellicola di color
Salpando a Salvador
Oh Mami censurò
Ahi Mami, por ti sbiancare’

Il ricordo mi fa un po’ male
Di Bogino che torturò
Di Carlo Felice la statua il sardo spostò
Ahi Mamì, di mirto è il liquor

La mia cameriera nera
Piangendo mi confidò
Che non approvava la pianta del coton
Ahi Mami, che bianco è il coton

L’Egitto era lontano
La piramide qui non c’è
Ma il vecchio svizzero dei Moretti ha predetto che
Ahi Mami, li farai tu per me

Sebbene ho più soldi in tasca
E più crimini che in C.S.I.
Se metti il ginocchio sul collo non respiro più
Ahi Mami, non provarci anche tu

E guando dramonda il sol
Una ganzone d’amor
Ber Golombo navigador
Oh Mami ganderò.
Oh Mami por ti sbiancare’

C’era Leopoldo secondo
I cavolini portò da Bruxelles
Sotto una vecchia colonia
Sfruttava il Congo e cantava per me

Winston Churchill alla radio
In un armadio provava il suo show
Trattava da bestie gli indiani
Ma a Norimberga i nazisti esiliò.

Il navigatore distratto
Cercava le Indie e trovò Donald Trump
Un tipo assai pingue
Che voleva le Indie in USA.

Mi disse un vecchio africano
Vittima di uno scafista in gilet
Mi consigliò di non partire
Scomodo come un boing Ryan Air

C’era una bambina abissina
quattordicenne di nome Destà
Sopra un vecchio pagliaio
Intonava Eja Eja Alalà

Un Montanelli a Milano
Con l’Olivetti scriveva il suo show
George Floyd distratto
Asfissiava il gatto
Asfissiava il gatto come un kapò
Asfissiava il gatto
Zampetti adirato
C’era una donna in Virginia
Una nera faccetta
Un sentimento deviato
Un vecchio sabaudo
Un vecchio sabaudo
Rossella O’Hara
Che faceva gang bang
Sotto il gilet
Un genocidio più a sud
Un negroni corretto
Il navigatore distratto
Uno faceva la statua
l’altro Abbatteva la statua
Ahi Mami
Ahi Mami


Se è porno, tolgo

E niente! Faceva già ridere così. Fu l’ennesima estenuante richiesta per un amico a tradirlo. A rendere ancor più breve una storia già breve e triste. Un solo anno. Un anno di loro, semplicemente loro, che documentavano tra ricorrenze patinate, apericena e il compiacente mutismo di Romeo e Giulietta. Un anno di loro, ma anche di noi che li abbiamo sopportati. Dal buongiornissimo del mattino, quando lei gli serviva il caffè a letto, alle braccia di Morfeo, alle quali lui la affidava allo scoccare della mezzanotte.

Ma non tutte le notti sono uguali. E neanche i Morfeo. Quella notte, mentre lui era fuori per lavoro, Morfeo, che nella vita reale faceva il commesso e si chiamava Paolo, raggiunse casa sua, a mezzanotte.

Immaginate, poche ore più tardi, lo stupore del marito, rientrato in anticipo dalla riunione. Trovò la porta aperta. Evidentemente la moglie aveva dimenticato di chiuderla. Trovò gli indumenti intimi sparsi tra il divano e la scala. Evidentemente le erano scivolati. Un equivoco ansimare proveniva dalla camera da letto. Per interpretare la scena, e le simmetrie, dovette inclinare la testa e capire dove iniziasse il corpo dell’una e finisse quello dell’altro. Fu così che risalendo il corpo maschile, prima le gambe, poi la pancia, poi il viso, riconobbe Paolo. Il suo amico d’infanzia. Il suo compagno di banco. Il suo testimone di nozze. Un ragazzo umile, rimasto tale anche in quella circostanza, mentre Monica – questo il suo nome – bramosa di sperimentare nuovi piaceri, urlava: «Adoro! Sì, Paolo, sì! Muoro!

Le sorprese, quelle belle.

Come asfalto, gli eventi si stesero sulla sua esistenza, compressi dall’infinità del cazzo che a Paolo fregava dei suoi turbamenti, della sua fedeltà, della sua delusione.

Vita mia! Come hai potuto farlo? Io… Veramente… io, boh!
Amore, non è come credi, replicò lei. Lo sai che ti lovvo! Posso spiegarti tutto!
Grazie cara, anche no!

Con furia leonina, brandì il primo oggetto che gli capitò sottomano, la tastiera del computer, e si avventò senza tregua sui due amanti. Sull’uomo in particolare – della serie, Taffo spostati – non furono lievi né i colpi né la terra sotto la quale fu sepolto.

Risuonò profetico un pensiero di Paolo, secondo il quale l’umanità meritava l’estinzione. Una ricetta definitiva. Una delle tante per le quali chiedeva di essere seguito. E cosa fai, te ne privi?  ripeteva.

Niente affatto resiliente, non ancora abbandonata l’immagine dell’amico che si dimenava sul corpo della moglie, maturò la sua vendetta. Deponendo la corona, con una narrazione sconcia e dettagliata, rese edotto il quartiere dell’oltraggio subito; la dicitura post muto scorreva idealmente sulle prove del tradimento. Game set match, tutto in una notte.

Severo ma giusto, sussurrò un impiegato a cui non era mai toccata una gioia e che aveva subito un’analoga sorte. Un ciaone da manuale. Una vera inculata.

Se è porno, tolgo.

 

P.s. non è Lercio