Red Malpelo

Se in questo bizzarro paese – che accantona santi poeti e navigatori a favore di complottisti e perditempo d’ogni forgia – gravita nei deliri che quotidianamente indaghiamo, un indiscusso merito è di Red Ronnie, indefesso tessitore di oscure trame.

Già interprete di audaci elucubrazioni sui vaccini e sulla guerra in Ucraina – i cui cieli sarebbero sorvolati da UFO che scortano i bombardieri – non è mancato un contributo sull’apocalisse romagnola.

Riluttante alle astruse riflessioni accademiche sul riscaldamento globale, l’indomito giornalista, niente affatto persuaso dalla solennità cattedratica, ha puntato l’indice su un episodio omesso dalle cronache ufficiali: il mistero di un aereo che a pochi giorni dall’alluvione, sorvolando i cieli romagnoli, avrebbe indotto l’innaturale precipitazione attraverso il rilascio di scie chimiche.

Una teoria quasi credibile se rapportata al più complesso affaire Ridracoli, terminale di torsioni e deliri dogmatici. Secondo la vulgata complottista, gli occulti cospiratori avrebbero scientemente accumulato le risorse idriche nell’invaso, fino alla massima capienza, per poi rovesciare la piena nella sottostante valle, causando l’inondazione.

La catastrofe, accreditando questa combinazione, è pertanto il culmine di un definito progetto criminale, il segmento operativo di una struttura onnipotente che attraverso tragedie, carestie e pestilenze anela allo sterminio dell’umanità, con lo scopo di restituire il potere ai buoni e ai giusti.

Giusti – per inciso – capaci di scambiare un velivolo in perlustrazione per il Giro d’Italia con un satanico strumento di distruzione.

Alla comprensione del fenomeno, che parafrasando Flaiano è complesso ma non serio, ci è d’ausilio la ruvida concretezza vernacolare, mirabilmente espressa da un interventista del programma radiofonico La Zanzara:

«Ma voi negazionisti e complottisti der cazzo, come vivete durante ‘a giornata? C’avete bisogno de ‘ncomplotto quotidiano perché sennò l’alternativa pe’ voi sarebbe de buttasse da ‘na finestra.

E Dar corona virus che c’avete trifolato li cojoni! E dentro er vaccino c’è er microchip, er green pass era er marchio der diavolo; poi Putin ha invaso l’Ucraina e dicevate che era Zelens’kyj che se bombardava da solo e Putin era destinato ar nobel pa ‘a pace; e poi le piogge torrenziali con l’allagamenti in Emilia Romagna e ve sete inventati ch’erano l’aeroplani che portavano ‘e scie chimiche ch’avevano portate da ‘e logge massoniche guidate da Soros e Bill Gates. Aho! ma fatela finita, fateve curà.

Voi se uscite da casa e pe’ du’ giorni l’ascensore lo trovate ar piano terra anziché ar quarto piano pensate che è ‘n comploto guidato dalla banca aschenazita ch’è dall’artra parte della strada.

Ve sete professati divulgatori de conoscenza, sete solo dei parassiti. Piero Angela era ‘n divurgatore; voi l’unica conoscenza che avete è la merda che v’esce dar culo».


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Parola di un ipocrita

Indagando la composita sfera di parenti, amici, conoscenti, è raro scorgere persone che abbiano mai fatto ammissione della propria ipocrisia. Il quesito sorge allora spontaneo: se l’ipocrisia è tanto diffusa e radicata, perché ostracizzarla? Perché non annoverarla tra le sane manifestazioni dell’animo umano? Ha davvero senso indignarsi, dissimulare, se nessuno può dirsi immune? Passaggio obbligatorio…

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

Fahrenheit 66

Ispirati dalla narrativa distopica di Ray Bradbury, stimolano da qualche giorno il dibattito le linee guida diramate dal Ministero della transizione ecologica per il contenimento dei consumi.

