Cioccolato e Cremlino

E’ tempo di alzare bandiera bianca. Le ultime mosse da scacchista di Putin hanno improvvisamente rivelato le difficoltà dell’occidente e ridisegnato gli equilibri in seno all’Alleanza Atlantica.

L’annunciata partenza di Pupo alla volta di Mosca, la scelta di andare in trincea, la promessa di un nuovo contributo al dialogo tra fratelli russi e fratelli ucraini, inevitabilmente impone nuove strategie.

Un impegno che rischia di fuorviare la pubblica opinione italiana, in queste ore affannata in più delicate questioni: la seduzione intellettuale di Selvaggia Lucarelli, che ha irradiato il confuso concetto di genocidio espresso da Liliana Segre; la stima percentuale del rischio corso dal Generale Vannacci nel confessato incontro con la trans Valentina.

Un brivido dolce è un po’ salato, ma non proprio un gelato al cioccolato.



Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Parola di un ipocrita

Indagando la composita sfera di parenti, amici, conoscenti, è raro scorgere persone che abbiano mai fatto ammissione della propria ipocrisia. Il quesito sorge allora spontaneo: se l’ipocrisia è tanto diffusa e radicata, perché ostracizzarla? Perché non annoverarla tra le sane manifestazioni dell’animo umano? Ha davvero senso indignarsi, dissimulare, se nessuno può dirsi immune? Passaggio obbligatorio…

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

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Gli smutandati

Per nulla indulgente all’immorale uso di presentarsi in chiesa già coddati, varando le nuove linee guida per la preparazione al matrimonio, Papa Francesco ha rinnovato alle giovani coppie l’invito alla castità.

Un’occasione per promuovere l’amicizia, l’intesa tra giovani uomini e giovani donne, la misericordia, la grazia di Dio.

Eppure basterebbe poco per intercettare i dissoluti tumulti giovanili, annusare l’odore ferino della carne, realizzare che le persone si smutandano ancor prima di localizzare la chiesa.

Il problema del giudizio di Dio, loro, non se lo pongono proprio; come il passeggier solingo, che calma la sete abbeverandosi nel porno.

L’ha messa, è finita!

Andate in pace.


Classificazione: 3 su 5.

Cioccolato e Cremlino

E’ tempo di alzare bandiera bianca. Le ultime mosse da scacchista di Putin hanno improvvisamente rivelato le difficoltà dell’occidente e ridisegnato gli equilibri in seno all’Alleanza Atlantica. L’annunciata partenza di Pupo alla volta di Mosca, la scelta di andare in trincea, la promessa di un nuovo contributo al dialogo tra fratelli russi e fratelli ucraini,…

Sinner, il sardo

Ha preso il via nei sinuosi tornanti di Scala di Djokovic, che dalla centoTrentino immette a Sassari, il battesimo elettorale di Ghjuannik Sinner, nella sorpresa generale candidato alla Presidenza della Regione Sardegna. Atterrato a bordo di un Boeing 737-200 nello scalo di Isili, sede della compagnia di bandiera EasyliJet, ha salutato deferente il pubblico distribuendo…

Il cane dell’ortolano

Sembrano ispirarsi più alla drammaturgia spagnola che alle sorti della Regione, lacerata da consumate alchimie elettorali, le iniziative che accompagnano la classe politica teresina al voto. Come il cane dell’ortolano, che non mangia né lascia gli altri mangiare, la generosa proposta di nomi e simboli rischia infatti di prosciugare le già aride risorse locali, sottraendo…

  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Che tempo che Fra’

E’ ancora vivo lo sdegno per l’intervista trasmessa domenica sera su Raitre a Che tempo che fa. Al conduttore, che ha deposto il consueto garbo curiale e impresso alla puntata un taglio anglossassone, l’ufficio vaticano contesta la tendenziosità delle domande e un atteggiamento apparso palesemente ostile e irriverente.

Un registro inedito per l’abituale approccio della cultura italiana davanti alla massima autorità cattolica e per l’inglorioso epilogo della trasmissione, degenerata nell’aggressione fisica e verbale, benché annunciata dalle fanfare dell’evangelismo .

