Cinegiorgiale

Venticinque settembre MMXXII: la guerra è vinta, il nemico è scappato, è vinto, è battuto.

A poche albe dallo spoglio che ne ha elevato la gloria, Giorgia Meloni, fiera eroina di destrorsa memoria, salutando il Presidente della Repubblica, ha reso omaggio al nemico   deponendo in devoto raccoglimento una corona di yucche avanti la sede del caduto Partito Democratico.

Un gesto accolto come provocatorio dagli sconfitti, che nelle ultime ore hanno trasformato la piccola comunità gallurese, già turbata dalle agitazioni per l’incipiente crisi del gas e dalla condanna per l’esproprio di Piazza Libertà, in teatro di disordine e violenza. Eletto bersaglio del rancore revanscista la restaurata chiesa di San Vittorio, luogo caro al culto di Don Romolo e della fiera popolazione teresina.

Un oltraggio alla cattolicità che ha forse diminuito il mondo di sacro splendore ma non ha arginato il vento spirato dalle logge elettorali. Una barbara offesa all’arte che ha privato il mondo civile di alcune fra le più potenti sagome pittoriche non solo del rinascimento ma di tutte le epoche.

In un clima di commosso patriottismo, nella veste di capo dei cappellani militari, Don Romolo, parlando a una radiosa compagine militare raccolta al cenacolo,  ha rivolto fraterne parole di augurio alle famiglie dei volontari, esaltando come essi, fiduciosi nell’avvenire di Santa Teresa e dei teresini tutti, contribuiscano con la loro missione a elevarne il prestigio.

I tristi giorni della vergogna intanto non si arrestano e i nemici declinano su altri obiettivi  il loro impeto distruttore. A nulla è servita l’esperita mediazione del deputato Dario Giagoni,  balsamo consolatore per l’animo stanco, accorso nel palazzo comunale portando il saluto della Repubblica.

L’onorevole, compiaciuto di ascoltare le persone incontrate lungo le vie, ha lasciato un generoso obolo per  i più bisognosi e una bussola per i pescatori nottetempo smarritisi alla ricerca del nord.

Percorrendo via Mulino a vento, dove  tangibili affiorano i segni del bombardamento,  e visitando le macerie del glorioso Castello di Eleonora d’Arborea, luogo di vitale interesse politico prima della deleteria avanzata dei Fratelli d’Italia, l’onorevole ha garantito il suo impegno per una rapida ricostruzione.

Le cronache riferiscono di un momento di partecipata commozione quando,  rinnovando la proverbiale sensibilità animalista, l’onorevole si è fermato per prendersi cura di un gatto ferito dalle bombe nemiche.

Solenni sue parole di denuncia hanno lambito anche la deturpata flora locale. All’eradicazione delle yucche, accusa un clandestino contingente ambientalista, è indegnamente seguito il disboscamento nella ridente colonia di Porto Pozzo, privata di  dieci pini da frutto piantati quarantacinque anni prima.

Frattanto imperioso sventola sulla copiosa cartellonistica pubblicitaria, sulle concessioni balneari e sul  campo di battaglia  il vessillo di Santa Teresa, al cui onore giurano fede i soldati della patria risorta.

Eja Eja, a trabaddhà!


Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Parola di un ipocrita

Indagando la composita sfera di parenti, amici, conoscenti, è raro scorgere persone che abbiano mai fatto ammissione della propria ipocrisia. Il quesito sorge allora spontaneo: se l’ipocrisia è tanto diffusa e radicata, perché ostracizzarla? Perché non annoverarla tra le sane manifestazioni dell’animo umano? Ha davvero senso indignarsi, dissimulare, se nessuno può dirsi immune? Passaggio obbligatorio…

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

Giorgia Beach Porty

Con l’estate addosso e un mese già passato, la peggior classe politica della storia repubblicana, combinata alla peggior legge elettorale di sempre, non poteva che partorire una competizione imbarazzante.

Condizione tuttavia naturale per un paese all’ultima spiaggia. Pardon, l’ultima beach.

A tal punto surreale che Giorgia Meloni, a definizione di una grottesca strategia comunicativa, a tratti sguaiata, oggi interpreta la novità.

Giorgia Meloni ha tuttavia un merito: essersi rivelata più scaltra di Matteo Salvini, immune ai deliri di onnipotenza che avevano caratterizzato l’ascesa del segretario leghista. Uno scomodo inquilino dal quale dovrà tuttavia schermirsi nell’anelata  sua – di Salvini –  prospettiva di un reincarico al Ministero dell’Interno.

