Annus horribilis

Nessuna immagine meglio della barbarie che si sta consumando in Siria può rappresentare l’anno 2016. Iniziata il 19 luglio 2012, la battaglia di Aleppo  ha portato alla divisione della città in due parti controllate rispettivamente dal governo (Aleppo Ovest) e dai ribelli (Aleppo Est). Nella seconda metà del 2016, le forze governative hanno posto sotto assedio la parte Est, riconquistandola il 22 Dicembre. E’ l’immagine di copertina, l’annus horribilis.

GENNAIO

[1o gennaio]

Muore David Bowie. Da diciotto mesi combatteva in gran segreto con un tumore al fegato. E’ il preludio a un anno nefasto per il mondo della musica.

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FEBBRAIO

[11 febbraio]

Per buona pace di Franco Battiato, negli Stati Uniti e in contemporanea a Pisa, viene annunciata la scoperta delle onde gravitazionali.

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MARZO

[22 marzo]

Una serie di attacchi terroristici all’Aeroporto di Bruxelles-National e all’interno della metropolitana causano 34 morti e 300 feriti. Gli attentati sono rivendicati dall’Isis.

[contributo nel Blog: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2016/03/24/allah-e-grave/]

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APRILE

[17 aprile]

L’Italia è chiamata alle urne per il referendum abrogativo contro le trivellazioni entro le dodici miglia da coste e aree protette. Il quorum non è raggiunto.

[contributo nel Blog: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2016/04/18/referendum-coast-to-coast/]

Trivelle: Greenpeace in Adriatico,protesta contro Rospo Mare

MAGGIO

[1 maggio]

In Canada una serie di violenti incendi colpisce la zona di Fort McMurray in Alberta. Il fuoco si estende per oltre 505 mila ettari di terreno, 2400 edifici vengono distrutti dalle fiamme e 100 mila persone costrette ad evacuare.

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GIUGNO

[23 giugno]

I cittadini del Regno Unito si esprimono per l’uscita del paese dall’Unione Europea.

[contributo nel Blog: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2016/06/23/god-save-the-in/]

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LUGLIO

[14 luglio]

Una Strage terroristica a Nizza causa 85 morti e oltre 200 feriti. L’attentato è rivendicato dall’Isis.

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AGOSTO

[24 agosto]

Una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter, con epicentro ad Accumoli,  rade al suolo il comune Amatrice causando la morte di 235 persone. Il bilancio definitivo è di 299 vittime.

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SETTEMBRE

[10 settembre]

Matteo.

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OTTOBRE

[31 ottobre]

Weldo.

[contributo nel Blog: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2016/11/05/il-mio-paese/]

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NOVEMBRE

[8 novembre]

Donald Trump è il 45esimo  presidente degli Stati Uniti d’America.

[contributo nel Blog: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2016/11/11/trump/]

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DICEMBRE

[25 dicembre]

Precipita nel mar nero l’aereo TU-154 dell’esercito russo. Il velivolo trasportava, con l’equipaggio e i tecnici della televisione nazionale, sessanta membri del Coro dell’Armata Rossa. Nessun superstite tra i novantadue passeggeri. La tragedia segue  l’incidente del 28 novembre, quando il charter con a bordo la squadra di calcio del Chapocoense precipita sulle montagne della Colombia. Settantuno le vittime.

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Intervista al Kamikaze

Quando si parla di attacchi kamikaze, la prima profanazione ideologica si consuma nell’ardimentoso parallelo tra i recenti protagonisti del fondamentalismo religioso e i kamikaze storici,  che l’immolazione personale in difesa di valori più alti l’avevano ereditata dall’etica samurai.

Tuttavia, mentre il sacrificio morale dei soldati nipponici  nasceva con un obbiettivo preciso e si esauriva in missioni militari tese alla protezione del territorio nazionale, il fondamentalismo religioso ha la peculiarità di colpire in modo indiscriminato.

Attraverso un’accurata disamina di fattori sociali e disturbi traumatici, gli studi finora  condotti  rivelano un fenomeno tanto complesso da precludere l’esatta definizione del profilo degli attentatori.