Se per Montag, indifferente alla guerra e ai costi del cherosene, era una gioia appiccare il fuoco e assistere ai libri divorati dalle fiamme, il protagonista del romanzo italiano, terrorizzato dallo spettro di un inverno lungo e rigido, sarà votato a comportamenti più virtuosi.

Dallo spegnimento dei dispositivi non essenziali alle nuove norme per la cottura della pasta, dall’ottimizzazione dei carichi elettrodomestici alla riduzione dei tempi della doccia, è copioso il fiorire di biasimi e precetti ereditati più dalle buone pratiche educative che dalle circolari ministeriali.

A generare le reazioni più scomposte il grado della discordia, ovvero l’abbassamento delle temperature dei termosifoni da venti a diciannove gradi. Misura che – secondo gli italiani – implicando l’avanzamento delle calotte polari e dei ghiacciai direttamente in soggiorno indurrebbe la glaciazione degli ambienti domestici associata a potenziali fenomeni di ipotermia.

Un effetto non auspicabile ma comunque interessante se incrociato al simbolismo e alle sacre scritture. Il diciannove è infatti il numero di verso e di capitolo nel Corano in cui l’angelo annuncia a Maria la nascita di Gesù.

E com’è nato Gesù? Al freddo e al gelo.

Ignoranti!

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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti. Per Benito era il primo sabato antifascista. Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato…

Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse. Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri. Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili…

La ruota

**** C’era una ruota molto carina Scendendo al porto, giù alla marinaNon si poteva salirci dentroQuando ostinato soffiava il vento Non si poteva vedere nienteIn quella zona non c’era gente Non si poteva fare pipìIl depuratore era già lì Ma era bella, bella davveroMeglio di quelle di Olbia e di AlgheroMa era bella, bella davveroE…

Delenda Capo Testa

Quel giorno Catone si presentò al Senato con una cesta di canestre, un pennello e un barattolo di vernice bianca. Già in passato – rammentano gli storici – l’ormai anziano Senatore aveva cercato di convincere il supremo organo locale a dichiarare guerra a Capo Testa, trafficata succursale dell’impero.

Palesando la curiosità dei presenti, Catone adagiò una grande cesta sul banco consiliare, la scoperse e diede ordine ai commessi di distribuire le canestre appena giunte dal forno di Capo Testa. Nel rispetto della tradizione, gli alimenti erano stati impastati nelle prime ore del mattino, cotti nell’antico forno e trasportati dalle massaie dentro capienti contenitori di vimini.

Le donne, che trasportavano le ceste in equilibrio sul capo, distribuirono il peso imbastendo una robusta imbottitura di fieno e stracci.

Insistendo sulla fragranza e la buona conservazione del prodotto, il Senatore volle dimostrare la pericolosa vicinanza di Capo Testa alle spiagge di Aglientu e Palau, il cui commercio – di Aglientu e Palau – era seriamente avversato dal borgo teresino.

“Delenda Capo Testa!”, tuonò Catone agitando animosamente una canestra.

Raccogliendo l’entusiasta approvazione dei colleghi, alcuni dei quali interessati più alla sapidità delle canestre che alle sorti del luogo, il Senato deliberò il temporaneo contingentamento della regione comunale, l’istituzione di un’estesa area pedonale, la chiusura degli spazi un tempo adibiti alla sosta, la sospensione del trasporto pubblico.

Fu riprogrammata la viabilità promuovendo l’impiego di quadrupedi e veicoli senza motore.

Non si fece attendere il plauso degli ecologisti per il definitivo stanziamento degli autobus in piazza Samuel Beckett, nei pressi dell’area portuale.


