Bestemmie

C’è un dato che incontrovertibile emerge dalle polemiche di questi giorni: dal caso Ferragni all’affaire Lucarelli, dall’improvvida iniziativa di Fedez al commissariamento delle attività di Alviero Martini.

Il dato incontrovertibile è che le bestemmie funzionano, e non vi è persona, impresa o entità che possa dirsi immune.

Impermeabile a ogni alchimia moderna, la bestemmia ha conservato nel tempo immutate proprietà redistributive e riparatorie. Riparatorie non solo delle ingiustizie di una struttura sociale poco meritocratica, ma anche di debolezze talora sofferte per inclemenza della natura o per scarso impegno individuale.

Un intimo revanscismo corrode allora l’individuo, lo consuma, benché – nel desiderio di colmare queste lacune – abbia lui medesimo alimentato i messaggi e le economie dei nuovi idoli.

Non è infatti trascurabile che a celebrare il decaduto prestigio di costoro siano gli stessi che, per adesione fideistica, acquistavano acque e pandori griffati Chiara Ferragni; che esaltavano le abililtà di Fedez; che suffragavano il giustizialismo digitale di Selvaggia Lucarelli, seducente educatrice del malcostume nostrano.

Non ultimo il caso della ristoratrice trovata morta nel Lambro dopo la denuncia di un presunto episodio di omofobia. Episodio la cui veridicità era stata messa in dubbio dalla stessa Lucarelli.

Storie diverse ma tra esse collegate da un rapporto osmotico in cui vittime e carnefici si intercambiano, confondendosi nelle brume del paradosso.

In un tempo in cui tutto brucia e repentino si consuma, in cui già abortiti prosperano i sogni, è allora che le bestemmie placide attendono nuove invocazioni.


Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti. Per Benito era il primo sabato antifascista. Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato…

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La mandrakata

Comprendo l’indignazione dei selvaggialucarellisti più tenaci, dei tribuni smaniosi di giudicare il diabolico piano del banchiere, la lucida sua premeditazione.

Il tradito, l’umiliato, al quale non basta interrompere la relazione fedifraga, infrangere l’incantesimo, restituire l’infedele compagna alla libertà di amare. E allora, che la festa cominci.

Dal microfono del disc-jockey lei ringrazia gli organizzatori, senza i quali la festa non sarebbe stata possibile. Lui con sottile ambiguità le chiede se vuole scusarsi con qualcuno.

Gli invitati assistono divertiti, applaudono, si levano i primi auguri. Segre è emozionato, è abituato a parlare a braccio ma preferisce leggere, non vuole dimenticare nulla. Nulla e nessuno. Sta per annunciare, facendolo intendere, che a ottobre lui e Cristina si sposeranno. Un boato accoglie la notizia.

E’ il momento più importante della serata, inatteso preludio della tormenta. Una rivoluzione bianca destinata a lasciare delusione e macerie.

La lettura strappa ancora qualche sorriso, poi cambia registro. L’amore soffoca nella concupiscenza, nelle declamate professioni degli amanti, nel silenzio di chi non aveva previsto il finale.

Un fragile silenzio, diceva Beckett, sospeso tra la menzogna avventata e la menzogna necessaria.

Andate a fare incluso

Non si placano le polemiche per la correzione postuma decisa dalla casa editrice Puffin, in accordo con gli eredi dello scrittore Roald Dahl, di espungere dai suoi testi ogni contenuto offensivo riferito al genere, alla razza, al peso.

Parole come piccolo, nano, grasso, giudicate lesive dei moderni canoni morali, saranno quindi bandite dai testi, brutalizzando l’architettura e la contestualizzazione storica e ambientale dell’opera.

Ossessionati dalla dottrina della differenza di genere, dalla velleità di radunarci nella nuova geografia dell’inclusione, di tracciare nuovi confini nella semantica, i sacerdoti del pensiero inclusivo anelano nuove forme, nuove pagine, nuove parole.

Chissà con quale rabbia censoria si sarebbero abbattuti sulla commedia dantesca. Come avrebbero ripulito i versi del poeta quando verga di una femmina balbane li occhi guerciae sovra i piè distortacon le man monchee di colore scialba.

Lo chiedo a voi, ciccioni, quattrocchi, scheletri, tappi, nasoni, facce da culo, psicopatici, femminucce, negri, pervertiti, strabici, minchioni, maiali, puzzolenti, castrati, merde, storpi, troie, culoni, sfatti, teste di cazzo, carogne, impediti, ebrei, pelati, linghitenti, sfigurati, dementi, buzzurri, monchi, ricchioni.