A questa e altre domande cercheremo oggi di dare una risposta con un vero kamikaze

[A] Buongiorno signor kamikaze, grazie per aver accettato il nostro invito.
[K]

 

 

La Filippica

La profusione di commenti ai quali abbiamo assistito in questi giorni, non ultima la falsa attribuzione al primo ministro australiano di un discorso più familiare a una conversazione da osteria che a un concreto intento politico,  ha prevedibilmente generato un po’ di smarrimento.  Il linguaggio, che ricorda le predicazioni taragne dei leghisti, acuisce i difetti antropologici della società cosiddetta civile, ma ha il merito di diffondere  qua e là considerazioni, analisi, statistiche di indubbio interesse.

Fra quelle divulgate,  pur non condividendola nella sua interezza, ho trovato interessante l’opinione di Filippo Facci* che tracciando un parallelo sulla differente percezione delle religiosità tra i cristiani e musulmani, coniuga l’evanescenza delle sue radici cristiane e l’indiscriminata indolenza per  tutte le religioni.

*[Filippo Facci,  ma posso dire che l’Islam non mi piace?]

“Credo che molti cosiddetti opinionisti, sui giornali e in tv, dovrebbero esprimersi solo su temi sui quali possano esercitare una pur infinitesimale influenza. Invece vedo colleghi che si atteggiano a consiglieri della Nato dopo aver compulsato un paio di blog: ma ad ascoltarli non c’è Obama, forse neppure il ministro Pinotti, semmai ci sono dei cittadini ordinari che vorrebbero capire che cosa potrebbero fare nel loro vivere civile, nelle loro vite ordinarie, che poi sono le stesse vite degli opinionisti illuminati; capire se qualcosa stia davvero cambiando – prima e dopo i fatti di Parigi – e se davvero ci sia un problema «culturale», come direbbero gli stessi opinionisti.

Partiamo dai dati di fatto accessibili a tutti. La Francia è in stato d’emergenza, noi no. La Francia ha chiuso le frontiere, noi no. La Francia ha spedito i caccia a bombardare l’Isis, noi no. La Francia è uno stato laico, noi no, o solo in parte, perché di fatto identifichiamo come massima risposta culturale la riproposizione di un giubileo religioso indetto ufficialmente da uno stato estero – il Vaticano – nel quale, a dirla tutta, come nell’islam, le donne sono discriminate. In Francia i cattolici generici sono 42 milioni ma solo 1 milione e 900mila vanno in chiesa, mentre i musulmani generici sono solo 6 milioni ma quasi 5 milioni osservano il ramadan e vanno in moschea o bloccano interi quartieri mettendosi a pregare per strada, tanto che il Consiglio dei musulmani ha già chiesto di poter occupare le chiese cattoliche ogni venerdì. Noi no, da noi si professano cattolici una cinquantina di milioni d’italiani e 15 milioni sostiene anche di andare a messa: ma, anche se le chiese fossero gremite, nessun cattolico si stenderebbe con un tappeto a pregare sul marciapiede; i nostri musulmani in compenso sono solo 1 milione e 600mila ma saranno probabilmente 3,2 milioni nel 2030, crescita maggiore d’Europa: gli studenti islamici sono aumentati del 371 per cento dal 2001. Insomma, non siamo come la Francia, la Francia non siamo noi: ma lo saremo.

Ecco, è di questo problema «culturale» che gli opinionisti dovrebbero parlare a chi concretamente li ascolta. Ha cercato di farlo, per esempio, Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di ieri, e siccome ha scritto anche delle cose a mio dire sensate – come aveva già fatto Paolo Mieli – si è diffuso un certo panico: anche perché specialità del Corriere, com’è noto, è ufficializzare il lampante, mischiare prudenza e attendismo nel paventare cattivo tempo quando il nubifragio prosegue da giorni.
Quindi il primo timore è questo: che sia troppo tardi. Anche perché: che cos’è un cedimento culturale? Le radici cristiane, a mio dire, non c’entrano nulla, perché le mie radici, per dire, non le sento cristiane manco per niente e, nel mio caso, detesto tutte le religioni allo stesso modo: ma mi sono accorto che mi è molto più facile parlar male del Papa, e dei cattolici, che non di un milione e mezzo di islamici che vivono nella Penisola.

