All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti.

Per Benito era il primo sabato antifascista.

Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato la sera prima.

A essere onesti, Benito, che aveva dimenticato di comprarlo, si fece prestare una confezione di caffè dalla vicina di casa. Lei sì fascista dichiarata. Ma si sa, il fascismo ha fatto anche cose buone.

La settimana precedente gli aveva prestato anche l’olio.

Dopo una rapida doccia antifascista, eseguita utilizzando selezionati prodotti antifascisti, non neutri, Benito uscì di casa alle dieci e si recò alla stazione del comune limitrofo.

Essendo il primo sabato antifascista, naturalmente, il treno non arrivò in orario. Doveva recarsi al vicino canile dove da qualche ora la sua lupa aveva dato alla luce tre cuccioli.

Il programma pomeridiano, dimentico dei rigidi protocolli del regime, abiurava ordine e disciplina. Fanculo le lezioni di dottrina fascista, gli esercizi ginnici, le esercitazioni militari e paramilitari. Nuove pulsioni aggredivano il suo essere: la casa, il letto, il divano.

Ora e sempre, residenza.




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