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Rombo di Todde

La spedizione di Todde sarà ricordata come uno degli episodi cruciali della campagna elettorale sarda. Partita nella notte tra il 18 e il 19 di febbraio dall’agro del campo largo, Todde sembra muoversi con il preordinato scopo di rovesciare il governo fascista e appoggiare le rivolte scoppiate nell’isola. Turbata dalla voce tonante e imperiosa e dal…

Bar Ghali

Esistono considerazioni che dovrebbero essere giudicate con il metro abitualmente riservato alle concorrenti di Miss Italia o alle interviste rilasciate dai passanti. Considerazioni che dovrebbero gravitare, più che nei programmi di approfondimento, nelle pezze surrealiste di Valerio Lundini. Esistono poi considerazioni che dovrebbero svilupparsi in contesti più naturali, affrancati dalla retorica e da sottese logiche…

Sinner, il sardo

Ha preso il via nei sinuosi tornanti di Scala di Djokovic, che dalla centoTrentino immette a Sassari, il battesimo elettorale di Ghjuannik Sinner, nella sorpresa generale candidato alla Presidenza della Regione Sardegna. Atterrato a bordo di un Boeing 737-200 nello scalo di Isili, sede della compagnia di bandiera EasyliJet, ha salutato deferente il pubblico distribuendo…

Area Marina Protratta

E’ il 4 marzo dell’anno 2021

E’ giovedì
A Santa Teresa il sole è sorto alle 06:51
La luna è gibbosa calante
La Chiesa ricorda i santi Casimiro e Lucio
Il Presidente del Consiglio è Mario Draghi
L’Inter di Antonio Conte è prima in classifica.

Mentre i giorni passano, i figli crescono, le mamme invecchiano, generano da qualche ora sconcerto le strategie prospettate per la prossima stagione estiva. Non tanto per l’alba, la luna o le celebrazioni di Sancta Romana Ecclesia, quanto per le sommarie notizie riguardanti la mobilità per Capo Testa.

Le uniche dichiarazioni, quelle dell’Unione Alta Gallura, parlano esplicitamente di mobilità turistica di tipo collettivo, con limitazione di quella individuale a poche ristrette categorie: proprietari, affittuari, ospiti delle strutture ricettive, operatori commerciali. Dichiarazioni che, per delusione o per incredulità, licenziano perplessità già esplorate con le prime misure adottate dal Governo, quando il cittadino si chiedeva se il proprio caso fosse o meno incluso nel novero di quelli autorizzati.

Ma ancora pa li lungunesi? – chiede le gente.

Apprezzata l’idea di progettare un trasporto pubblico a basso impatto ambientale; di salvaguardare il litorale costiero e i fondali; di regolamentare un più ordinato accesso alle spiagge, comunque, è 4 marzo; appena due mesi ci separano dall’inizio della stagione. Due.

Se da un lato tenaci imperversano le varianti del contagio, con altrettanta rapidità, dall’altro, corrono le esigenze organizzative di imprenditori e cittadini, abbandonati nell’impossibilità di fornire informazioni precise e possibilmente definitive. Un’incertezza che potrebbe influire sulle aspettative del turista. E non solo.

Mettiamoci nei panni di un’immaginaria nonna Pina, alacre ottuagenaria che a bordo della sua Fiat Panda Fire, giorno dopo giorno, scarrozza in lungo e in largo per il paese per caricare e portare al mare i suoi nove nipoti.

Nonna Pina, con meticolosità militare e consumata sapienza logistica, raggiunge quotidianamente Capo Testa, calcolando l’ora in cui qualcuno libererà il posteggio; parcheggia la Panda, raggiunge la spiaggia e rovescia nell’unico spazio disponibile un assortimento di asciugamani e giocattoli visibili dalla luna. Completano il carico un ombrellone di ultima generazione con punta perforante, che a ogni affondo provoca una scossa di magnitudo 6.3 a Singapore; sdraio multipiano con tettuccio estraibile e ingresso USB; pozzetto frigo di categoria energetica A+++ , tecnologia no frost, raffreddamento All around cooling, modulatore di potenza e derrate alimentari di prima scelta.

Nonna Pina, che vorrebbe portare avanti questa nobile attività, grazie alla quale dispensa i figli da ulteriori spese, oggi, è angosciata perché ha letto su La Nuova Sardegna che da quest’anno potrà raggiungere la spiaggia solo a bordo di una navetta elettrica, che dovrà attendere la coincidenza nella stazione allestita al porto, che dovrà badare ai nove nipoti durante il trasporto, al mare, al rientro. Rientro che dovrà coincidere con gli orari e la disponibilità degli autobus.