In premessa, dunque, considero questo il primo cedimento culturale, ma sul quale non voglio cedere: io voglio poter dire che (anche) la religione islamica non mi piace, non mi piace per niente, anzi, la giudico incivile anche quando moderata e più che mai slegata a qualsiasi remotissima ombra di terrorismo. E’ un’opinione: poi non leggetemi, non pubblicatemi, non so. Ma so che il modus islamico non piace a moltissimi di noi che pure lo rispettano perché sono – siamo – democratici, come l’islamismo di sua natura non è. Tutto il resto viene dopo, e non m’importa nulla se gli islamici usano importare in Occidente anche un tasso di permalosità sconosciuto alla nostra cultura: si adeguino oppure si adeguino.
Non voglio leggere che una gita scolastica è stata annullata perché prevedeva la visita a un Cristo dipinto da Chagall: voglio che gli insegnanti responsabili vengano sanzionati, o, addirittura, come ha scritto Claudio Magris sempre sul Corriere, licenziati. Non voglio che la scuola pubblica elimini dai testi scolastici le parole «maiale» e «carne di maiale» (più tutti i derivati) per non offendere musulmani ed ebrei: perché il mio Paese non è musulmano, non è ebreo, non è neppure propriamente cristiano: è laico, Costituzione alla mano, e i credo religiosi sono affari privati, dovrebbero esserlo. Non voglio leggere che dei capi di Stato – francesi, italiani, europei – eliminano il vino da tavola nei convivi diplomatici: il vino basta non berlo, mentre, se sono nel mio Paese, voglio poterlo bere anziché accondiscendere al galateo di teocrazie dove le condanne e violazioni dei diritti umani sono la norma: so bene che è un fatto di educazione, ma i compromessi cominciano dal vino, e io di compromessi, con chi impicca le adultere e i dissenzienti, vorrei non farne troppi.

Non voglio leggere che il nuovo direttore di Charlie Hebdo ha annunciato che non pubblicherà più vignette su Maometto. Non voglio dover stare attento a come parlo più di quanto farei con un altro cittadino del mio Paese. Non voglio rinunciare a circolare in certe zone milanesi dove la gente prega per strada, e dove ogni tanto riecheggia il muezzin: esattamente come voglio poter dire e scrivere – così è – che non gradisco il Giubileo papale soprattutto se è anche a spese mie. Insomma: la necessità di distinguere gli omicidi dell’Isis dalla cultura islamica non deve costringermi a riservare alla cultura islamica delle attenzioni speciali, sorrette dall’isterismo del politicamente corretto e dalle permalosità degli islamici.

C’è gente che l’altra mattina, per prima cosa, e per ore, si è dedicata non agli attentatori di Parigi ma ai titoli di Libero: che potranno piacere o non piacere, ma, come dire, sono democraticamente contemplati. C’è gente che ha chiesto il ritiro di Libero dalle edicole. Domenica ho messo su su twitter una semplice foto con un tizio disteso che teneva la testa sotto la sabbia, e ci ho scritto «buongiorno Occidente»: sono stato ricoperto di insulti. Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara su Radio 24, si è visto oscurare la pagina di Facebook perché aveva messo la prima pagina di Libero. Credete che non potrei continuare? Se il primo obiettivo dell’Isis non fosse quello di terrorizzarci, direi che è quello di dividerci: e stanno riuscendo anche in questo. Non è solo ansia di correttezza politica: c’è gente che non ammette l’evidenza soltanto perché, in qualche caso, teme di assecondare Salvini o, in Francia, la signora Le Pen. In fondo è, anche questa, una forma di paura.”


Detto questo, l’Italia è al sicuro. Non prendere mai posizione ha i suoi vantaggi. La storia insegna.

 

 

Un settembre al contrario

[quel che accadde a settembre, quarto mese del primo anno al contrario]

Era notte, sarà stato mezzogiorno, e ancora ricordo che sognavo di sognare, ma ero sveglio. Non mi era mai capitato di addormentarmi di soprassalto, piuttosto accadeva il contrario;  ma in quel settembre rovesciato, pronto ad accogliere l’estate, gli indizi raccolti da Tore l’investigatore provavano che,  dopo essermi svestito, avevo suonato la tromba delle scale e salendo ero sceso dabasso. Trascuro il principio fisico per effetto del quale salendo mi sono ritrovato al piano terra.

