Domenica pomeriggio, mentre orde di tifosi festanti affollavano le strade londinesi all’assalto del nulla, un perplesso commentatore italiano ha scritto: La differenza più grande tra il tifo inglese e quello italiano è la scaramanzia: in Inghilterra è tutto un “vai che vinciamo” e “it’s coming home“. Se uno andasse in un bar italiano a dire “vai che vinciamo“, con una mano si toccano e con l’altra lo menano.
I sudditi di Sua Maestà la regina invece, dall’alto della superiorità loro calata da ‘stocazzo, hanno preferito esagerare trasformando l’attesa in uno sciagurato carosello di cori, bevute, fumogeni; uno dei quali profeticamente infilato nel culo.
Hanno sbagliato tutto quel che si poteva sbagliare, non solo sul campo. Hanno fischiato l’inno italiano, hanno rifiutato la medaglia del secondo posto, hanno abbandonato lo stadio prima della premiazione, hanno insultato con epiteti razzisti, confermando la solidarietà cosmetica del Black Live Matter, i tre giocatori di pelle nera che hanno sbagliato il calcio di rigore. Lo stesso Principe William, abiurando la buona educazione ancor prima che i protocolli istituzionali, non si è congratulato con il Presidente della Repubblica.
Inglorioso finale per chi, in una partita tutto sommato modesta, dopo il vantaggio iniziale, aveva coltivato l’illusione della vittoria. Dettaglio che tuttavia non deprime il romanticismo del trionfo, tanto più per una nazione, l’Italia, che non partiva con i favori del pronostico.
Romanticismo che a fine partita si trasfigura nel commosso abbraccio tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli, nella fierezza di Giorgio Chiellini, nel pianto nervoso di Bernardeschi, nell’esuberanza di Florenzi, nella telefonata di Chiesa alla mamma, nella malasorte di Spinazzola, portato in trionfo con le stampelle da De Rossi.
Una vertigine di emozioni, di gesti normali che restituiscono quei ragazzi alla loro età, sciogliendo il coagulo retorico e di invidia sociale che ne colpevolizza la fortuna.
L’ultimo scatto è per l’eroe della partita, Gianluigi Donnarumma, il portiere, che dopo aver parato il rigore decisivo, come se niente fosse, s’incammina fuori dall’area, ignaro di essere appena diventato campione d’Europa.
Uligano, don’t say cat if the cat not is in the sac!
Gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio, e perdono le partite di calcio come fossero guerre. [Winston Churchill]
Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.
Scivolata sui gradini di BRISTOL.
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