La scala di Bristol

Dopo la diffusione dello scherzo telefonico con il quale Giorgia Meloni è stata circuita da un comico spacciatosi per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, brilla la stella di Mario Sechi, ex portavoce della Presidente.

Elevando lo scherzo al rango di operazione di raffinatissima disinformatia dei Servizi Segreti Russi, di prova volta a indebolire l’immagine della Presidente di fronte agli alleati internazionali, Sechi – con la gloria del reduce che rievoca le battaglie passate – ha ricordato quella volta in cui, con Giorgia Meloni, salirono la scala di Bristol.

tapioterapiya! Superkatstsola prezhdevremenna ili my shutim?


  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana. Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la…

Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti. Per Benito era il primo sabato antifascista. Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato…

Ballata del Giambruno

Questa è la vera storia del Giambruno
ovverosia il cicisbeo presidenziale

Una storia traumaturga e noir.

Il Giambruno si innamorò
Perdutamente e sessualmente di un’avvenente collega
Ma scoprì che invece era una serpe, che dico serpe, un Riccio travestito da collega,
E da questa unione nacque una creatura e la chiamarono Pietra.
Ma una perfida gocciolina
Subentrò nell’innaturale famiglia e la rovinò, la umiliò, la sputtanò
Sì! Sì! Ma… Ah! Ah! Ah!

Chiamarono Giorgia, la Presidenta del Consiglio e del rione
la quale corse e dopo dieci anni insieme lo  lasciò,
lo ringraziò, lo licenziò e si impadronì del suo Diario.

Perché? Perché il figlio del vecchio presidente
diventato a sua volta presidente
Aveva anche lui un diario e se la faceva con l’avvenente collega,
La più bella dello studio.

Ma la storia finì bene
Perché tutti insieme, nelle borgate
Cantarono allegramente la vecchia fattoria… Ia Ia Aho!


Libero adattamento al testo “Ballata del uallarino”, di Patrizio Trampetti (Napoli, 1950). interprete Peppe Barra [Giuseppe Barra]


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  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse. Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri. Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili…

La ruota

**** C’era una ruota molto carina Scendendo al porto, giù alla marinaNon si poteva salirci dentroQuando ostinato soffiava il vento Non si poteva vedere nienteIn quella zona non c’era gente Non si poteva fare pipìIl depuratore era già lì Ma era bella, bella davveroMeglio di quelle di Olbia e di AlgheroMa era bella, bella davveroE…

EST

Compulsando i diari dei viaggiatori, nella programmazione della nuova meta, mi è rimasto impresso il commento di una ragazza che, in termini esperienziali, affermava che la Romania non le aveva lasciato nulla. Un commento netto, algido, prossimo all’indifferenza. Sarà la mia passione per i paesi dell’est Europa, la ferita portata a quelle terre dalla spietatezza…

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Un ottobre fa

Se potessimo riportare le lancette indietro di un anno, gli eventi ci catapulterebbero in una giornata elettorale con Giorgia Meloni che furente infiamma le folle denunciando inarrestabili ondate migratorie, il ragguardevole costo dei carburanti, le equivoche tendenze sessuali che, ostacolando la famiglia tradizionale, starebbero neutralizzando la maschia robustezza italica.

E’ durante un incontro politico che Giorgia, in preda a una crisi esistenziale, indaga le sue nascenti responsabilità. Evaporata la retorica elettorale, e le combinate sue fortune, realizza la complessità delle scelte che sarà prossima affrontare. Realizza che i barconi non possono essere né bombardati né affondati, che le accise non possono essere abolite senza le adeguate coperture, che le relazioni internazionali presuppongono buone pratiche diplomatiche e contegno istituzionale.

Quella notte, divorata dall’inquietudine, le appare in sogno un Drago e la avverte che per gestire le crescenti paure e le responsabilità, dovrà viaggiare nel mondo reale e trovare la bambina che gioca con lei.

Sulla strada per il mondo reale, Giorgia incontra Matteo, un perditempo che a bordo di un monopattino la trasborda tra birrerie, cantine e locande patriottiche. Origliando tra i tavoli, dove ai pensieri di Matteo indistintamente si confondono i peti degli operai in pausa, Giorgia apprende il concreto malcontento dei suoi elettori.