Il paese sembrava deserto, vuoto,  ma brulicava di cittadini ungheresi. Manifestavano perché i migranti, pur di non raggiungere la Germania, avevano eretto un muro di filo spinato che impediva loro – agli ungheresi – di abbandonare Budapest. Dicevano di sentirsi oppressi, insaccati. Che salami questi ungheresi.

Non potendo uscire, ricordo di aver disceso le scale per salire al secondo piano. Di essere entrato in bagno, di essermi insaponato, di non essermi lavato e, rientrando in salotto, di aver spento il televisore, incuriosito dalle notizie che stava trasmettendo. A parte la scena del bambino che adagiava sulla sabbia il corpo esanime di un poliziotto naufragato, ricordo l’immagine di quei torvi sindacalisti islamici, decisi a proclamare uno sciopero per arginare il degrado del patrimonio archeologico, adoperandosi per la ristrutturazione dei monumenti vilipesi dai moderati. Compreso il monastero di Mar Elian a Qaryatayn, vicino a Homs in Siria. Chissà quante volte ci sono passato davanti.

Eppure le loro facce barbute non mi erano nuove, le avevo già viste. Forse quel giorno al colosseo. In un’orda di visi ammaliati dall’imponenza dell’anfiteatro, ero stato inghiottito dal brusio di genti in deliquio. Straordinario! straordinario!, dicevano.  Non solo i turisti, ma anche i dipendenti della soprintendenza archeologica, che del colosseo avevano chiuso i cancelli. Così anche delle terme di Diocleziano, delle terme di Caracalla, delle terme di Tribuito. Queste ultime non erano proprio terme, erano piuttosto dei vasconi malsani voluti da Tribuìto, ottavo re di Roma, per convogliare  alcune categorie di insetti ritenuti portatori di infezioni. In realtà, Tribuìto – a cui va il merito di  aver risanato le finanze dell’urbe – non era un re canonicamente inteso, era un millantatore, ma dal brillante prestigio amministrativo. Gli studiosi dell’epoca, che post mortem ne apprezzarono l’opera,  coniarono per lui il titolo onorifico del non Re. Un non re comunque straordinario.

Lo straordinario non Re Tribuìto.

Roma è sempre stata così. Romantica e antica. Roma antica. Certo, è anche moderna, per carità, ma principalmente antica. Lo dicono le strade, le botteghe, gli artisti. Ma anche i riti funebri, fatti di colate di petali, di carrozze, di direttori d’orchestra, di bande. Soprattutto di bande. Roma sa attrarle tutte.

Gli invitati si davano convegno lungo il perimetro del feretro e conversavano amabilmente, ma erano tanto diffidenti gli uni nei confronti degli altri che, per non vegetare in laceranti delusioni, coltivavano l’amicizia unicamente con persone di cui non si fidavano. Una consuetudine radicata in tutte le realtà salottiere e nelle case più influenti. Anche a Casa Monica.

Ma in questo universo al contrario, tutto era diverso, anche i leghisti. Oddio, loro diversi lo sono sempre stati, ma stavolta lo erano di più. Parlavano di amore, di integrazione, di diritti civili. Disarcionate le pulsioni ideologiche del passato, le loro milizie avevano inaugurato un periodo illuminato e il triviale linguaggio da osteria era stato scomunicato da un’ eleganza oratoria degna della crusca. Il cereale.

Solo Tore l’investigatore era rimasto immune alla peste del contrario. Da principio i contrari, contrariati, lo osservavano con diffidenza, ma la diffidenza divenne sospetto e il sospetto degenerò in accusa.  Dàgli! dàgli! dàgli all’untore! dàgli a Tore, l’untore. Come in quel manzoniano 1630, quando la peste funestò Milano. Era il 1630?

-Miss Italia, ricordi l’anno della peste a Milano? Quella di cui si parla nei promessi sposi.
-Lei. Possibile che fosse il 1942?

L’incantesimo settembrino era irreversibile, nulla era più come prima. L’araldica efficienza tedesca tradita da espedienti truffaldini; i senegalesi molestati in spiaggia da alti dirigenti dell’ufficio marketing; il primo ministro inglese portato a giudizio da un suino con l’accusa di violenza sessuale.

