Il mondo incantato nel quale Giorgia Meloni aveva promesso di catapultarci, sembra giorno dopo giorno sgretolarsi.
Le accise sul carburante, che molteplici fortune avevano assicurato alla sua parte politica, come un tarlo insidiano le certezze del patriota medio, ancora inebriato dalla gloria elettorale e per questo spoglio di un’ adeguata protezione critica.
Tracce di contaminazione biliare si manifestano risalendo le tappe del consenso e diffondendo nell’elettore l’amarezza tipica delle più insigni fregature. E per chi non solo non si accontentava del contenimento dei costi, ma pretendeva la progressiva abolizione delle accise, sarà impegnativo motivare l’abiurato beneficio introdotto dall’ostile predecessore.
Anche se illustri rappresentanti di questo esecutivo, farneticando iniziative più o meno grottesche, annunciano uno scudo contro le presunte condotte speculative, il meccanismo è comunque semplice: se si abolisce uno sconto di 30 centesimi su un prodotto, quel prodotto poi aumenta di 30 centesimi.
Lo dice la scienza.
Un solco nel quale torrenziali scorrono le contraddizioni di un Governo che oltre all’impennata dei carburante, alla risalita dell’inflazione, col crollo del potere d’acquisto di stipendi e pensioni, dovrà affrancarsi dalla noia migratoria, ulteriore nefanda opportunità elettorale. Significativi in questi termini gli ultimi dati, che rilevano sbarchi dieci volte superiori rispetto al 2022.
Ci vorrebbe insomma una Meloni nuova, riverniciata. Ma non con una vernice normale.
Una vernice lava bile.
Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.
Scivolata sui gradini di BRISTOL.
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