Naufragato il tentativo di dirottare il dibattito sull’infatuazione per la professione del macellaio, a sorprendere è stata la reazione del Santo Padre. Provocato sul controverso Rapporto Monaco e dallo sguardo allusivo dei presenti in studio, la reazione è culminata in un’intemerata nei confronti di Fabio Fazio: «Ma ‘n padre po’ ave’ ‘n fijo così, senza ‘na casa, senza ‘na famiglia, con le pezze ar culo, a Raitre a chiede l’elemosina?» ha sbottato. «E co’ ‘sta stronza» rivolto a Filippa Lagerbäck «che so due ore che sta a mastica’, ma che te ciancichi, ao

Dalla pedofilia nel clero al celibato dei sacerdoti, dall’esenzione dell’Imu sugli immobili ecclesiastici al ruolo della donna, dal rapporto con Benedetto XVI alla crisi delle finanze vaticane, dalle posizioni sul fine vita all’omosessualità. Una bulimia polemica a esaurimento della quale il Pontefice ha abbandonato lo studio visibilmente contrariato.

A Fabio Fazio gli onori di un’intervista dignitosa, scevra da sottomissioni sacrificali, in armonia col rispetto dei ruoli, della professione, della sacralità.

Viva la RAI!


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  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

La medicina totale

Un giorno, la signora che fa le pulizie al poliambulatorio, presidio sanitario del paese, costruito da uno degli architetti più importanti dell’architettura totale gallurese dell’epoca, scrive una lettera e la indirizza all’Assessore Regionale e al Direttore Generale della ASL della Gallura. Tra le pagine della lettera inserisce una foto. Signori, lo vedete questo ragazzo che…

Il tacco Bianco

C’è qualcosa di calviniano nelle città della Puglia, nel bianco lucente che resiste al tempo e alle contaminazioni. E’ bianca Altamura, terra di frontiera tra Puglia e Basilicata, teatro di una vivace contesa con la città di Matera sull’arte del pane. E’ bianca Ostuni, dove dimesse insegne novembrine richiamano la memoria di un’estate felice. E’…

Ogni volta

Ogni volta che esortiamo a non dare importanzaOgni volta che ci rifiutiamo di comprendere uno stato emotivoOgni volta che incoraggiamo imprese impossibiliOgni volta che ci sentiamo invincibiliOgni volta che diciamo: “fregatene!”Ogni volta che umiliamo gli sconfittiOgni volta che facciamo pressione psicologicaOgni volta che deridiamo chi soffre per amoreOgni volta che: “l’hai visto quello?”Ogni volta che…

Salvate la Madonna

L’assioma secondo cui «Ogni minuto muore un imbecille, e ne nascono due», ci restituisce con matematica precisione al mondo reale; compendio  di livore,  sangue e merda.

La retorica della natività, stavolta,   è stata affossata non in presenza di un atto rivoluzionario, ma con l’esercizio di un naturale gesto di misericordia, normalità per un pontefice. Chi se non il papa dovrebbe ricordare la parola del vangelo? Chi se non il papa dovrebbe denunciare lo snaturamento della solennità cristiana?

L’indulgenza a pulsioni che aggrediscono il sentimento cristiano, la bontà che si spegne con l’ultima luminaria, spogliano contraddizioni talmente ovvie che anche denunciarle suona banale.

La sera del ventiquattro nessuno si danna alla ricerca di una scelta caritatevole;  i buoni propositi si esauriscono lungo perigli di bancate luculliane, all’ombra di finti abeti sotto i quali scartiamo regali inutili.

Dire che Gesù è nei figli dei migranti non è il tratto di un disegno mondialista, è un’ invocazione. Il figlio di Dio, nella cui fede si specchiano i credenti, è nato profugo, indesiderato, rifiutato. Basta sfogliare un quotidiano qualsiasi per arguire che se i cristiani avessero vissuto la sua epoca,  quel nazareno lo avrebbero respinto. Se oggi  lo avessero fra loro, non lo riconoscerebbero.