Perché se da un verso è pacifico che Giorgia Meloni vincerà le elezioni, parimenti futuribile è il suo rapido logoramento, spinto da chi, nell’appannato ricordo di aperitivi balneari, piange il consenso perduto.

Nel frattempo, prima che il vento si porti via tutto e che settembre ci porti una strana felicità, o un’ ordinaria mestizia, Giorgia coltiva il suo orto: le bollette, la crisi energetica, gli sbarchi, i clandestini, gli stupri, le droghe, il blocco navale, i mari, i porti, i party.

Congedando cupe nostalgie cameratesche, assicura temeraria il suo impegno, la sua grinta, la sua presenza. Un’epifania celebrata dagli scaramantici nelle liriche del Robertetti.

Se anche il mondo dovesse esplodere, mi troverai qui.
Anche se dovesse scoppiare una guerra mondiale, tu mi troverai qui.
Anche se dovesse diffondersi dappertutto un’epidemia mortale, tu mi troverai qui.


A portare sfiga.

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Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Cioccolato e Cremlino

E’ tempo di alzare bandiera bianca. Le ultime mosse da scacchista di Putin hanno improvvisamente rivelato le difficoltà dell’occidente e ridisegnato gli equilibri in seno all’Alleanza Atlantica. L’annunciata partenza di Pupo alla volta di Mosca, la scelta di andare in trincea, la promessa di un nuovo contributo al dialogo tra fratelli russi e fratelli ucraini,…

la lotta amata

Se il sonno della ragione genera mostri, cade in queste ore opportuno il caso di Donatella Di Cesare, filosofa e discussa editorialista della vivace agorà d’Italia. Espressione di una linea intellettuale riuscita nell’impresa di rendere ostile la sinistra anche a chi alla sinistra si sente idealmente affine, Donatella Di Cesare balza agli onori per il…

Non è un giorno da dimenticare

Sono le ore 00:59, un folto assiepamento di giornalisti e simpatizzanti accoglie Alessandra Todde, nuova presidente della regione Sardegna. Un banchetto frettolosamente allestito davanti alla sede raccoglie le sue prime dichiarazioni. Doveva essere un normale scrutinio elettorale, di quelli che a metà pomeriggio la gente s’incontra al bar e si prende per il culo imputandosi…

Di mercoledì/19: Step green

[una rubrica poco utile]

senzanome

Step green

L’ambiente è il nostro grande patrimonio, l’unica risorsa irriproducibile, e come tale va conservata e protetta per le generazioni future, recita il programma della lista E’ il momento.

Incentivare la mobilità sostenibile e la pista ciclo-pedonale sono il primo step per rendere la penisola più green, moderatamente wild, ma cool.

In questo senso anche l’indirizzo di riqualificazione urbanistica, combinando city planning, landscape design, and architecture.

Sarà implementata, attraverso l’elaborazione di un piano per la messa in sicurezza delle strade urbane, l’assunzione di nuovi policeman, atti a ridurre gli incidenti stradali e i costi sociali derivanti dal mancato rispetto del red.

As if it were antani.

Colomba virus

In un’amena località della Sardegna vivono tre ragazzi, tre amici, che gli abitanti del luogo chiamano ironicamente Le Liste. Il tempo scorre lento tra provocazioni, insulti, divagazioni paesane, sfruttando i benefici di un tratto di mare sul quale si ergono imponenti colonne romane.

Le colonne propagano un’oscura energia che attribuisce all’acqua misteriosi effetti taumaturgici. Le liste che vi si immergono, dopo prolungate abluzioni, sembrano riacquistare l’idealismo e le forze della giovinezza.

Precettato da un collega d’università, il sito viene esplorato dal dottor Lou Brand, un virologo militare da cinque anni barricato in un anfratto roccioso della Gallura, nel quale conduce gli esperimenti per la cura di un’epidemia invernale che ha decimato il paese.

La maggioranza degli abitanti è deceduta, i pochi sopravvissuti hanno subìto una degenerazione che li ha condotti allo stato di mutanti; vivono stipati nei fabbricati abbandonati, con spazi sempre più angusti dopo la demolizione di un vecchio albergo.

Gli esami eseguiti su un frammento di colonna consentono allo scienziato di individuare e isolare una colonia del virus, ma con indicazioni insufficienti per lo sviluppo di un antidoto. Durante le ricerche, raffrontando la letteratura e le cartelle cliniche trafugate dall’ospedale militare di Palo Alto, Brand intuisce che i tre amici, le liste, sono in realtà entità extraterrestri provenienti da Candida, un pianeta remoto dove i lampioni sfidano la forza di gravità; dove luminescenti consiglieri interstellari esaltano il dimensionamento spaziale definito da altri corpi celesti; dove le poltrone sono importanti, ma lo sono anche le scrivanie. Il loro obiettivo sulla Terra è recuperare le colonne aliene per riportarle nello spazio. Al loro interno custodiscono le larve dei mutanti fuggiti cinque anni prima all’invasione degli zoffiliani.