Nella stazione di benzina, che tante fortune le aveva fruttato in campagna elettorale con la recitata rapina dello Stato nei confronti dell’automobilista, Giorgia incontra la sua proprietaria, un’adolescente di nome Giambruna.

La bambina le rimprovera l’incoraggiato patriottismo borgataro, la mancata abolizione delle accise, l’insostenibile costo dei carburanti, il raddoppio del numero degli sbarchi rispetto all’anno precedente.

Sconvolta, Giorgia scopre che Donzella, dipendente della Mattarel e madre di Giambruna, è la vera responsabile del suo tormento: la donna aveva iniziato a giocare con le bambole di Giambruna mentre aveva una crisi di identità, trasferendo inavvertitamente le sue preoccupazioni, e qualche informazione riservata del Copasir, a Giorgia.

Donzella e Giambruna salvano Giorgia dall’amministratore delegato di Mattarel – bramoso di sostituirla con un Ken tecnico – viaggiando insieme verso Predappioland, dove un’affermata armocromista, per esaltare al meglio il ruolo e il personaggio, le impone di abbandonare il nero a favore di un più autunnale brown.


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Bestemmie

C’è un dato che incontrovertibile emerge dalle polemiche di questi giorni: dal caso Ferragni all’affaire Lucarelli, dall’improvvida iniziativa di Fedez al commissariamento delle attività di Alviero Martini. Il dato incontrovertibile è che le bestemmie funzionano, e non vi è persona, impresa o entità che possa dirsi immune. Impermeabile a ogni alchimia moderna, la bestemmia ha conservato…

Alla cena del MES

Alla cena del MES, con due colpi Un operaio il Deputato sparòAlla cena del MES, con due colpi Un deputato la scorta spuntò. E venne Del Mastro che urlò “Che cazzo hai fatto?!”Al Deputato che il colpo sparò.E venne Del Mastro che urlò “Che cazzo hai fatto?!”Al Deputato che lesto negò. Alla cena del MES,…

Scrittori e Pandori [calendario Duemila23]

La cattura e la morte di Matteo Messina Denaro, l’intelligenza artificiale, il complottismo di Red Ronnie, i Generali scrittori, il pandoro di Ferragni. Per la portata del fenomeno e le sue incognite, l’intelligenza artificiale reclama e si aggiudica la copertina dell’anno. Un congegno aberrante o una nuova opportunità? GENNAIO [16 GENNAIO] ‘U siccuDopo trent’anni di…

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Vernice lava bile

Il mondo incantato nel quale Giorgia Meloni aveva promesso di catapultarci, sembra giorno dopo giorno sgretolarsi.

Le accise sul carburante, che molteplici fortune avevano assicurato alla sua parte politica, come un tarlo insidiano le certezze del patriota medio, ancora inebriato dalla gloria elettorale e per questo spoglio di un’ adeguata protezione critica.

Tracce di contaminazione biliare si manifestano risalendo le tappe del consenso e diffondendo nell’elettore l’amarezza tipica delle più insigni fregature. E per chi non solo non si accontentava del contenimento dei costi, ma pretendeva la progressiva abolizione delle accise, sarà impegnativo motivare l’abiurato beneficio introdotto dall’ostile predecessore.

Anche se illustri rappresentanti di questo esecutivo, farneticando iniziative più o meno grottesche, annunciano uno scudo contro le presunte condotte speculative, il meccanismo è comunque semplice: se si abolisce uno sconto di 30 centesimi su un prodotto, quel prodotto poi aumenta di 30 centesimi.

Lo dice la scienza.

Un solco nel quale torrenziali scorrono le contraddizioni di un Governo che oltre all’impennata dei carburante, alla risalita dell’inflazione, col crollo del potere d’acquisto di stipendi e pensioni, dovrà affrancarsi dalla noia migratoria, ulteriore nefanda opportunità elettorale. Significativi in questi termini gli ultimi dati, che rilevano sbarchi dieci volte superiori rispetto al 2022.