Ma ci voleva il papa per ricordarvi che essere cristiani non significa disporre una statuina nel presepe o assistere alla messa di mezzanotte?

Il cristianesimo è appartenenza, solidarietà, accoglienza. Materie sulle quali si possono edificare maestose dignità, ma anche sontuose campagne elettorali. Ma ditelo sottovoce,  il nuovo manifesto papista è alle porte.

Il fattore [P]

Ha dovuto attendere trent’anni il porporato Pino Giagoni prima che il conclave carnevalesco, presieduto da monsignor Debidda, lo elegesse papa. Tuttavia,  si infittiscono i sospetti di un presunto voto di scambio – espressamente vietato dalla costituzione apostolica Universi dominici gregis – concluso nelle stanze vaticane e mediato dai cardinali Taras, a loro volta elevati alla dignità episcopale dal concordato tra Benedetto XVI, il sindaco Stefano Pisciottu e il Partito sardo d’azione. Perché quando si tratta di spartizione, il partito sardo è sempre presente.

Abbandonando la consuetudine del cambiamento onomastico, il pontefice ha mantenuto il nome battesimale anche dalla sommità del soglio vaticano, caricando di gravità la concretezza della sua forza innovatrice.

L’entusiasmo per l’elezione di Papa Pino I, si è presto diffusa in tutto il paese, che ha interrotto la sua rinomata riservatezza per accogliere l’illustre cittadino. Un solo uomo ha accolto con distacco la lietezza dell’evento: Domenico Doddie Ogno,  un curioso malfattore teresino che puntando l’indice contro la dubbia solidità del nuovo pontificato, avrebbe affermato: “se quello è diventato papa, io diventerò sindaco“. Salvo poi aggiungere: “e state pur certi che il vostro peccato vi ritroverà”. Una rivelazione sibillina che, secondo il politologo Antonio Luna, potrebbe travalicare i margini già confusi della retorica politica.

Tuttavia, nonostante l’atmosfera gaudiosa, fonti attendibili fanno trapelare che il nuovo papa abbia severamente criticato la deflorazione dell’insegna dell’attività di famiglia da parte di un’orda di tifosi di fonni, gli stessi che avrebbero oltraggiato la  barcaccia del Bernini, nei pressi di cala sambuco. A stigmatizzare l’offesa recata al patrimonio teresino, è poi intervenuto lo stesso sindaco Pisciottu: “esigo che Santa Teresa abbia una gestione della sicurezza e del carnevale all’altezza  di Rio. Chiederò al ministro Alfano se, visti gli ultimi fatti, Santa Teresa è sicura anche in fatto di terrorismo, dopo le recente minacce dell’ Esit… dell’Isis, scusate. Evidentemente, domenica  abbiamo dimostrato che non è sicura.”

Tornando all’elemento canzonatorio del carnevale, la narrazione del personaggio papalino, che ha raggiunto esemplari canoni di perfezione, presenta  sorprendenti analogie con alcuni fenomeni che hanno attraversato, e ancora attraversano, la memoria del paese. Per questo, eminenti intellettuali si sono interrogati sull’esistenza di un legame ossessivo, a tratti paranoico,  fra queste persone e la lettera [P]: Picciulì, Peperone, Paoletto, Postiglione, lo stesso Pino. Tutti inestricabilmente legati, come lo è il sindaco Pisciottu, alla quattordicesima lettera dell’alfabeto.

Una coincidenza o l’ennesima beffarda celia di Giorgio?

Cinquanta sfumature di Tarcisio

[Colloquio con Tarcisio Pani]

Tarcisio mi dà appuntamento nei pressi delle cantine Argiolas di Serdiana, alle tre del mattino. Dice che al mattino il cervello è più reattivo; ma si presenta a mezzogiorno e mezzo, ancora in pigiama. Il sole è caldo, il cielo azzurro, quando arriva lui. Alle tre, quando sono arrivato io, c’era buio, faceva freddo e non s’intravedeva un’anima. La massima autorità del governo serdianese, 60 anni, entra, sorride, scorreggia e si accomoda su una poltrona, circondato dalle donne del paese, che sublimano il suo ego dispensandogli fiori e frutta traboccanti da una cornucopia sottratta ai rivali parteollesi.