Ogni sera all’imbrunire, dalla terrazza dell’antica torre, lo scienziato, determinato a sperimentare l’antidoto su soggetti umani infetti, lancia dei segnali radio ai sopravvissuti, ma gli appelli cadono nel vuoto.

Rassegnato all’idea di essere l’unico superstite, un giorno, tra gli scavi di un lavatoio diroccato, Brand scorge due ombre. Una donna e un bambino si muovono sulle macerie.

Superata la diffidenza iniziale, instaura un contatto con i due e li conduce nel suo laboratorio. Ne esamina i corpi e gli impulsi nervosi attraverso una sofisticato sistema di lettura, tocco, ascolto. Vuole capire cosa li abbia resi immuni.

La risposta giunge quando il bambino estrae dallo zaino un blocco luminescente raccolto nei pressi di un insediamento archeologico millenario.

Brand preleva un campione di sangue affinché si possa ricavare un antidoto per curare l’epidemia, ma ormai è troppo tardi.

Qualcuno bussa alla porta.


®Libera ispirazione dalle trame di Cocoon (Ron Howard) Io sono leggenda (Francis Lawrence)

Virtus Bologna

Abbiamo visto cose che l’Emilia Romagna non avrebbe mai potuto immaginare: mamme in tenuta da combattimento al largo dei bastioni di Bibbiano, citofoni suonati nel buio dei quartieri popolari di Bologna, giovani sardine rincorrere un bambino che ritrae le mani e non si riesce a passargli  la palla e fare in modo che questo la raccolga con quelle mani che non sa usare. Abbiamo visto, e sentito, di tutto.

L’Emilia Romagna. La regione del tricolore, dei fratelli Cervi, delle colline, dei tortellini, del prosciutto, di Francesco Guccini, del parmigiano reggiano, del lambrusco, del Grana Padano, degli asili, delle tagliatelle, delle sardine.

Le sardine. Mentre arguti commentatori irridevano la loro superficialità progettuale, hanno ridestato il senso di comunità che la sinistra sembrava aver smarrito,  riportando nelle urne un elettorato morente, riconquistando, piazza dopo piazza,  i luoghi simbolo della propaganda salviniana.

La regione più efficiente d’Italia non si è fatta ingannare. O forse il testa a testa tra i contendenti, come i barbari di Konstantinos Kavafis, era solo una suggestione, la proiezione della fragilità identitaria della sinistra. 

Nel mezzo, una campagna elettorale oscena, spogliata di ogni valore territoriale e morale, evaporata nell’eterna promessa leghista di tornare sul territorio, come a suo tempo fece in sardegna, prima che la regione e i pastori venissero abbandonati alle loro  illusioni .

A Bibbiano  il PD è il primo partito. Come di consueto, sempre di notte, sempre sottovoce.

Tovarishchi!

 

 

 

 

 

 

 

Di mercoledì/15: Sparlammo di Bibbiano

[una rubrica poco utile]

senzanome

Sparlammo di Bibbiano

Un altro business, orribile, sui minori. Una galleria di atrocità assolute che grida vendetta a Reggio Emilia e per cui oggi – oltre a una ventina di indagati – è stato arrestato anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti.
[Movimento Cinquestelle]

Non so se avete sentito su Rai Tre il solito giornalista di sinistra: voleva far credere che l’ex sindaco di Bibbiano – del PD – non c’entrasse più nulla e che l’inchiesta si fosse rivelata infondata, quando invece risulta indagato.
[Lucia Borgonzoni]Sono un uomo e sono un papà. È inconcepibile che non si parli dell’agghiacciante vicenda di Bibbiano. Penso a mia figlia e alla possibilità che mi venga sottratta senza reali motivazioni solo per abuso di potere e interesse economico. Intere famiglie distrutte. Serve giustizia!
[Nek]

 

Bonaccini del PD fugge dai genitori, noi non taceremo mai! Il 23 gennaio sarà in piazza a Bibbiano, in mezzo alle mamme e ai papà di Bibbiano perché con i bimbi non si gioca, con i fratellini e le sorelline non si scherza per far quattrini.
[Matteo Salvini]


14 gennaio: La Cassazione motiva l’annullamento delle misure cautelari contro il sindaco di
Bibbiano, rilevando l’inesistenza di concreti comportamenti.