Nulla era più come prima, neanche la rugiada intorno alla premiata forneria Marconi. Tutto al contrario, oirartnoc la ottut.

Per fortuna agosto era alle porte.

Qualcuno volò sul nido del Turturro

Ora che la vedovanza turistica ha sciolto il velo del lutto, librandosi generosa in un’ orgia luciferina, già scorre nella campagna di settembre l’odore acre dei meriti, che i duellanti si contenderanno in un’ordalia dal sapore medievale.

Insinuandosi negli spazi trascurati dal romanticismo casereccio di Antonio Banderas, cercheranno di convogliare acqua ai rispettivi mulini, ergendosi  a Gran Mogol della stagione. Una stagione che possiamo sintetizzare in quattro variabili.

Variabile Isis: accredita il ridestato incremento del flusso turistico non tanto a una maggiore intraprendenza imprenditoriale o alla promozione di politiche più strutturate, ma alla tensione terroristica che da tempo imperversa nei paesi nordafricani.

I fatti di sangue sono stati rivendicati dall’Isis, ma solo la cameriera politologa di un bar di Santa Teresa custodisce la verità. “Perché, siete veramente convinti che sia stata l’Isis?”, ci ha detto ridendo sotto i baffi.  Che ingenui noi! Ovviamente sono informazioni delicate e non ci ha rivelato i veri esecutori (mica stupida la tipa); ma tranquilli, non è l’Isis. L’ha detto lei. Non capisco perché fra una cameriera di vent’anni e il segretario di stato americano o il ministro degli esteri francese dovrei dare credito agli ultimi due.
In ogni caso, questi eventi – di presunta matrice islamica – hanno dirottato verso la sardegna un turismo del quale si serbava memoria nelle testimonianze nostalgiche  dei padri

Diciamo che la paura ha prevalso sul risparmio, e il turista alle granate ha preferito le granite; benché queste ultime, dottrinalmente ostili al fisco, non si rivelino meno dannose sotto altri profili.

Variabile Bacchiddu: dal nome della giornalista Paola Bacchiddu, la quale denunciando un diffuso malcostume, quello del doppio binario (residente – non residente) nelle tariffe applicate da alcune attività, ha commesso l’imprudenza di nerbare un unico locale, marchiato con la lettera scarlatta P di prezzo.

Le reazioni della comunità teresina, che non sono state propriamente sobrie, hanno suscitato l’interesse dell’Antonio Luna Institute di Bristol, il cui studio, pubblicato dall’autorevole rivista scientifica le offertissime di acqua & sapone, ha dimostrato da parte dei teresini una pervicace impermeabilità alla critica. Queste le conclusioni dello studio:

“L’esperimento ha dimostrato che una critica feroce pubblicata da un teresino, anche se non condivisa, viene comunque accolta con interesse, a tratti declinata nell’elogio. Un atteggiamento che  vira repentinamente quanto la polemica è scatenata dall’esterno.”

“Nella precaria ostentazione di un’unità evanescente, la comunità  rivendica il controverso diritto all’esercizio esclusivo della critica, affermando viepiù l’atavico istinto a cannibalizzarsi, ma solo tra le mura domestiche.”

Questa deduzione – secondo il gruppo di studio – spiega anche la veemenza di alcune reazioni, eredi di una radicata scuola di pensiero ostile al turismo, che talora inficia le elementari norme della buona accoglienza. Detto questo, non si può certo negare che dall’altra parte del fiume spesso si manifestano entità capaci di annicchilire la degna reputazione di tutte le altre persone, e che indurrebbero all’imprecazione anche un gesuita.

Tornando all’affaire Bacchiddu – Mediterraneo, ponderando la risonanza mediatica della polemica, che di fatto ha coinvolto l’immagine dell’intero paese, ho trovato imbarazzante il silenzio dell’amministrazione. Un segnale, favorevole o contrario che fosse, era legittimo aspettarselo.