Nonna Pina ancora ricorda quel festoso comizio in piazza, un sabato, nel quale tutti applaudivano; anche lei applaudiva. Le avevano detto che l’Area Marina Protetta avrebbe portato benessere e prosperità, i mari si sarebbero ripopolati e i lungunesi avrebbero ricominciato a pescare le minchie di re.

Non vorrei, zia Pina, che essendo la nostra una repubblica parlamentare, ci rimanessero solo le minchie.

® copertina: Lisandro Rota


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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

L’arte della difesa

E’ davvero istrionica e mai banale la scelta comunicativa di Massimiliano Allegri, l’allenatore più pagato della serie A, con il monte ingaggi più costoso della serie A, artefice di vittorie eclatanti e cadute rovinose. Un impegno logorante, il suo, che assistendo all’indebolimento di consolidati meccanismi feudali, scaltro sposta sugli antagonisti la paura e l’onta del…

La medicina totale

Un giorno, la signora che fa le pulizie al poliambulatorio, presidio sanitario del paese, costruito da uno degli architetti più importanti dell’architettura totale gallurese dell’epoca, scrive una lettera e la indirizza all’Assessore Regionale e al Direttore Generale della ASL della Gallura. Tra le pagine della lettera inserisce una foto. Signori, lo vedete questo ragazzo che…

Il tacco Bianco

C’è qualcosa di calviniano nelle città della Puglia, nel bianco lucente che resiste al tempo e alle contaminazioni. E’ bianca Altamura, terra di frontiera tra Puglia e Basilicata, teatro di una vivace contesa con la città di Matera sull’arte del pane. E’ bianca Ostuni, dove dimesse insegne novembrine richiamano la memoria di un’estate felice. E’…

L’elettore

Nell’antologia del dissesto italiano, nelle case crollate, nei corpi travolti e inumati dal fango si coagula il veleno che ha intossicato il rapporto tra lo stato e l’elettore.

L’elettore, quel pezzo di merda, quel miserabile abituato a piangersi addosso, a caricare di gravità le responsabilità altrui e ad autoassolversi quando le mani insozzate sono le sue.

All’elettore non importa il benessere collettivo; gli interessa la sua famiglia, il suo lavoro, la sua reputazione. Ha costantemente bisogno di un avversario, un bersaglio già inviso ai suoi simili, al quale imputare il tramonto di prospettive che altrimenti sarebbero radiose.

Un cinico sempre incline a fottere lo stato del quale si lamenta. Evade le tasse ma contesta l’efficienza dei servizi, è contrario agli abusi ma anela sanatorie che prima o poi arrivano. La veranda che diventa soggiorno, lo sbancamento azzardato, la struttura precaria che nottetempo prende forma come il vespasiano del Marchese Del Grillo.

Diceva Ennio Flaiano: «Vivere è una serie illimitata di errori, ognuno dei quali sostiene il precedente e si appoggia al seguente». L’Italiano questo concetto lo ha preso alla lettera. Esistono aree in cui l’abuso edilizio, nell’accezione più deteriore, è la regola e quando l’autorità interviene per ripristinare l’ordine si inaugurano anni di battaglie legali ricorrendo al TAR.

Casteldaccia è il paradigma di questa deviazione. C’è un comune colpevole per la mancata demolizione dello stabile, ma anche per l’omessa collaborazione nella mappatura regionale delle unità abusive; c’è un proprietario che disinvolto affitta un’abitazione dalla quale lui stesso dice di essersi allontanato dopo i danni provocati dall’esondazione di dieci anni prima. Danni per i quali, e qui la tragedia sconfina nella farsa, lamenta il rigetto della sua richiesta di risarcimento.