L’indignazione morale è la strategia adatta per rivestire di dignità un imbecille.
[Marshall  McLuhan]

El pueblo burattino

Una cosa è certa, quella che il nuovo anno si porterà in dote sarà la peggior campagna elettorale della storia di Santa Teresa. La più rancorosa, la più indigesta. Il dibattito si consumerà nel narcisismo di candidati che, incapaci di esprimere un’idea di sviluppo, arringheranno il pueblo con fervore risorgimentale, illustrando le potenzialità che inespresse ardono sotto la cenere di un paese che pur di non perdere la Corsica di vista, perde se stesso.

Fra cinque anni non celebreremo alcuna rinascita, non assurgeremo a paradigma del nuovo turismo, non conquisteremo la copertina del Time. Nella migliore prospettiva, conserveremo l’attuale equilibrio, esposti più all’arbitrio dei venti che a quello delle idee.

Non è un’ intuizione profetica, è un dato statistico. Se ogni cinque anni, con solerte continuità, il malcontento non varia registro, delle due l’una: o siamo un paese di matti, ipotesi tuttavia non trascurabile, o qualche ingranaggio si è interrotto. Se nonostante lo scorrere del tempo continuiamo a specchiarci nella ricchezza del patrimonio naturale; se le stagioni si condensano in un breve periodo dell’anno; se lo spettro invernale si ripropone con tenace perseveranza; se non formiamo amministratori capaci di superare orizzonti temporali relativamente brevi, evidentemente, qualcosa non funziona.

Ambiguo complice di questo processo è l’elettore, la cui indignazione raramente si accompagna a una preventiva valutazione delle competenze dell’eletto, alle quali antepone qualità umane, liturgie, apostolati. Ma se la politica è la sovrastruttura tecnica della società civile, così la definiva Aldo Moro, perché dovremmo meravigliarci se in difetto di comprovate capacità le qualità umane si rivelano inefficaci?

Una pratica quella del voto acritico che rischia di deflagrare nell’anno in cui molti, forse troppi, ambiscono al ruolo di primo cittadino.

Apprezzato o meno che sia il suo esercizio politico, Stefano Pisciottu non è diventato sindaco per immacolata concezione. Come lui stesso ha ricordato nell’intervento conclusivo dell’ultima campagna elettorale, l’elezione è maturata a conclusione di un’esperienza formativa nel corso della quale ha appreso la funzione e le complessità dell’apparato amministrativo.

Oggi questa fase sembra superflua, superata da una combinazione di iattanza giovanile e protagonismo compulsivo dalla quale nascerà l’uomo nuovo, come accadde con quel pezzo di legno che Maestro Ciliegia regalò all’amico Geppetto, il quale fabbricò un burattino maraviglioso, capace di ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali, pur non avendo mai ballato prima, mai tirato di scherma, mai fatto salti mortali.

Quel pezzo di legno sul quale poggeremo il fondoschiena per i prossimi cinque anni, terrorizzati dal pensiero di una bugia.

Ricci e Poveri

Il decreto con il quale la regione Sardegna, introducendo nuove disposizioni in materia di pesca sostenibile, ha limitato il prelievo dei ricci di mare ai pescatori professionisti, nell’era della comunicazione selvaggia è il classico banco da mercato populista.

Se da un lato il provvedimento anticipa la pesca di due settimane rispetto al passato calendario, dall’altro definisce la taglia minima pescabile per ogni esemplare, il limite massimo giornaliero autorizzato, le categorie abilitate alla pesca. Particolarmente avversato è quest’ultimo segmento nella parte in cui preclude l’attività ai non professionisti, ovvero la gente tra la quale afferma di vagare il partito di derivazione celtica che a febbraio aveva illuso la regione nella vertenza latte.

E’ la classica iniziativa che, se fosse stata adottata da una diversa formazione politica, sarebbe stata non solo discussa ma avversata eccitando le masse contro l’infido burocrate. Avrebbero allestito banchetti per la raccolta delle firme, organizzato fiaccolate, portato in processione i pescatori sportivi e ricreativi. Avrebbero avvelenato il dibattito con la narrazione di nonni che non avrebbero potuto più portare i nipoti al mare perché un assessore, dalla notte al giorno, aveva deciso di rendere illegale una pratica sociale consolidata. Avrebbero sentenziato che la pesca di due ricci non avrebbe alterato l’ecosistema; che i poteri forti avrebbero depredato le acque e reinvestito gli utili per sovvenzionare i trafficanti di uomini in fuga dall’Africa. Un condensato delle sciocchezze che da tempo garantiscono a quel partito una proficua rendita elettorale.