Con rispetto parlando, andate a fare incluso.


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Sinner, il sardo

Ha preso il via nei sinuosi tornanti di Scala di Djokovic, che dalla centoTrentino immette a Sassari, il battesimo elettorale di Ghjuannik Sinner, nella sorpresa generale candidato alla Presidenza della Regione Sardegna. Atterrato a bordo di un Boeing 737-200 nello scalo di Isili, sede della compagnia di bandiera EasyliJet, ha salutato deferente il pubblico distribuendo…

Il cane dell’ortolano

Sembrano ispirarsi più alla drammaturgia spagnola che alle sorti della Regione, lacerata da consumate alchimie elettorali, le iniziative che accompagnano la classe politica teresina al voto. Come il cane dell’ortolano, che non mangia né lascia gli altri mangiare, la generosa proposta di nomi e simboli rischia infatti di prosciugare le già aride risorse locali, sottraendo…

Gigi Riva

La storia di Gigi Riva è una storia di calcio in cui il calcio diventa marginale. E’ una storia di gratitudine, di verticalità morale, di passione. Non esiste sardo che, pur non avendo vissuto la sua grandezza sportiva, non lo abbia amato o non abbia almeno un aneddoto da ricordare: la sciarpa di un padre,…

Forza Finlandia

Se qualcosa sorprende nell’insulsa polemica che da qualche ora inquieta la premier finlandese Sanna Marin, al centro delle attenzioni per un video in cui balla e  si atteggia divertita,  è non tanto la propensione allo svago di una giovane e bella donna di trentacinque anni, quanto la sua esposizione all’inganno, al tradimento.

Se per la credibilità dell’istituzione che rappresenta il politico è chiamato a dare una buona immagine di sé, è altrettanto pacifica – purché la condotta non deragli nell’ambiguità – la libertà della persona di condurre senza condizionamenti la sfera privata. Un principio semplice, ma che tarda ad affermarsi.

Non è forse anomalo che un Primo Ministro debba sottoporsi  alla prova antidroga per compiacere orde di decerebrati? Non è aberrante la reazione suscitata dallo scatto che la ritrae in calzoncini, giubbotto di pelle e anfibi alla fine di un concerto? Insomma, cosa disturba di Sanna Marin? Essere giovane? Essere bella? Essere figlia di una coppia che infrange i paradigmi della famiglia tradizionale? L’abiurato anacronismo della Russia?

Se da un punto di vista clinico e antropologico resta oscuro lo sdegno per l’episodio, non essendo la vicenda politicamente e socialmente rilevante, desta ironia la levata moralistica dell’opinione pubblica italiana; la stessa che nei lustri ha turibolato festini, cene eleganti, utilizzatori finali, nipoti di Mubārak, bunga bunga, volgari declinazioni balneari del ruolo ministeriale.

In attesa di un decalogo che definisca quali comportamenti accogliere e quali censurare, nel mezzo, resiste Sanna Marin. Una donna. Una moglie. Una madre. Come Giorgia.

La Finlandia è il Paese che ama. In Finlandia ha le sue radici, le sue speranze, i suoi orizzonti. Ha scelto di scendere in campo e di occuparsi della cosa pubblica perché non vuole vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.

Forza Finlandia!


Classificazione: 1 su 5.
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  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

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Bestemmie

C’è un dato che incontrovertibile emerge dalle polemiche di questi giorni: dal caso Ferragni all’affaire Lucarelli, dall’improvvida iniziativa di Fedez al commissariamento delle attività di Alviero Martini. Il dato incontrovertibile è che le bestemmie funzionano, e non vi è persona, impresa o entità che possa dirsi immune. Impermeabile a ogni alchimia moderna, la bestemmia ha conservato…

Alla cena del MES

Alla cena del MES, con due colpi Un operaio il Deputato sparòAlla cena del MES, con due colpi Un deputato la scorta spuntò. E venne Del Mastro che urlò “Che cazzo hai fatto?!”Al Deputato che il colpo sparò.E venne Del Mastro che urlò “Che cazzo hai fatto?!”Al Deputato che lesto negò. Alla cena del MES,…

Scrittori e Pandori [calendario Duemila23]

La cattura e la morte di Matteo Messina Denaro, l’intelligenza artificiale, il complottismo di Red Ronnie, i Generali scrittori, il pandoro di Ferragni. Per la portata del fenomeno e le sue incognite, l’intelligenza artificiale reclama e si aggiudica la copertina dell’anno. Un congegno aberrante o una nuova opportunità? GENNAIO [16 GENNAIO] ‘U siccuDopo trent’anni di…

Gli smutandati

Per nulla indulgente all’immorale uso di presentarsi in chiesa già coddati, varando le nuove linee guida per la preparazione al matrimonio, Papa Francesco ha rinnovato alle giovani coppie l’invito alla castità.

