Ora che la vedovanza turistica ha sciolto il velo del lutto, librandosi generosa in un’ orgia luciferina, già scorre nella campagna di settembre l’odore acre dei meriti, che i duellanti si contenderanno in un’ordalia dal sapore medievale.
Insinuandosi negli spazi trascurati dal romanticismo casereccio di Antonio Banderas, cercheranno di convogliare acqua ai rispettivi mulini, ergendosi a Gran Mogol della stagione. Una stagione che possiamo sintetizzare in quattro variabili.
♠ Variabile Isis: accredita il ridestato incremento del flusso turistico non tanto a una maggiore intraprendenza imprenditoriale o alla promozione di politiche più strutturate, ma alla tensione terroristica che da tempo imperversa nei paesi nordafricani.
I fatti di sangue sono stati rivendicati dall’Isis, ma solo la cameriera politologa di un bar di Santa Teresa custodisce la verità. “Perché, siete veramente convinti che sia stata l’Isis?”, ci ha detto ridendo sotto i baffi. Che ingenui noi! Ovviamente sono informazioni delicate e non ci ha rivelato i veri esecutori (mica stupida la tipa); ma tranquilli, non è l’Isis. L’ha detto lei. Non capisco perché fra una cameriera di vent’anni e il segretario di stato americano o il ministro degli esteri francese dovrei dare credito agli ultimi due.
In ogni caso, questi eventi – di presunta matrice islamica – hanno dirottato verso la sardegna un turismo del quale si serbava memoria nelle testimonianze nostalgiche dei padri
Diciamo che la paura ha prevalso sul risparmio, e il turista alle granate ha preferito le granite; benché queste ultime, dottrinalmente ostili al fisco, non si rivelino meno dannose sotto altri profili.
♠ Variabile Bacchiddu: dal nome della giornalista Paola Bacchiddu, la quale denunciando un diffuso malcostume, quello del doppio binario (residente – non residente) nelle tariffe applicate da alcune attività, ha commesso l’imprudenza di nerbare un unico locale, marchiato con la lettera scarlatta P di prezzo.
Le reazioni della comunità teresina, che non sono state propriamente sobrie, hanno suscitato l’interesse dell’Antonio Luna Institute di Bristol, il cui studio, pubblicato dall’autorevole rivista scientifica le offertissime di acqua & sapone, ha dimostrato da parte dei teresini una pervicace impermeabilità alla critica. Queste le conclusioni dello studio:
“L’esperimento ha dimostrato che una critica feroce pubblicata da un teresino, anche se non condivisa, viene comunque accolta con interesse, a tratti declinata nell’elogio. Un atteggiamento che vira repentinamente quanto la polemica è scatenata dall’esterno.”
“Nella precaria ostentazione di un’unità evanescente, la comunità rivendica il controverso diritto all’esercizio esclusivo della critica, affermando viepiù l’atavico istinto a cannibalizzarsi, ma solo tra le mura domestiche.”
Questa deduzione – secondo il gruppo di studio – spiega anche la veemenza di alcune reazioni, eredi di una radicata scuola di pensiero ostile al turismo, che talora inficia le elementari norme della buona accoglienza. Detto questo, non si può certo negare che dall’altra parte del fiume spesso si manifestano entità capaci di annicchilire la degna reputazione di tutte le altre persone, e che indurrebbero all’imprecazione anche un gesuita.
Tornando all’affaire Bacchiddu – Mediterraneo, ponderando la risonanza mediatica della polemica, che di fatto ha coinvolto l’immagine dell’intero paese, ho trovato imbarazzante il silenzio dell’amministrazione. Un segnale, favorevole o contrario che fosse, era legittimo aspettarselo.
♠ Variabile Turturro: dal nome della star hollywoodiana John Turturro, sul cui nido qualcuno volò. La presenza dell’attore ha destato stupore e ammirazione. La cittadinanza lo ha avvicinato e acclamato, e non prima del rituale “e chissu cal’è?” non si è lasciata sfuggire l’occasione di una foto ricordo, immantinente ostentata con gli amici del bar.
[conversazione tipo nei giorni della sua permanenza a Santa Teresa]
-Oh! ma hai intesu ca c’è a Lungoni?
-No!
-Turturro.
-E cal’è?
-John Turturro. E’ un attori di Hollywood.
-E chi film ha fattu?
-Eh! N’a fattu un be’! Aba’ nu la socu. Ma è un attori mannu…
-Ma lu cunnosci o nu lu cunnosci?
-No!
♠ Variabile differenziata: complice la mancata pianificazione di una transizione dal sistema di raccolta tradizionale a quello differenziato, la variabile esalta la nostra precaria sensibilità civica e ambientale. Il fenomeno, che si procrastina dall’istituzione del metodo, ha mestamente degradato le aree periferiche nelle quali i romantici del cassonetto continuano a riversare residui domestici e cantieristici.
Per una disamina più approfondita del fenomeno, segnalo: https://alessandromuntoni.wordpress.com/2015/08/25/er-monnezza/
Molte altre variabili vorticano nel girone indifferenziato della quotidianità, dove a iniziative lodevoli si accompagnano scelte dozzinali. Si è passati dall’innegabile miglioramento dell’offerta musicale e di intrattenimento ai liquami traboccati per venti giorni nella centrale via Maria Teresa. Dalla gestione certosina del verde pubblico all’indecente rovina dell’ Esit e della terrazza a esso prospiciente. Dall’apprezzato intervento di ristrutturazione delle scuole elementari alla proliferazione selvaggia del commercio ambulante. A proposito: anziché trasformare il paese in un bivacco circense, cosa c’è di eretico nell’individuazione di un’area da destinare alla realizzazione di un mercato civico?
Eppure è sull’estetica che dovremmo puntare le carte vincenti. Un paese bello suscita interesse, curiosità e consente di gettare uno sguardo oltre il mare, glorificando gli occhi di chi lo osserva.
Un paese come il nostro non può concedersi certe leggerezze. Se vuole realmente imporsi nel pantheon del turismo, deve investire sul bello, sull’armonia delle forme, sull’eleganza dell’arredo. Non può permettere che un furgone arruginito (foto) occupi stabilmente il suolo pubblico, ancorando alla rete di recinzione un osceno filo stendipanni. Nessuno pretende la magnificenza dell’architettura viennese, ma un accenno di buongusto sì.
Quando ho chiesto come Santa Teresa potesse tollerare un simile degrado, mi è stato risposto: “lo so, è di un tipo che fa la bancarella.” Una giustificazione rispetto alla quale, perdonatemi, non ho saputo lesinare un cordiale esticazzi!
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