Ma oggi la Lega è una formazione politica centrale nella composizione della giunta e della maggioranza regionali. La stessa che per voce del suo principe illuse i pastori sardi, prima che lo spegnimento dei riflettori elettorali li restituisse all’oblio.

Andate a far aculei.

Benvenuti al Nord

Dario Giagoni, 38 anni (40 per la Juventus), figlio di papà Diego, vicecomandante dei Carabinieri in pensione, e di mamma Silvana, casalinga. Trascorre la gioventù sognando Van Basten, Almirante, Michael Bolton.

Diploma all’istituto tecnico professionale per geometri, servizio militare  nell’esercito, prima di approdare a Santa Teresa Gallura, il Nord.

Elementari a Osidda, medie a Pattada, superiori a Ozieri. Coronando un sogno  iniziato con i righelli sotto i banchi di scuola, nel 2003 consegue il diploma di geometra. Ricevendo il diploma ringrazia Mario Borghezio, Nanni Svampa e Vladimir Putin.

Una vivace carriera politica: A 16 anni il  primo tesseramento con Alleanza Nazionale, a 24 è  coordinatore cittadino di Azione Giovani, nel 2005 è candidato  consigliere alle amministrative per il comune di Santa Teresa Gallura.

Nel  2014 aderisce al Movimento Noi con Salvini, diventandone Coordinatore Provinciale Gallura  prima (2015), Coordinatore Provinciale di Sassari – Gallura e Nuoro poi (2017). Mentre tutti lo prendono per il culo, nel 2018 è capolista alla Camera dei Deputati per la Lega, Collegio Nord Sardegna, dove raccoglie 39.600 voti e un seggio scippato dall’arbitro Orsato.

Milanista come Salvini, fidanzato come Salvini, ama i gatti, la natura, odia le zanzare. Come Salvini.

 

[D] Buongiorno quasi onorevole Dario Giagoni.
[R] Buongiorno a Lei e a tutti i lettori.

[D] Si definisca con tre parole.
[R] Leale, costruttivo, coerente. Per questo apprezzo la Lega e Salvini.

[D] Alla luce del quadro politico in evoluzione, è coerente affermare:  “Io e Di Maio abbiamo due idee di Italia diverse: per lui è l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza; per me è il rilancio e lo sviluppo della flat-tax”?
[R] Attendiamo notizie dal Pirellone.

[D] Stava per diventare la figura politica più importante del paese: a che punto è il ricorso per l’assegnazione del seggio?
[R] Il mio ricorso, come gli altri 52 presentati da altri candidati sparsi in tutta Italia, è in attesa di essere valutato dalla Giunta delle Elezioni della Camera dei Deputati.

[D] Ha senso ricorrere per una legislatura destinata al prematuro scioglimento?
[R] Sì, ha senso soprattutto per la necessita di correggere questa distorta legge elettorale. Mi auguro una legislatura duratura. I problemi esistenti richiedono governi con idee chiare, che la Lega ha espresso indistintamente da tempo.

[D] Si candiderà alle prossime elezioni politiche?
[R] Se la Lega riterrà opportuno confermarmi, rimango a disposizione.

[D] Se di Cossiga ricordiamo le picconate, il suo tratto distintivo è diventato il muschio: è vero che il muschio nasce a nord?
[R] Grazie per il paragone non meritato. La mia è una battaglia per avere pari dignità nei confronti di una regione troppo accentratrice riguardo alle problematiche del centro e Nord Sardegna, una fra tutte la questione viabilità e i trasporti. Una buona lettura di qualche libro delle regole di sopravvivenza le confermeranno che il muschio cresce a Nord.

[D] Ha sentito Salvini dopo le elezioni?
[R] Sì.

[D] Cosa le ha detto?
[R] Mi ha fatto i complimenti per la campagna elettorale e per l’ottimo risultato, affermando che non dev’essere un punto di arrivo ma un punto di partenza.

[D] La lega è un’organizzazione razzista?
[R] La Lega non è razzista, non è omofoba e non è sessista.

[D] Lei è razzista?
[R] Chi mi conosce sa che non sono razzista e i fatti lo dimostrano. La Lega ha sempre anteposto il suo credo “Prima gli Italiani”; poi, con pari dignità e nel rispetto delle regole del nostro paese, ben vengano proposte di buon senso.

[D] La lega fa propaganda razzista?
[R] La Lega fa gli interessi del suo popolo, degli Italiani, dei Sardi.

[R] Non è distorsivo costruire il consenso sulla nazionalità del criminale e non sul reato? Che differenza c’è tra uno stupratore sardo e uno stupratore bengalese? Si metta nei panni della stuprata.
[R] Lo stupratore non ha colore e credo sia giusta una castrazione chimica.