Tarcisio Pani, serdianese, nato il 14 aprile del 1954 a Siurgus Donigala da babbo Salvatore, contadino, e mamma Maria Teresa, casalinga. A sei anni è in collegio e pensa di farsi prete, ma a otto incontra satana e ne rimane affascinato. A nove diventa segretario della federazione satanica giovanile della trexenta. Frequenta medie e ginnasio in seminario, maturità classica al Siotto. A diciassette anni conosce Angela. Nel ’79 la sposa andando in comune a cavallo di un asino e con due testimoni trovati in piazza. Ricattato moralmente, lo stesso anno, si sposa anche in chiesa. Ama la cucina sarda, adora Tagore e Salgari. Occhi azzurri tra l’ammiccante e il tagliente; sa essere mellifluo e insultante, gli strumenti oratori li conosce tutti. Ha sempre oscillato, dicono, tra la moderazione vellutata e l’oltranzismo violento. Ha molti amici e ignora i nemici; di carattere non è semplice, duro fino all’estremo ma anche timido; spontaneo e chiuso; aggressivo e ingenuo; brusco e cordiale. Alle accuse risponde ragionando, agli insulti querelando. Non è tipo da porgere l’altra guancia.

[D] Buongiorno Tarcisio, grazie per aver accettato il mio invito.
[R] Buongiorno, grazie a te.

[D] Da pochi giorni abbiamo un nuovo presidente della repubblica. Di Mattarella un autore di spinoza.it ha detto: “a confronto, Napolitano era Balotelli”. Le piace Mattarella?
[R] Decisamente no! Confesso che ignoravo chi fosse, mi sono informato su Wikipedia. Un gran pezzo di mattarellum!

[D] La recrudescenza del terrorismo mediorientale ha monopolizzato le prime pagine dei giornali. Rivolgendomi al dipendente Inail, chiedo: anche il ruolo del prigioniero politico è un infortunio sul lavoro?
[R] Solo se viene condannato ai lavori forzati.

[D] Ha tagliato più teste l’Isis o l’Inps?
[R] Senza alcun dubbio l’Inps.

[D] Quanto è importante la comunicazione nel terrorismo moderno?
[R] Quanto la non comunicazione delle tante guerra in atto.

[D] Oltre che un raffinato scrittore e un vorace turista del social network, Tarcisio Pani è un poeta profondo e sensibile. A quale sua poesia si sente più legato?
[R] La mia preferita, e quella che descrive con maggiore intensità un’emozione vissuta, è Bagno di luna.

[D]Ce la recita?
R] Non la ricordo a memoria ma posso fare copia-incolla: bagno di luna.

Cammino avvolto da soffici pensieri
Sui miei sandali è già sabbia di ieri,
è la luna che mi porge un dolce invito:
Abbandona questo giorno ormai finito
E lascia che ti avvolga la mia scia.
Dei tuoi pensieri sia pure quel che sia!
 
Ma che splendido mare questa notte!
E che cielo! E le stelle, un po’ mignotte,
Ci si buttano dentro a capofitto.
Tantissime ne seguo con il dito
Che si adagiano leggere come foglie
Sullo specchio del mare che le accoglie.
 
E lì danzano, danzano, danzano,
ormai non ho pensieri che mi avanzano
né vestiti ad opprimermi la pelle,
scivolo già silenzioso tra le stelle,
solo, lentamente, dolcemente nuoto.
O forse volo, librandomi nel vuoto?
 
V’ingoierò tutte, ne rimarrà nessuna
In questo tiepido, mio, bagno di luna.
[agosto 1998]
[D] Che valore attribuisce alla solitudine?
[R] Un tempo ne avevo terrore ed ero ingordo di amicizie, ora ne sto apprezzando il valore perché mi aiuta a capirmi meglio.

[D] Lei si sente solo?
[R] Assolutamente no!