Variabile Turturro: dal nome della star hollywoodiana John Turturro, sul cui nido qualcuno volò. La presenza dell’attore ha destato stupore e ammirazione. La cittadinanza lo ha avvicinato e acclamato, e  non prima del rituale “e chissu cal’è?” non si è lasciata sfuggire  l’occasione di una foto ricordo, immantinente ostentata con gli amici del bar.

[conversazione tipo nei giorni della sua permanenza a Santa Teresa]

-Oh! ma hai intesu ca c’è a Lungoni?
-No!
-Turturro.
-E cal’è?
-John Turturro. E’ un attori di Hollywood.
-E chi film ha fattu?
-Eh! N’a fattu un be’! Aba’ nu la socu. Ma è un attori mannu…
-Ma lu cunnosci o nu lu cunnosci?
-No!

Variabile differenziata: complice la mancata pianificazione di una  transizione dal sistema di raccolta tradizionale a quello differenziato, la variabile esalta la nostra precaria sensibilità civica e ambientale. Il fenomeno, che si procrastina dall’istituzione del metodo, ha mestamente degradato le aree periferiche nelle quali i romantici del cassonetto continuano a riversare residui domestici e cantieristici.

Per una disamina più approfondita del fenomeno, segnalo: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2015/08/25/er-monnezza/

Molte altre variabili vorticano nel girone indifferenziato della quotidianità, dove a iniziative lodevoli si accompagnano scelte dozzinali. Si è passati dall’innegabile miglioramento dell’offerta musicale e di intrattenimento  ai liquami traboccati per venti giorni nella centrale via Maria Teresa. Dalla  gestione certosina del verde pubblico all’indecente rovina dell’ Esit e della terrazza a esso prospiciente. Dall’apprezzato intervento di ristrutturazione delle scuole elementari alla proliferazione selvaggia del commercio ambulante. A proposito: anziché trasformare il paese in un bivacco circense, cosa c’è di eretico nell’individuazione di un’area da destinare alla realizzazione di un mercato civico?

Eppure è sull’estetica che dovremmo puntare le carte vincenti. Un paese bello suscita interesse, curiosità e consente di gettare uno sguardo oltre il mare, glorificando gli occhi di chi lo osserva.

Un paese come il nostro non può concedersi certe leggerezze. Se vuole realmente imporsi nel pantheon del turismo, deve investire sul bello, sull’armonia delle forme, sull’eleganza dell’arredo. Non può permettere che un furgone arruginito (foto) occupi stabilmente il suolo pubblico, ancorando alla rete di recinzione un osceno filo stendipanni. Nessuno pretende la magnificenza dell’architettura viennese, ma un accenno di buongusto sì.

Quando ho chiesto come Santa Teresa  potesse tollerare un simile degrado, mi è stato risposto: “lo so, è di un tipo che fa la bancarella.” Una giustificazione rispetto alla quale, perdonatemi, non ho saputo lesinare un cordiale esticazzi!


L'ESITmondezzaturbacchislamcamper

The Mocrazia

La crocifissione di Gesù Cristo e l’ascesa di Hitler sono solo i casi più eclatanti, ma la democrazia ha prodotto, e rischia di produrre, fenomeni altrettanto inquietanti.

E’ democrazia quella dell’Isis che attraverso l’indizione di un macabro sondaggio online, arde vivo il pilota giordano Muad Kasasbeah. Il giovane Abdullah, promotore di questa mozione, e insignito in alto grado con la suoneria del gattino Virgola, ha convintamente suggerito il metodo. Una premessa va fatwa… pardon, va fatta! Quel giorno era incazzato. La mattina gli era andato male l’esame all’università; del fantacalcio non ne parliamo, perché perdere con mezzo punto di scarto fa sempre male; e aveva scoperto che la ragazza lo tradiva col migliore amico del suo migliore amico. Insomma, un disastro.

Casualmente, quel giorno, si è imbattuto in questo sondaggio: come vorresti che fosse ucciso il pilota giordano precipitato in Siria il 24 dicembre? Black out! In un solo istante nel suo cervello è transitata l’immagine di un docente bavoso che gli lancia il libretto degli esami; la personificazione dell’ansia nel calcolo dei punteggi; la sua fidanzata avviluppata alla massa pingue dell’amico di secondo grado. Tutte immagini che si fondono in una creatura informe e policefala che allunga i suoi arti sulla tastiera e, farneticante, descrive un dardo infuocato che cammina e si propaga in una gabbia, all’interno della quale è imprigionato un uomo. La dissolvenza è al nero.