[D] Come si spiega che dal voto del 4 marzo sono spariti immigrati, sbarchi, pressione fiscale, disoccupazione?
[R] Non mi risulta. Ogni giorno leggo violenze di immigrati, italiani che dormono in macchina e giovani sardi che fanno i lavapiatti negli altri paesi europei.

[D] Chi fa il lavapiatti è vittima di un sistema iniquo o esiste un problema di formazione e di competitività degli italiani? Siamo un paese con scarsa cultura, scarsa conoscenza dell’inglese, scarsa professionalità. La sardegna è la seconda regione in Italia per abbandono scolastico.
[R] Entrambi. Però la gran parte del problema è nel sistema dove diplomati e laureati fanno i lavapiatti e la detassazione del lavoro sarebbe una rampa di lancio per l’economia, oltre la defiscalizzazione dei corsi per gli operatori del settore.

[D] Qual è la linea della lega sull’euro?
[R] Noi crediamo che rimanere in Europa nelle condizioni attuali sarebbe deleterio. Occorre rivedere l’impianto legislativo. I nostri economisti sarebbero all’altezza di correggere le anomalie che stanno affossando la nostra economia.

[D] La Lega è populista?
[R] Se fare l’interesse di chi vota e sceglie i propri rappresentanti, sì.

[D] In uno dei suoi interventi ha detto di invidiare Zaia: cos’ha fatto Zaia per meritare tanta celebrazione?
[R] Zaia sta governando molto bene il Veneto e credo sia tra i dirigenti leghisti più preparati. Lo dimostra il plebiscito ottenuto.

[D] Mi fa tre nomi di uomini che hanno cambiato la Lega?
[R] Borghi, Bagnai, Giorgetti e il nostro Matteo.

[D] Così sono quattro: chi butta dalla torre?
[R] Renzi.

[D] Esistono delle analogie tra Lega e Cinquestelle?
[R] L’unica analogia è nella diversità di porsi nei confronti degli elettori.

[D] Si spieghi.
[R] Prima si fanno i programmi e poi si scelgono gli uomini.

[D] Cos’ha La lega più dei cinquestelle?
[R] Non bisogna dimenticare che le salde radici della Lega fanno riferimento a degli studi imperniati sul Federalismo del professore Gianfranco Miglio, che rimane per noi il massimo ispiratore.

[D] Ma il vostro massimo ispiratore [Gianfranco Miglio, ndr] proponeva una visione federale delle istituzioni, la lega di Salvini sventola il vessillo del sovranismo: come possono convivere i due princìpi?
[R] Il sovranismo riguarda i nostri rapporti con la matrigna Europa e il federalismo riguarda i rapporti tra le regioni, come dimostra l’ultimo referendum sul federalismo fiscale.

[D] Come si pone rispetto all’omosessualità?
[R] Al riguardo sono contrario ad ogni forma di esibizionismo, siano essi omo o etero. Prima di tutto il rispetto dell’essere umano: ognuno è libero di fare le proprie scelte sessuali, ma sono contrario alle adozioni.

[D] Com’è passato da Alleanza Nazionale alla Lega?
[R] La delusione per Fini e le certezze di Salvini, circa l’importanza della preservazione delle proprie radici.

[D] Ho ascoltato con attenzione alcuni suoi interventi durante la campagna elettorale: sa che dell’iperbole nordica non ho capito una mazza? Vuole raffinare il concetto?
[R] Ah! non mi sono fatto capire? I primi naviganti seguivano la stella polare per ritrovare la strada di casa; la casa è il luogo della tranquillità, dell’amore, delle radici; anche Cagliari ha un Nord, tutti noi abbiamo un Nord, il Nord è la serenità che la Lega vuole portare nel cuore degli Italiani. Dai, le sarà capitato di sentire Hai paldutu la Cossica di ista?

[D] Certo, ma citando un altrettanto illustre ispiratore, Max Pezzali, esistono anche un sud un ovest un est. Mi spiego: se tutti hanno un nord  e in ragione di questo nord rivendicano qualcosa, non corriamo il rischio di dimenticare il sud?
[R] La lega fa bene dove governa e il pensiero lo si vuole portare e trasmettere al Sud.

[D] Vuole spiegarci cos’è accaduto con la sezione teresina di Forza Italia?
[R] Niente. Perché è successo qualcosa? Con chi? Non sapevo ci fosse una sezione locale.

[D] A cosa imputa la sorprendente sconfitta di Giuseppe Fasolino, sindaco di Golfo Aranci?
[R] Fasolino è un ottimo amministratore, purtroppo i cinquestelle hanno prevalso nell’isola vincendo tutti i collegi uninominali.