[D] Diceva Longanesi: “l’amore è l’attesa di una gioia che quando arriva annoia”. Lei è innamorato?
[R] Sono eternamente innamorato.

[D] Quanto contano le cadute nella vita di una persona?
[R] Molto. Con le cadute si impara a bestemmiare.

[D] E’caduto molte volte? E’ più arruttu o più arrettu?
[R] Arruttidus liberatori.

[D] Lei, Tarcisio, ha sempre criticato l’ipocrisia e il malcostume della chiesa. Come si pone oggi rispetto a Papa Francesco e al modo in cui il pontefice ha cambiato la percezione del cristianesimo?
[R] Non può avere credibilità uno che sostiene di essere Dio in terra.

[D]Le piacerebbe incontrarlo?
[R] No. Non ho proprio un cazzo da dirgli.

[D] Se dovesse diventare papa, che nome sceglierebbe?
[R] Per rompere gli schemi mi farei chiamare Luxuria I.

[D] Ha mai sentito la vocazione o praticato la liturgia?
[R] Avevo dieci anni quando mi si presentò l’Arcangelo Gabriele e mi propose di entrare in Seminario. Mi tennero prigioniero per cinque lunghi anni drogandomi di liturgie. Poi venne a trovarmi Satana e mi propose la figa. La scelta fu molto facile.

[D] Eugenio Scalfari sostiene di non essere anticlericale, ma di diventarlo quando incontra un clericale. Lei crede in Dio?
[R] Mi è più facile credere in Pinocchio.

[D] Che giudizio ha della chiesa?
[R] Una masnada di lestofanti, ipocriti, bugiardi…

[D] Le crea disagio condividere il nome con l’arcivescovo Bertone, il cui nome figura nel ricorso presentato alla corte penale internazionale dall’associazione vittime della pedofilia?
[R] Io pensavo fosse un carrozziere. Ti svelerò un segreto, mi hanno chiamato così perché ho un cugino in seconda, se non addirittura in folle, che si chiama Tarcisio. Pensavano così di segnarmi il destino. Fecero i conti senza l’hostess.

[D] Hai paura della morte?
[R] Ho paura del dolore.

[D] Ci pensi mai?
Ci penso certo, ma faccio parte “del gregge di Epicuro”, come con disprezzo si esprime al riguardo la Chiesa. Se ci sono io non ci può essere lei e viceversa. Non ha senso preoccuparsene.

[D] La locuzione cartesiana cogito ergo sum, esprime la certezza che l’uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante. Oggi questa libertà di pensiero, non solo politicamente, è sempre più delegata. La società moderna è passivamente transitata da cogito ergo sum, sede autonoma del pensiero, a ci pensa Cannas. Tra Cartesio e Cannas, Tarcisio come si colloca?
[R] IO? Coito ergo sum. E’ il coito il motore dell’universo e non può essere delegato.

[D] “Conosci Oggy e i maledetti scarafaggi? Sono dei delinquenti ma almeno sono simpatici.” Sai chi ha scritto queste parole?
[R] Le ha scritte il mio doppio su facebook, per alleviare le sofferenze di un’amica virtuale (Giulia Muglia, n.d.r.), costretta a subire quella maiala di Peppa Pig.

[D] Chi è Peppa Pig?
[R] Peppa la maiala, non vedo l’ora che diventi prosciutto.

[D] Perché la conosce?
[R] In verità non la conosco proprio, ma mi sta sulle palle un maiale con gli occhiali.

[D] Viaggia spesso? Esiste una città al mondo in cui tornerebbe volentieri?
[R] Sono l’anti-odissseo, viaggio pochissimo per pigrizia… Sono stato due volte a Parigi.

[D] Lei è molto presente sui social network, e molti la conoscono pur non avendola mai incontrata: come immagina la sua vita senza facebook?
[R ]Scusami un attimo, mi sono arrivati un paio di post.

[D] A proposito di amicizie nate in rete, chi era Mario Neuronio Berni? Che ricordo ha di lui?
[D] Mario l’ho conosciuto proprio su facebook, mi hanno affascinato sia la sua grande ironia, sia la sensibilità che faceva trasparire nei suoi “status” e commenti. Intelligente, ironico, dissacrante. Una persona vera. Mi manca.