Deviazioni che rispondono a raffinate logiche di scambio, a un mercato che non conosce crisi, quello del consenso. Il proprietario che commette l’illecito vota e il suo voto pesa. La promessa di una sanatoria non vale una riforma sanitaria, non vale una riforma scolastica, non vale un progetto infrastrutturale. Il bene comune è un concetto astratto; l’abuso sanato è tangibile, ha muri, porte, stanze nelle quali vivere e, a volte, morire.

Lo stato buono è uno stato morto. Parola di un elettore.

Giallo Van Gogh

Chissà cos’avrebbe pensato Van Gogh, lui che nel giallo aveva immerso il suo talento creativo, assistendo alla marea che ha intorbidite le acque di Rena Bianca?

Chissà se avrebbe preferito tapparsi gli occhi per non vedere o tagliarsi anche l’altro orecchio pur di non sentire le puttanate sesquipedali circolate in questi giorni. Perché adesso che il referto dell’ARPAS ha certificato le cause della colorazione, scaturita da un fenomeno naturale, è doveroso ripristinare l’ordine.

Si è in grado di stabilire, dice il referto, che la colorazione anomala delle acque è da attribuirsi alla presenza di microalghe appartenenti ad almeno due specie e la cui identificazione è tutt’ora in corso.

Come meduse arenate, anche le insinuazioni si sono sciolte al sole. Un monito per chi, ardimentarsi nei perigli, ha voltato le spalle al buon senso e alla cautela, rifiutando la normale profilassi che subordina il giudizio selvaggio all’informazione o, come nel caso in specie, all’evidenza scientifica.

Bene o male come fa il comune di Chernobyl quando un suo cittadino scorreggia. Prima di allarmare la popolazione, attuando il piano di evacuazione e di reinsediamento, è un’equipe di esperti che rileva se l’esplosione promani dalle pareti intestinali del cittadino o sia il cascame di un processo radioattivo.

Questo non significa rinunciare alla vigilanza, o sottovalutare le alterazioni ambientali, quando si manifestino. Anzi, è dovere del cittadino denunciare, ma adottando gli strumenti adeguati. I social media, al massimo, possono essere una cassa di risonanza quando l’autorità è sorda. Ma non è questo il caso. Prima che l’ARPAS si pronunciasse, lo stesso sindaco aveva riferito che i campionamenti sulla balneabilità non avevano rilevato alcuna criticità.

Si è invece scritto un grande romanzo popolare, giocato sulla semantica e su espressioni volutamente allusive: dai dubbi sull’autospurgo che quest’anno non è intervenuto alla menzione di scienziati o imprenditori turistici che preferirebbero il silenzio o la convenevole attribuzione del fenomeno alle alghe; da i «non voglio fare molte relazioni ma… » alle chiacchierate relazioni tra pompe di sollevamento liquami e fenomeno dell’acqua gialla. Financo esortando a desistere chi volesse esprimere parere contrario per evitare il panico o la cattiva informazione. Ora scopriamo che la cattiva informazione era questa.

La questione non è la sensibilità ambientale, è la gestione della comunicazione. Ma a giocare con le allusioni sono capaci tutti. Anche il comune cittadino potrebbe sospettare che commenti e condivisioni velino latenti ambizioni elettorali, potrebbe pensarlo, perché no, ma prima di convertire il pensiero in accusa, dovrebbe almeno raccogliere elementi concreti. Così come si potrebbe alludere a un sentimento sobillato dall’invidia nei confronti di questo o quella persona, ma sempre al là torCosì, per non fare la figura dello stolto il pomeriggio, rinuncio a fare il fenomeno la mattina.

Ora che esiste un referto, è che l’allarme si è rivelato un’indegna esagerazione, pur di non chiedere scusa, c’è da scommetterci, rimarrà comunque il combinato di sospetti e ironia dozzinale di chi racconterà che qualcosa non torna, che c’è qualcosa dietro. E qui ricordiamo Claudio Rinaldi, maestro del giornalismo italiano, che un giorno disse all’allievo: «Mai scrivere cosa c’è dietro? Perchè dietro c’è solo il buco del culo».