[D] Si candiderà alle prossime elezioni comunali?
[R] Probabilmente.

[D] C’è qualche politico del centrosinistra comunale dal quale si sente rappresentato?
[R] Una persona che avrebbe ben rappresentato il centrosinistra, e che ora non c’è più, era Battistina Occhioni, ché stava tra la gente e si faceva amare.

[D] Ha un uomo di fiducia, un referente?
[R] Si, il mio referente politico, il deputato Eugenio Zoffili, capo segreteria di Matteo Salvini.

[D] Chi ha votato alle precedenti elezioni comunali?
[R]  Ho votato Lungoni Adesso.

[D] Chi sarà il prossimo sindaco del centrosinistra?
[R] Credo che sarà l’attuale consigliere Paolo Sardo (chissà quando sarà assessore), però non dimenticherei il vice sindaco Tiziana Cirotto.

[D] Quali sono le priorità per Santa Teresa?
[R] Un paese senza giovani è un paese senza futuro.

[D] Non mi sta dicendo nulla: si spieghi.
[R] Mancanza di lavoro, tasse esorbitanti, assistenzialismo. Questi sono i maggiori temi che portano i giovani lontano dalla nostra terra.

[D] Cosa manca a Santa Teresa per esercitare attrazione oltre la natura?
[R] Qualche anno fa avrei risposto: Donne, casinò, discoteche. Il paese ha tutto per essere all’altezza delle sfide che si prospettano per il futuro, manca il senso civico, la professionalità e la buona volontà.

[D] Donne?!
[R]  …

[D] Lei cosa farebbe?
[R] Per un discorso sul tema servirebbe un’altra intervista.

[D] Santa Teresa ha un problema con il decoro urbano?
[R] Decoro urbano. Si è una delle questioni che mi sta più a cuore.

[D] Cosa pensa della fioritura di gazebo e vetrate in piazza?
[R] Una più attenta e accurata pianificazione dell’arredo urbano non avrebbe creato tante polemiche, magari adottando la politica di Bonifacio attraverso un’ architettura omogenea. Avrei ridotto drasticamente le tasse degli spazi pubblici alle attività che sfidano il “generale economico” inverno.

[D] Santa Teresa è un paese ordinato?
[R] Abusivi che rendono la spiaggia un bazar le sembra ordinato? Parcheggi ridotti per i residenti, stalli per gli invalidi assenti, turismo illegale e abusivismo non hanno niente a che fare con l’ordine.

[D] La disciplina sul commercio dev’essere rivista?
[R] Sicuramente ha bisogno di essere rivista alla luce dei nuovi sviluppi turistici, contrastando lo spopolamento di determinate attività commerciali.

[D] Santa Teresa ha una politica sul turismo?
[R] Ho l’abitudine di rispondere alle domande, ma stavolta le chiedo: lei sa quanto stanzia l’attuale amministrazione per il turismo? Per la tassa di soggiorno ci auguriamo che il comune abbia fatto una programmazione per la destinazione dei cospicui introiti che ne deriveranno.

[D] Non so risponderle, per questo faccio domande. Me lo dica lei.
[R] Per questo serve più programmazione, maggiore competenza, creazione di un ministero ad hoc, rivisitazione della tassa di soggiorno e detassazione.

[D] A Santa Teresa esiste un problema assistenziale?
[R] L’assistenzialismo è giusto ma non deve essere fine a se stesso. Un punto di partenza, non di arrivo.

[D] Chi è il suo primo detrattore?
[R] Il geometra Dario Giagoni.

[D] E la persona che ripone più fiducia in lei?
[R] Dario Giagoni.

[D] Chi sarebbe il suo primo interlocutore in prospettiva di un’alleanza comunale?
[R] Alle politiche l’alleanza con il Psd-Az ha dato ottimi risultati. Alle comunali mi ci faccia pensare…

[D] Benché di origini teresine, Lei è nato a Osidda e ha vissuto per un breve periodo a Pattada: perchè nella sua connotazione identificativa e geografica prevale quest’ultima?
[R] Quant’è bella “giovinezza” che si fugge tuttavia…

[D] Crede che il consenso raccolto nel corso delle ultime elezioni le sarà confermato?
[R] Confido nei mie concittadini.

[D] Chi l’ha delusa maggiormente?
[R] Nessuno, anzi grandissimo risultato. Grazie a chi ha creduto nella Lega e in me.