Ci vorrebbe insomma una Meloni nuova, riverniciata. Ma non con una vernice normale.

Una vernice lava bile.


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  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Un ottobre fa

Se potessimo riportare le lancette indietro di un anno, gli eventi ci catapulterebbero in una giornata elettorale con Giorgia Meloni che furente infiamma le folle denunciando inarrestabili ondate migratorie, il ragguardevole costo dei carburanti, le equivoche tendenze sessuali che, ostacolando la famiglia tradizionale, starebbero neutralizzando la maschia robustezza italica. E’ durante un incontro politico che…

Adesso lo scrivo su Facebook

Se in un tempo remoto, a tutela di un’ingiustizia o di una calunnia, era buona abitudine rivolgersi al maresciallo o al magistrato, da quando il metro digitale si è sostituito al diritto, e alle buone maniere, un pratico metodo si è imposto a usi e consuetudini: “adesso lo scrivo su Facebook”. Una procedura sommaria che…

La sindrome di Calboni

La proposta del Ministro dei Trasporti di sanare piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche, profila per il Governo Meloni il quindicesimo condono in nove mesi. Fuori da pretestuosi rilievi polemici, che miseramente prosperano nel belpaese sorridente, gli osservatori più critici fanno tuttavia notare che Matteo Salvini, affermando lo stesso principio -il rispetto della legge -…

Per opportuna informazione

 «Per opportuna informazione si comunica che l’appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: “Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgio Meloni (Patrioto)”».


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  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

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Telepatriota

Dobbiamo essere onesti, lo dobbiamo al governo dei patrioti: se l’estate italiana, insidiata dallo spettro di una catastrofe climatica, è stata superata senza traumi, un merito è da attribuirsi alla collocazione televisiva di Andrea Giambruno, plastico compagno di Giorgia Meloni. Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che hanno i patrioti, da…

All’ombra dei fanciulli in treno

Dell’articolo che tanta indignazione sta costando al giornalista Alain Elkann, colpiscono due aspetti: la pregiudiziale critica del suo pensiero, derubricato a freddo classismo nobiliare; l’imprudenza con la quale il giornalista – al quale non fanno difetto gli strumenti intellettuali – si perde in fuorvianti orpelli che spostano i termini della riflessione. Cronaca di un’ odissea…

Italoistmo

Salvare stralci di stagioneSuonare prima delle sei (forse sì, forse no)A San Teodoro un concertone Da noi cloniamo Casadei (dimmi di sì, dimmi di no) Ho un ballo lento da piazzare così vuol la gioventùA volte ho l’ansia che mi sale (che mi sale)La cosa che mi fa invecchiare mentre Aglientu porta il Blue’sIn piazza…

Cinegiorgiale

Venticinque settembre MMXXII: la guerra è vinta, il nemico è scappato, è vinto, è battuto.

A poche albe dallo spoglio che ne ha elevato la gloria, Giorgia Meloni, fiera eroina di destrorsa memoria, salutando il Presidente della Repubblica, ha reso omaggio al nemico   deponendo in devoto raccoglimento una corona di yucche avanti la sede del caduto Partito Democratico.

Un gesto accolto come provocatorio dagli sconfitti, che nelle ultime ore hanno trasformato la piccola comunità gallurese, già turbata dalle agitazioni per l’incipiente crisi del gas e dalla condanna per l’esproprio di Piazza Libertà, in teatro di disordine e violenza. Eletto bersaglio del rancore revanscista la restaurata chiesa di San Vittorio, luogo caro al culto di Don Romolo e della fiera popolazione teresina.

Un oltraggio alla cattolicità che ha forse diminuito il mondo di sacro splendore ma non ha arginato il vento spirato dalle logge elettorali. Una barbara offesa all’arte che ha privato il mondo civile di alcune fra le più potenti sagome pittoriche non solo del rinascimento ma di tutte le epoche.