Un’occasione per promuovere l’amicizia, l’intesa tra giovani uomini e giovani donne, la misericordia, la grazia di Dio.

Eppure basterebbe poco per intercettare i dissoluti tumulti giovanili, annusare l’odore ferino della carne, realizzare che le persone si smutandano ancor prima di localizzare la chiesa.

Il problema del giudizio di Dio, loro, non se lo pongono proprio; come il passeggier solingo, che calma la sete abbeverandosi nel porno.

L’ha messa, è finita!

Andate in pace.


Classificazione: 3 su 5.

La scala di Bristol

Dopo la diffusione dello scherzo telefonico con il quale Giorgia Meloni è stata circuita da un comico spacciatosi per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, brilla la stella di Mario Sechi, ex portavoce della Presidente. Elevando lo scherzo al rango di operazione di raffinatissima disinformatia dei Servizi Segreti Russi, di prova volta a indebolire l’immagine della…

Ballata del Giambruno

Questa è la vera storia del Giambrunoovverosia il cicisbeo presidenziale Una storia traumaturga e noir. Il Giambruno si innamoròPerdutamente e sessualmente di un’avvenente collega Ma scoprì che invece era una serpe, che dico serpe, un Riccio travestito da collega,E da questa unione nacque una creatura e la chiamarono Pietra.Ma una perfida gocciolina Subentrò nell’innaturale famiglia e…

Paraculopatici

Che sul campionato di calcio tirasse una brutta aria, lo si era intuito dal cognome del principale indagato. Che la categoria dei calciatori non brillasse per sobrietà e acume non sorprende. Che Fabrizio Corona si alimentasse di scandali e indignazione popolare, più che palese era scientifico. In attesa che l’inchiesta riveli nuovi profili, che le…

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Pacca, doppia pacca e contropacca

Ogni ragionamento vagamente critico, affrancato dal sentimento popolare, porta in dote una decima di impopolarità. Quando poi il combinato di emotività e indignazione satura l’opinione pubblica, chissà se per ostentazione opportunistica o per naturale reazione a un principio violato, la prima vittima è l’obiettività.

Capita così che, per la brama di dimostrare quanto si è buoni empatici e sensibili al cospetto di un mondo turpe, sfugga talora la distinzione tra un imbecille e un criminale. E’ il caso della giornalista Greta Beccaglia, suo malgrado vittima di una molestia.

Muovendo dalla premessa che l’unica vittima è la giornalista, lo sviluppo del ragionamento presuppone domande e risposte inequivocabili.

E’ il gesto da censurare moralmente e in termini di legge? Sì. Non allinearsi fedelmente all’indignazione generale equivale a giustificare il molestatore? No. Il molestatore voleva con quel gesto affermare una supremazia di natura patriarcale? No. Voleva ridiscutere il ruolo della donna nella società moderna? No. Il molestatore è un coglione? Sì. Il molestatore è un criminale? No. E’ un minchione che, se la giornalista non avrà compassione, sarà portato in giudizio e risponderà del suo comportamento.

Nulla togliendo alla gravità dell’atto – ripeto, da censurare moralmente e da sanzionare in termini di legge -, la discussione non può essere depressa da farneticazioni ideologiche o apostolati femministi. Accostare la sculacciata a devianze che attentano alla libertà delle donne o alla cultura dello stupro, è una mistificazione che – nel suo eccesso isterico – non rende giustizia alle vittime di violenza sessuale, elegge un coglione al rango di criminale e lapida il conduttore del programma, la cui esortazione a lasciar perdere è stata sommariamente intesa come una cameratesca tolleranza del gesto.

E se avesse voluto proteggere la ragazza da reazioni istintive che, considerato il contesto, avrebbero potuto minarne l’incolumità?

Ma no, che cazzo dico anch’io. Avete ragione voi.