[D] Il signor Michele dalla sardegna, uno degli esigenti lettori di questo blog, chiede: come intende risolvere il problema della peste suina?
[R] Serve che le istituzioni abbiano un dialogo, un tavolo di lavoro  con le popolazioni locali, dove viene allevato il suino al pascolo brado.  Inoltre, la mancanza di possibilità di accedere al credito da parte di chi vuole mettersi in regola diventa impossibile perché gli istituti di credito non ti aiutano.

[D] Ha una citazione preferita?
[R] Sì. Fatti non foste a viver come bruti.

[D] E neanche come Drupi. Ha una canzone preferita?
[R] A Love so beautiful di Michael Bolton, il mio cantante preferito.

[D] Michael Bolton è il suo cantante preferito? Questo potrebbe spiegare molte cose.
[R] Ascolto molto anche Enya, Ennio Morricone, Roxette, Bryan Adams, Laura Pausini.

[D] Minchia, che musica di merda!
[R] Se mi devo dare la carica ascolto Gigi D’Agostino.

[D] Esci da questo corpo!
[R] …

[D] E’ credente?
[R] Si.

[D] Crede di aver detto qualche cazzata?
[R] Assolutamente no.

[D] Saluti  e baci.
[R] Buon lavoro, a presto.


 


[Dario ritorna dalla guerra di Pattada]

https://alessandromuntoni.wordpress.com/2018/03/10/dario-ritorna-dalla-guerra-di-pattada/

Nun te #Renzi più

Una sposa ferita e coperta di sangue; passi di stivali su un pavimento di legno. Poche parole e poi uno sparo: l’uomo con gli stivali, il cui nome ci è ancora ignoto, ha sparato in testa alla sposa. Sì,  è il prologo di Kill Bill, ma potrebbe essere l’esito della direzione nazionale del PD convocata per venerdì prossimo.

 

A Tassare
[Nun te Renzi più]
A Tassare
[Nun te Renzi più]

A tassare con le pensioni
Senza ilari tuoi ciaoni
L’austerità
[Nun te Renzi più]
la Virginia
[Nun te Renzi più]

Parisi in bianco e Sala a corte
banchieri nei Boschi
e buffoni di corte
Padri di conti
super tensioni
[Nun te Renzi più]

Ladri di stelle e concussori
il canto a mitraglia dei commentatori
Tweet politicizzati
Elettori Lega analizzati
[Nun te Renzi più]

Piero blu, Franco blu
Rodolfo blu, Fassino blu
Rock and blues
[Nun te Renzi più]

E a Olbia
[Nun te Renzi più]
PD sparì
[Nun te Renzi più]
PD sparì
[Nun te Renzi più]
PD sparì anche da lì
da lì che non c’è più il PD
Settimo Nizzi
[Nun te Renzi più]

Ignazio Marino
Palazzo Marino
Marchini è bellino
Chiara Appendino dribbla Parisi
che scarta Fassino
Serracchiani, Orfini e Salvini
[Nunte Renzi più]

Gianni Lettieri
Brexit
Storace, Grillo, Meloni, Casti, Antonio Conte
Mafia capitale
Enrico Mentana, Raggi, Zaza, Giaccherini.

Onorevoli in eccedenza
cavaliere Merolone
Nobiluomo a Benevento
Rottamatore
Vossia PD, vecchio amour!
[Nun te Renzi più]

Amenità parlamentari
[Nun te Renzi più]
A tassare!

Al numero cinque
Ci sta Fassina
Si è alzato male stamattina
Mi sia consentito dire
[Nun te Renzi più]

Il nostro è un partito deleterio [certo]
Disponibile al confronto
Nella misura in cui
Il preservativo
Arena ogni compromess
Ahi lo stress!
Silvio e il sess!
E’tutto un cess!
E’ sempre arrett!

Se quest’ottobre riandrai a votare
Per la riforma costituzionale
E vivremo nel terrore
Che ci rubino la baronìa
E’ piu’ Prodi che Pisapia

Dove sei tu? Non m’ami più?
Dove sei tu? A Cefalù
Ma vaffancu’, dove sei tu?
[Nun te Renzi più]

Oh, Mastella!
[Nun te Renzi più]

Casto bondage
Il ’15-18, Giacchetti è cotto
Il ’48, il ’68, scarto ridotto

Sulla spiaggia Scalfarotto
programma direzioni
Lotteria di disoccupazioni
Mentre il popolo si gratta
La Taverna fa la matta
E si sfrega un po’ la patta
mentre vedo tanta gente
che non c’ha una corrente
nun c’ha niente
Però lo sente
Non è un serpente.

E allora amore mio contiamo
Zero virgola sei
vali per sei
ci giurerei
ma è meglio un gay
che bella sei
Adinolfi è lei
vale per sei
Family day
che bella sei
Sembravi un lui
Ma sei una lei.