Niente di personale.

Padre Bio

Il moto d’inquietudine sui sacchetti biodegradabili, germinato nell’ intelletto di chi, per eludere il pagamento di due miserrimi centesimi, vorrebbe promuovere un’azione collettiva a tutela del consumatore, mi ha ricordato l’inutile battaglia di un collega economo che per sollecitare al panettiere un rimborso di settanta centesimi spese tre euro di telefonata.

I sacchetti. Quelli da due centesimi. Quelli probabilmente meno tossici della frutta che contengono. Quelli di una nuova sensibilizzazione ambientale. Quelli previsti da una direttiva comunitaria. Quelli per i quali l’Italia evita la procedura d’infrazione. Quelli inclusi nella tara. Quelli inclusi da sempre nella tara. Quelli che ridurranno il volume dei rifiuti da smaltire, permettendoci di risparmiare. Quelli riutilizzabili per la raccolta dell’umido. Quelli prodotti anche dall’amica di Renzi. Quelli della Novamont che ha riconvertito la chimica in Sardegna. Quelli che Efisio non li fa pagare.

Quelli che l’orologio batte le undici, ed è solo 4 gennaio.

 

Qualcuno volò sul nido del Turturro

Ora che la vedovanza turistica ha sciolto il velo del lutto, librandosi generosa in un’ orgia luciferina, già scorre nella campagna di settembre l’odore acre dei meriti, che i duellanti si contenderanno in un’ordalia dal sapore medievale.

Insinuandosi negli spazi trascurati dal romanticismo casereccio di Antonio Banderas, cercheranno di convogliare acqua ai rispettivi mulini, ergendosi  a Gran Mogol della stagione. Una stagione che possiamo sintetizzare in quattro variabili.

Variabile Isis: accredita il ridestato incremento del flusso turistico non tanto a una maggiore intraprendenza imprenditoriale o alla promozione di politiche più strutturate, ma alla tensione terroristica che da tempo imperversa nei paesi nordafricani.

I fatti di sangue sono stati rivendicati dall’Isis, ma solo la cameriera politologa di un bar di Santa Teresa custodisce la verità. “Perché, siete veramente convinti che sia stata l’Isis?”, ci ha detto ridendo sotto i baffi.  Che ingenui noi! Ovviamente sono informazioni delicate e non ci ha rivelato i veri esecutori (mica stupida la tipa); ma tranquilli, non è l’Isis. L’ha detto lei. Non capisco perché fra una cameriera di vent’anni e il segretario di stato americano o il ministro degli esteri francese dovrei dare credito agli ultimi due.
In ogni caso, questi eventi – di presunta matrice islamica – hanno dirottato verso la sardegna un turismo del quale si serbava memoria nelle testimonianze nostalgiche  dei padri

Diciamo che la paura ha prevalso sul risparmio, e il turista alle granate ha preferito le granite; benché queste ultime, dottrinalmente ostili al fisco, non si rivelino meno dannose sotto altri profili.

Variabile Bacchiddu: dal nome della giornalista Paola Bacchiddu, la quale denunciando un diffuso malcostume, quello del doppio binario (residente – non residente) nelle tariffe applicate da alcune attività, ha commesso l’imprudenza di nerbare un unico locale, marchiato con la lettera scarlatta P di prezzo.

Le reazioni della comunità teresina, che non sono state propriamente sobrie, hanno suscitato l’interesse dell’Antonio Luna Institute di Bristol, il cui studio, pubblicato dall’autorevole rivista scientifica le offertissime di acqua & sapone, ha dimostrato da parte dei teresini una pervicace impermeabilità alla critica. Queste le conclusioni dello studio:

“L’esperimento ha dimostrato che una critica feroce pubblicata da un teresino, anche se non condivisa, viene comunque accolta con interesse, a tratti declinata nell’elogio. Un atteggiamento che  vira repentinamente quanto la polemica è scatenata dall’esterno.”