Classificazione: 1 su 5.

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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Toto Cutugno

Dio! Non chiedermi di elencare le mie meraviglie.Le riconosci tra le stelle e i solitra i vecchi artisti e i camerieri.Con la chitarra in mano, da italiano fiero,una spinta ho dato alla malinconia.Ho cantato il presidente partigiano,e mamme invecchiate,e schedine tra le dita.Ho raccontato di donne sempre meno suore,con la voce che mi desti, milioni…

Wannacci

Intriso di fosforescenza marinettiana, coerente alla verità secondo cui ogni sciocchezza garantisce una rendita, il nuovo fenomeno estivo è di fabbricazione militare. Una mera iniziativa commerciale per la Wanna Marchi dell’arma, come certificano i dati di vendita di Amazon, che nella giornata di ieri hanno consacrato la figura del Generale Roberto Vannaci. Un’operazione non inedita…

La mandrakata

Comprendo l’indignazione dei selvaggialucarellisti più tenaci, dei tribuni smaniosi di giudicare il diabolico piano del banchiere, la lucida sua premeditazione. Il tradito, l’umiliato, al quale non basta interrompere la relazione fedifraga, infrangere l’incantesimo, restituire l’infedele compagna alla libertà di amare. E allora, che la festa cominci. Dal microfono del disc-jockey lei ringrazia gli organizzatori, senza…

L’idealista

L’elezione di Marco Cappato per la riassegnazione del seggio senatoriale lasciato vacante da Silvio Berlusconi, sarebbe per l’Italia una scelta intelligente. Per questo non si farà. Intelligente perché nessun paese più dell’Italia, ingessata dalla falsa morale e dal delirio dogmatico, avrebbe interesse a regolamentare l’assistenza al suicidio, dotandosi di una legge civile, moderna, progressista. Battaglia…

Telepatriota

Dobbiamo essere onesti, lo dobbiamo al governo dei patrioti: se l’estate italiana, insidiata dallo spettro di una catastrofe climatica, è stata superata senza traumi, un merito è da attribuirsi alla collocazione televisiva di Andrea Giambruno, plastico compagno di Giorgia Meloni. Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che hanno i patrioti, da…

All’ombra dei fanciulli in treno

Dell’articolo che tanta indignazione sta costando al giornalista Alain Elkann, colpiscono due aspetti: la pregiudiziale critica del suo pensiero, derubricato a freddo classismo nobiliare; l’imprudenza con la quale il giornalista – al quale non fanno difetto gli strumenti intellettuali – si perde in fuorvianti orpelli che spostano i termini della riflessione. Cronaca di un’ odissea…

Di mercoledì/20: Quel paese che

[una rubrica poco utile]

senzanome

Quel paese che

L’Italia è quel paese che con gli 853 morti di ieri, terzo paese al mondo per mortalità da covid, i posti in terapia intensiva al limite, i test diagnostici consegnati nelle buste della mondezza, i pazienti in corsia, le ambulanze stazionate fuori dagli ospedali, il pronto soccorso di Oristano chiuso da una settimana, le tende militari installate sui tetti delle cliniche, si interroga sull’opportunità di riaprire le piste da sci, di organizzare il cenone di Natale, di salutare il nuovo anno.

L’italiano, ha scritto Gabriele Porri, è quello che per mesi ha detto e scritto che era uno scandalo la non riapertura delle scuole, e che al primo positivo dopo la riapertura ha detto che non andavano riaperte.

In un giorno e una notte, la distruzione avvenne. Tornò nell’acqua. Sparì l’Italia.

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Italoistmo

Salvare stralci di stagioneSuonare prima delle sei (forse sì, forse no)A San Teodoro un concertone Da noi cloniamo Casadei (dimmi di sì, dimmi di no) Ho un ballo lento da piazzare così vuol la gioventùA volte ho l’ansia che mi sale (che mi sale)La cosa che mi fa invecchiare mentre Aglientu porta il Blue’sIn piazza…

Unti e presunti

La vera questione, trascurata da autorevoli tribuni , non è la vergata violenza di Penna di veleno, la sua provocazione tonante, l’irruento suo ingresso in una vicenda che, per appartenenza tribale, depone a favore del presunto carnefice o della presunta vittima. La vera questione è che vittima e carnefice sono solo presunti, appesi alle rivelazioni…

la sirenetta, un anno dopo

Estate 2023. Dopo un anno di impegni cinematografici, Ariel riaffiora dalle cristalline acque della Gallura e, posandosi sullo scenico scoglio di Aglientu, svela all’avvenente bagnino Massimiliano la sua fascinazione per il mondo umano e il borgo di Santa Teresa Gallura; teatro in quei giorni di uno scoppiettante calendario di eventi. Seducendolo con l’ammaliante canto, la…

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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Gli incivili

A beneficio di chi   ha perso il quotidiano approfondimento di Paolo Pagliaro sullo stato di salute del nostro paese, trascrivo integralmente il testo del suo intervento.