[D] Prima di conoscermi avrebbe mai immaginato che un giorno l’avrei intervistata?
[R] A proposito, uscirà sul Times?

[D] Che giudizio dà a quest’intervista?
[R] Un altro incontro che mi arricchisce. Però sei bravo, mi sono messo a nudo senza timore.

[D] La metterà a curriculum?
[R] La custodirò gelosamente.

[D] Per essersi sottoposto a questo colloquio percepirà un simbolico dollaro d’argento pescato dal fondo del sand creek. Come pensa di investirlo?
[R ] Prima farò i miei bisogni ed il resto lo donerò ai poveri.

Grazie, Tarcisio.

[mentre risponde alle domande, Tarcisio non sa come e con quale immagine verrà introdotta l’intervista]

Mica sei Pietro Micca

In un’epoca disillusa, in cui ogni parola è abusata, in cui si è giunti a coniugare l’ossimoro decrescita felice – una di quelle cose che tutti auspicano, ma per gli altri -, la confusione non può che regnare sovrana.

In questa prima metà di gennaio, che costituirà materia di studio per gli esegeti di filosofia escatologica, l’espressione più abusata è senza dubbio eroe. Secondo la vulgata, sono stati eroici gli estimatori di Pino Daniele, partiti da ogni angolo d’Italia per dare l’ultima testimonianza d’affetto al cantautore; sono stati eroici i redattori di Charlie Hebdo, sterminati da un commando di fondamentalisti; sono state eroiche Greta e Vanessa, le due cooperanti lombarde partite alla volta della Siria, probabilmente pensando di recarsi al centro commerciale di Paderno Dugnano.

Se proprio dobbiamo forzare la semantica lessicale, fra quelli menzionati, gli unici eventuali eroi sono i redattori di Charlie Hebdo, che nonostante le minacce ricevute in passato e l’elevato rischio di attentati a cui erano esposti, hanno proseguito la loro attività. Rischi dei quali tutti erano al corrente, eccetto i servizi segreti francesi. Ecco, per loro sono disposto ad accogliere l’eccezione, ma per Greta e Vanessa no. A parte il contributo – che ancora mi sfugge – che due ventenni inesperte potrebbero dare a un popolo piagato come quello siriano, mi sono chiesto: ma perché due ragazzine, in preda a un’ improvvisa indole salvifica, o più probabilmente a un calo di zuccheri, zaino in spalla, prendono e partono in Siria? Perché in Siria? Non possono rendersi ugualmente utili prestando assistenza negli ospedali italiani, negli ospizi, nelle scuole, nelle innumerevoli aree depresse del sud Italia? No, in Siria!

Vanessa e Greta, della cui liberazione – sia chiaro – non posso che felicitarmi, non sono due eroine, sono due incoscienti, partite al seguito di un’associazione umanitaria non riconosciuta, con l’aggravante di non aver informato il ministero degli esteri. Dice il vicepresidente del Copasir: “Sono partite come i vecchi pellegrini di una volta, con la bisaccia e la cintura, convinte così di poter aiutare ed alleviare le sofferenze di quei popoli.” E il risultato di questo encomiabile ardore umanitario qual è stato? Sono state rapite e per riscattarle – si presume – il governo italiano ha dovuto pagare dodici milioni di dollari, che dubito andranno a finanziare le iniziative filantropiche dei rapitori;  veicolando nel mondo il messaggio che gli italiani pagano i riscatti,  quindi esponendo al medesimo rischio i connazionali che si recano in aree disagiate.

Di Pietro Micca ce n’è stato uno, e credo possa bastare. Certe iniziative, per quanto ispirate dalla nobile arte della solidarietà, devono essere coordinate da chi ha competenza strategica e ponderate in funzione del pericolo al quale esponiamo noi stessi o le persone a noi riferibili. In ogni caso, sappiate che nessuno vi ricorderà come eroi se – valutando a priori le conseguenze – non insulterete la mamma del papa.