Ma, state allerta, è democrazia anche quella del popolino che, a briglia sciolta, avrebbe eletto Giancarlo Magalli alla presidenza della repubblica.

La democrazia è una nobile formula politica, ma non sempre è saggia. Diffidiamo di coloro che, a livello nazionale o locale, in nome del popolo sovrano somministrano allo stesso popolo unguenti a loro dire miracolosi. Direbbe il poeta: la confezione annuncia prodigi medicali, ma è vasellina, solo talvolta  lenisce i mali.

Abbasso Darwin

Rasentando un livello di abiezione che avrebbe intenerito anche i militanti dell’Isis, ultimo baluardo del terrorismo internazionale, l’aberrazione andata in scena a Pianura, periferia ovest di Napoli, ha definitivamente sconfessato la teoria evolutiva di Darwin. Il male esiste, facciamocene una ragione, e quando si fonde con l’ignoranza o la genetica disposizione a delinquere, il dramma si consuma.

Quei piez ‘e core ‘e mammà, stavolta, hanno davvero passato la misura: hanno isolato un quattordicenne in un’area di autolavaggio, lo hanno dileggiato per un difetto fisico e, inappagati, lo hanno sodomizzato con un tubo ad aria compressa, sparando con tale violenza da lacerargli il colon.

E’ vero che l’ignoranza è un progresso graduale della natura, come sosteneva un signore più autorevole di me, ma in presenza di tanta barbarie, un genitore normale, prima di accompagnare – a calci nel culo – il proprio figlio in caserma, dovrebbe essere animato da un imperativo categorico: chiedere scusa. Tuttavia, per fare cose normali bisogna sottostare alla tautologia, secondo cui normale bisogna esserlo.

Ma se il senso dello stato latita in Italia, immaginiamo quanto possa essere partecipato in certi quartieri napoletani, dove la legalità altro non è che un deragliamento dell’abitudine criminale. Infatti, prima ancora che l’indignazione esaurisse il suo ciclo naturale, c’hanno pensato i parenti a mettere il carico da undici, allestendo un assolutorio cenacolo dell’assurdo.
La suocera dello stupratore ha presto monopolizzato la scena, imbastendo una trama di sofismi culminati in una teoria quantomeno ardita: “se il ragazzo (la vittima) avesse indossato un jeans anziché la tuta d’o’ Napoli, come dice lei, tutto questo non sarebbe accaduto”. E già, la colpa non è di quel criminale di suo genero, è della tuta. E poi, in fin dei conti, cos’hanno fatto di male questi ragazzi? E ‘jamm, va’! Non è stato un omicidio, dice la signora, sono tutti bravi ragazzi. Hanno fatto un’enorme stupidaggine. Pensino piuttosto ad arrestare i veri criminali, pensino alla camorra.

L’indignazione suscitata da questa miseria culturale, ha convogliato nel padre dell’aggressore l’ultima speranza, l’ultimo baluginio di ragionevolezza . Gli spettattori lo osannavano davanti al televisore, la snai quotava 1 a 9 una sua possibile sortita salvifica,  tutti farfugliavano: vedrai che ora interviene il padre, vedrai che ora interviene il padre, vedrai che ora interviene il padre. E il padre, purtroppo, è intervenuto: “mio figlio – ha detto – non aveva capito che il compressore, con quella potenza, avrebbe fatto danni. Per lui era un gioco”.

Ebbene, signor padre, che suo figlio non fosse Isaac Newton si era capito; di certo, non potevamo immaginare che avesse orizzonti tanto limitati da non intuire che infilando un tubo di aria compressa nel sedere di una persona, avrebbe potuto causarne la morte. Per questo, signor padre, se dedicasse uno scampolo del suo tempo alla consultazione di un libro – obsoleto strumento destinato alla lettura, molto in voga prima dell’avvento degli anni zero – anche lei potrà imparare e, per missione pedagogica, insegnare a quel caso antropologico che chiama figlio, che l’aria compressa si misura in bar, gli stessi che si ostina a frequentare prima di aprire bocca.