Sotto la coperta del più inverecondo stigma nazionale, alimentato da  malsani istinti corruttivi, il patriota italiano troverà la risposta alla  decadenza della quale è  il silente demiurgo.

♠♠♠

I numeri forniti dalla guardia di finanza nel suo rapporto annuale dipingono un paese dove l’attività più diffusa sembra essere  quella di frodare lo stato: ci sono dati impressionanti sull’evasione e l’elusione fiscale, su vari aspetti dell’economia sommersa, sul contrabbando, sul riciclaggio, sul saccheggio dei fondi europei,  sugli appalti truccati, sull’assalto alla spesa pubblica per sparatisene i benefici senza averne diritto.

Messo in fila insieme agli altri, c’è un dato in particolare che a prima vista sembra un refuso, tanto è incredibile: scrive la Guardia di Finanza che circa il 90% delle esenzioni dei ticket sanitari si basa su dichiarazioni false, per pudore chiamate irregolari.

Il 90%, per l’esattezza l’88,9, significa la quasi totalità.

Da tempo la Guardia di Finanza aveva lanciato l’allarme sulle false autocertificazioni per ottenere prestazioni sociali agevolate, come il servizio mensa gratuito, lo sconto sulle tasse universitari, il reddito di inclusione e il reddito di cittadinanza, o, appunto, le esenzioni dai ticket sanitari.

Da numerose indagini risultava che dietro le indigenze dichiarate e certificate, in molti casi si nascondevano patrimoni milionari,  immobili, autovetture di lusso, imbarcazioni, ma anche operazioni finanziarie speculative.

Nel solo 2017 quasi seimila persone, equamente distribuite nelle varie regioni, erano state denunciate per avere ottenuto illecitamente agevolazioni a carico della spesa sanitaria e del sistema previdenziale.

Oggi arriva il dato davvero scioccante sulle dimensioni del fenomeno: se su dieci richieste di non pagare il ticket nove si fondano su una piccola o grande menzogna, forse abbiamo un problema, e ce l’ha anche chi si appella tutti i giorni al popolo e alle sue virtù.

 


© Da Il Punto di Paolo Pagliaro, venerdì 20 giugno 2019

 

Di Mercoledì / 1: L’idraulico polacco

[una rubrica poco utile] 

senzanome

 

 

L’idraulico polacco

Una tempesta morale ha ammantato di autorevolezza antropologica un gioco sui luoghi comuni. Un’esibizione di sensibilità assurta a difesa della donna in generale, della donna dell’est in particolare, oltraggiata da un meschino provincialismo.

In attesa di una puntata riparatoria sull’idraulico polacco, sul prete pedofilo, sul pisello degli africani, sugli zingari che cagano sul divano, il dibattito è aperto.

Tra i primi a stigmatizzare lo spettacolo offerto dalla rete ammiraglia, il presidente della Vigilanza Roberto Fico. Al maschile.

RAI. Di tette, di più.

 

 


 

 

 

Il numero cinque

Cinque dimissioni in un giorno, cinque stelle, cinque agosto [data di una misteriosa missiva inviata al direttorio], cinque settembre [giorno dell’audizione del sindaco Raggi e dell’assessore Muraro in commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie].

Un numero ricorrente per l’ultima indignazione estiva. Una notizia lieta per un paese che, proverbialmente,  sotto l’ombrellone non s’indigna.

Potrebbe essere una torbida trama di Joel Shumacher, regista de il numero 23, l’ossessionante thriller numerologico interpretato da Jim Carrey e dall’attrice  Virginia Madsen. Virginia.

Potrebbe essere un film; forse lo è. La  camera si sposta nella penombra di una sala d’attesa, seduta con le gambe incrociale c’è Virginia Raggi. Sepolto da una pila di quotidiani e riviste economiche scorge un libro: Il numero cinque, scritto dall’anagrammista tedesco Otto Khompl.