“Nella precaria ostentazione di un’unità evanescente, la comunità  rivendica il controverso diritto all’esercizio esclusivo della critica, affermando viepiù l’atavico istinto a cannibalizzarsi, ma solo tra le mura domestiche.”

Questa deduzione – secondo il gruppo di studio – spiega anche la veemenza di alcune reazioni, eredi di una radicata scuola di pensiero ostile al turismo, che talora inficia le elementari norme della buona accoglienza. Detto questo, non si può certo negare che dall’altra parte del fiume spesso si manifestano entità capaci di annicchilire la degna reputazione di tutte le altre persone, e che indurrebbero all’imprecazione anche un gesuita.

Tornando all’affaire Bacchiddu – Mediterraneo, ponderando la risonanza mediatica della polemica, che di fatto ha coinvolto l’immagine dell’intero paese, ho trovato imbarazzante il silenzio dell’amministrazione. Un segnale, favorevole o contrario che fosse, era legittimo aspettarselo.

Variabile Turturro: dal nome della star hollywoodiana John Turturro, sul cui nido qualcuno volò. La presenza dell’attore ha destato stupore e ammirazione. La cittadinanza lo ha avvicinato e acclamato, e  non prima del rituale “e chissu cal’è?” non si è lasciata sfuggire  l’occasione di una foto ricordo, immantinente ostentata con gli amici del bar.

[conversazione tipo nei giorni della sua permanenza a Santa Teresa]

-Oh! ma hai intesu ca c’è a Lungoni?
-No!
-Turturro.
-E cal’è?
-John Turturro. E’ un attori di Hollywood.
-E chi film ha fattu?
-Eh! N’a fattu un be’! Aba’ nu la socu. Ma è un attori mannu…
-Ma lu cunnosci o nu lu cunnosci?
-No!

Variabile differenziata: complice la mancata pianificazione di una  transizione dal sistema di raccolta tradizionale a quello differenziato, la variabile esalta la nostra precaria sensibilità civica e ambientale. Il fenomeno, che si procrastina dall’istituzione del metodo, ha mestamente degradato le aree periferiche nelle quali i romantici del cassonetto continuano a riversare residui domestici e cantieristici.

Per una disamina più approfondita del fenomeno, segnalo: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2015/08/25/er-monnezza/

Molte altre variabili vorticano nel girone indifferenziato della quotidianità, dove a iniziative lodevoli si accompagnano scelte dozzinali. Si è passati dall’innegabile miglioramento dell’offerta musicale e di intrattenimento  ai liquami traboccati per venti giorni nella centrale via Maria Teresa. Dalla  gestione certosina del verde pubblico all’indecente rovina dell’ Esit e della terrazza a esso prospiciente. Dall’apprezzato intervento di ristrutturazione delle scuole elementari alla proliferazione selvaggia del commercio ambulante. A proposito: anziché trasformare il paese in un bivacco circense, cosa c’è di eretico nell’individuazione di un’area da destinare alla realizzazione di un mercato civico?

Eppure è sull’estetica che dovremmo puntare le carte vincenti. Un paese bello suscita interesse, curiosità e consente di gettare uno sguardo oltre il mare, glorificando gli occhi di chi lo osserva.

Un paese come il nostro non può concedersi certe leggerezze. Se vuole realmente imporsi nel pantheon del turismo, deve investire sul bello, sull’armonia delle forme, sull’eleganza dell’arredo. Non può permettere che un furgone arruginito (foto) occupi stabilmente il suolo pubblico, ancorando alla rete di recinzione un osceno filo stendipanni. Nessuno pretende la magnificenza dell’architettura viennese, ma un accenno di buongusto sì.

Quando ho chiesto come Santa Teresa  potesse tollerare un simile degrado, mi è stato risposto: “lo so, è di un tipo che fa la bancarella.” Una giustificazione rispetto alla quale, perdonatemi, non ho saputo lesinare un cordiale esticazzi!


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