In un clima di commosso patriottismo, nella veste di capo dei cappellani militari, Don Romolo, parlando a una radiosa compagine militare raccolta al cenacolo,  ha rivolto fraterne parole di augurio alle famiglie dei volontari, esaltando come essi, fiduciosi nell’avvenire di Santa Teresa e dei teresini tutti, contribuiscano con la loro missione a elevarne il prestigio.

I tristi giorni della vergogna intanto non si arrestano e i nemici declinano su altri obiettivi  il loro impeto distruttore. A nulla è servita l’esperita mediazione del deputato Dario Giagoni,  balsamo consolatore per l’animo stanco, accorso nel palazzo comunale portando il saluto della Repubblica.

L’onorevole, compiaciuto di ascoltare le persone incontrate lungo le vie, ha lasciato un generoso obolo per  i più bisognosi e una bussola per i pescatori nottetempo smarritisi alla ricerca del nord.

Percorrendo via Mulino a vento, dove  tangibili affiorano i segni del bombardamento,  e visitando le macerie del glorioso Castello di Eleonora d’Arborea, luogo di vitale interesse politico prima della deleteria avanzata dei Fratelli d’Italia, l’onorevole ha garantito il suo impegno per una rapida ricostruzione.

Le cronache riferiscono di un momento di partecipata commozione quando,  rinnovando la proverbiale sensibilità animalista, l’onorevole si è fermato per prendersi cura di un gatto ferito dalle bombe nemiche.

Solenni sue parole di denuncia hanno lambito anche la deturpata flora locale. All’eradicazione delle yucche, accusa un clandestino contingente ambientalista, è indegnamente seguito il disboscamento nella ridente colonia di Porto Pozzo, privata di  dieci pini da frutto piantati quarantacinque anni prima.

Frattanto imperioso sventola sulla copiosa cartellonistica pubblicitaria, sulle concessioni balneari e sul  campo di battaglia  il vessillo di Santa Teresa, al cui onore giurano fede i soldati della patria risorta.

Eja Eja, a trabaddhà!


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Unti e presunti

La vera questione, trascurata da autorevoli tribuni , non è la vergata violenza di Penna di veleno, la sua provocazione tonante, l’irruento suo ingresso in una vicenda che, per appartenenza tribale, depone a favore del presunto carnefice o della presunta vittima. La vera questione è che vittima e carnefice sono solo presunti, appesi alle rivelazioni…

la sirenetta, un anno dopo

Estate 2023. Dopo un anno di impegni cinematografici, Ariel riaffiora dalle cristalline acque della Gallura e, posandosi sullo scenico scoglio di Aglientu, svela all’avvenente bagnino Massimiliano la sua fascinazione per il mondo umano e il borgo di Santa Teresa Gallura; teatro in quei giorni di uno scoppiettante calendario di eventi. Seducendolo con l’ammaliante canto, la…

Il Cavaliere

In vita fui il cavaliere di Arcoreda morto me ne andai tra il giubilo e la beatificazionesulla mia pietra hanno inciso le parole: mi consenta! Non provaste dolore, gente a me ostile,quando il feretro attraversò il Duomoper salutare chi i milioni fece di denari e d’amori. Nessuno di voi fu tanto furboda seguire le mie…

Giorgia Beach Porty

Con l’estate addosso e un mese già passato, la peggior classe politica della storia repubblicana, combinata alla peggior legge elettorale di sempre, non poteva che partorire una competizione imbarazzante.

Condizione tuttavia naturale per un paese all’ultima spiaggia. Pardon, l’ultima beach.

A tal punto surreale che Giorgia Meloni, a definizione di una grottesca strategia comunicativa, a tratti sguaiata, oggi interpreta la novità.

Giorgia Meloni ha tuttavia un merito: essersi rivelata più scaltra di Matteo Salvini, immune ai deliri di onnipotenza che avevano caratterizzato l’ascesa del segretario leghista. Uno scomodo inquilino dal quale dovrà tuttavia schermirsi nell’anelata  sua – di Salvini –  prospettiva di un reincarico al Ministero dell’Interno.

Perché se da un verso è pacifico che Giorgia Meloni vincerà le elezioni, parimenti futuribile è il suo rapido logoramento, spinto da chi, nell’appannato ricordo di aperitivi balneari, piange il consenso perduto.