Incuriosita Virginia lo prende in mano, sfoglia le prime pagine. La scrittura è complessa, la punteggiatura povera, le poche pause non danno requie alla vista e all’intelletto. La trama affonda nel mistero. Un alveare  di coincidenze in cui il suo destino si intreccia a quello del borgomastro Marino, protagonista del romanzo. Persuasa che il racconto parli di lei,  Virginia lascia che la narrazione la trasporti. Avverte che la sua vita è in pericolo, e con essa le sorti del movimento.

Un alito caldo e mefitico le attraversa le narici, è intorpidita, ha un principio di svenimento.  Squilla il telefono, è il dottor Pizzarotti. Intanto una panda rossa si arresta davanti all’ufficio. Il confine tra romanzo e realtà si fa sempre più labile.

– Virginia, dobbiamo incontrarci!
– D’accordo Federico, sono in ufficio, ti aspetto.

Pochi minuti e suona il citofono.

– Chi è?
– Formaggio ve ne abbisogna, signori’?
– No, grazie!
– Buono mì!
– No, davvero, grazie.

Arriva Pizzarotti. I due setacciano la posta elettronica e le carte del movimento, cercano la prova che assolva Virginia e inchiodi il direttorio.

-Maledizione! Dev’esserci per forza! – Erompe Pizzarotti –
-Ma dove diavolo… Eccola! L’ho trovata!

Rapporto: posta inviata alla 5:55 del 5 agosto 2016, nessun oggetto. «Caro Luigi, a scopo informativo ti scrivo…». E’ la lettera con la quale Virginia Raggi pone al corrente il direttorio della posizione dell’assessore Muraro, indagata  per traffico illecito di rifiuti, abuso d’ufficio, truffa. Ancora non è chiaro chi sapesse cosa e da quanto lo sapesse, ma la vicenda assume contorni più nitidi.

– Federico, cosa facciamo?

Virginia si volta, Pizzarotti non c’è più. Non c’è mai stato. Il sindaco ripiomba nel  suo calvario, ha paura. E poi quel numero che ritorna: la sveglia quotidiana alle cinque, il civico della sua abitazione, i chilometri che la separano dal suo ufficio, il tram numero cinque, i cinque membri del direttorio. Cinque.

E’ notte. Virginia è in preda agli incubi, fatica a prendere sonno, ha appena sognato di assassinare Alfio Marchini. E’ convinta che la colpa sia del libro. Vuole andare a fondo, capire cosa si cela dietro il libro e il suo fantomatico scrittore. Ripete ossessivamente il suo nome: Otto Khompl… Otto Khompl…  Qualcosa non torna. Scende dal letto, apre il libro, lo sfoglia, arriva a pagina 55. Ultimo capitolo: il quinto.

La pagina è bianca. Trova solo un numero di telefono scritto a mano. Lo compone, risponde una voce femminile.

– Hotel Penta buonasera, sono Gigliola, come posso esserle utile?
– Buonasera Gigliola, vorrei prenotare una una camera per domani.
– Mi dispiace, signora, domani siamo al complotto.
– Scusi?!
– Dicevo che domani siamo al completo
– Mi perdoni, avevo capito male. Quando avete la prima disponibilità?
– La prima disponibilità… vediamo… il cinque ottobre. Una singola.
– La camera cinque immagino…
– Mi faccia verificare… Sì,  la cinque. Ma come ha fatto?!
– Fortuna, semplice fortuna.

∗∗∗∗

[Hotel Penta,  5 ottobre 2016]

E’ mattina, Virginia ha appena consegnato il suo documento d’identità all’addetto del ricevimento.

– Prego, signora Raggi, la camera è al quinto piano. Può prendere l’ascensore.

Attraversa il corridoio, raggiunge la stanza, adagia la chiave sul sensore, attende lo scatto ed entra. Ad accoglierla il televisore acceso e un mazzo di rose. Accanto un biglietto piegato in due.

In evidente stato preagonico, poggia la borsa sul letto, si avvicina al tavolo, apre il biglietto:

aaaaaaaaaaaaaaaa

∗ ∗ ∗ ∗

[Virginia Raggi telefona a Matteo Renzi]

– Matteo, non capisco! Cos’è questa storia? È uno scherzo?
– No.
– E allora?
– Un modo carino per ribadire che la mia legislatura va avanti.