Nel frattempo, prima che il vento si porti via tutto e che settembre ci porti una strana felicità, o un’ ordinaria mestizia, Giorgia coltiva il suo orto: le bollette, la crisi energetica, gli sbarchi, i clandestini, gli stupri, le droghe, il blocco navale, i mari, i porti, i party.

Congedando cupe nostalgie cameratesche, assicura temeraria il suo impegno, la sua grinta, la sua presenza. Un’epifania celebrata dagli scaramantici nelle liriche del Robertetti.

Se anche il mondo dovesse esplodere, mi troverai qui.
Anche se dovesse scoppiare una guerra mondiale, tu mi troverai qui.
Anche se dovesse diffondersi dappertutto un’epidemia mortale, tu mi troverai qui.


A portare sfiga.

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Plis, visit Santa Teresa

Fondata in the 1808 dal King Vittorio Emanuele first di Savoia e intitolata alla wife Maria Teresa d’Austria, Santa Teresa is one of the most famous località in the north Sardegna; perfect destination for anyone who loves ciattuli as well as the clear blue sea. Eleganti buildings dai pastel colors si alternano walking down National Street.…

Il processo di Norinbear

Introdotto con l’obiettivo di giudicare gli orsi e di reprimere le violenze da questi perpetrate contro le popolazioni civili, il tribunale militare di Norimbear è il risultato di un delicato processo di conciliazione interno al regno animale, scaturito dopo la cattura dell’orsa JJ4. Una delegazione di mammiferi caniformi guidata dall’avvocato Bruno Orso, durante il processo,…

A casin’ ‘e Pompu

Superata la meridiana di Oristano, esplorando le arterie che dalla statale 131 immettono nella Sardegna più remota, silenzioso si rivela un panorama di desolazione, pascoli, terre coltivate. Logori cartelli indicano luoghi il cui nome mi è ignoto o quasi; annunciano distanze illusorie e si contendono i viandanti esaltando le grazie del territorio: il pane, il…

Io sono Giorgia

L’estremismo di Giorgia Meloni è già caricatura. Ed è così arruffato che anche l’ironia è senza speranza. [Francesco Merlo]

 

2000px-Fasces_lictoriae.svg2000px-Fasces_lictoriae.svg2000px-Fasces_lictoriae.svg

Una Purce un po’ coatta
che ciaveva la mania,
de strillà lungo la via
succhiò er sangue a ‘na bigotta,
che la solita minestra
girava con la mano destra.

Bionda e gnocca de presenza
solo su li manifesti:
Miss Italia tu saresti,
ma in un firm de fantascienza.

Le disse bruscamente uno dell’altra corrente

E’ ‘na purce impertinente,
Che imitando un viso truce
grida fiera viva il duce
liberando il suo quoziente.

Parla sempre d’ immigrati
rotti ‘n culo e de famijia
se Sarvini se la pijia
due saran li disagiati.

Come mai che all’immigrato
che te pizzica l’istesso
e in palestra c’ha ‘n ber sesso
nun je strilli quant’è ingrato?

Puro quello, a modo suo,
nun te succhia er sangue tuo?

gridò Giorgia colerosa

Puoi portali a  casa tua
con li rom e li drogati
ma ‘sti sorci palestrati
stavan mejio  sulla prua.

Sono Giorgia e so ‘n demonio
si me tocchi la famijia
vajio a dì pure a mi fijia
nata for dar matrimonio.

So ‘na mamma combattiva
che magna bene e caca forte
che nun trema pe’ la morte
e quanno parla è digestiva.

Ma sicuro che me sposo
A Natale ner presepe
Con Maria e San Giuseppe
accanto ar bue e al glorioso.

Io Giorgia dico allora
a ‘sto popolo de matti
che  scureggia su li piatti
de vota’ co’ l’interiora.

Tanto

Nel nido del cucùlo
o all’inferno che se perda
questo monno che è ‘na mmerda
Se n’annasse un po’ affanculo.

 


Liberamente ispirato, in parte saccheggaindolo, a La Pulce di Trilussa