L’ardua scemenza

Il famoso porto di Madrid, il mar Mediterraneo in Russia, i tunnel chiusi che funzionano con il trasporto tridimensionale, il falso allunaggio, le sirene, i chip sotto pelle, i condizionatori generatori di Pil; e poi ancora Mr Ping e il dittatore Pino Chet, Giuda scambiato con Barabba, Dio che creò la terra in tre giorni.

Ma anche quelli del vairus, quelli del soddisfando, del “noi volessimo fare un referendum”, della Francia democrazia millenaria, della Marche in Molise, Matera in Puglia, Kabul in Iraq, del “siamo fatti al 90 per cento di acqua”, del “prego, non indulgi”. Non ultima, l’attribuzione a Macchiavelli dell’agostiniana locuzione Errare è umano, perseverare è diabolico.

Tanto basta, scrive un sagace Salvatore Merlo, per dispensare ogni grillino, o sua cialtronesca emanazione, dal vivace sarcasmo che da qualche giorno investe il Ministro della Cultura Sangiuliano, reo di aver storicamente collocato Galileo in un’epoca precedente alla scoperta dell’America, eleggendolo ispiratore della missione di Cristoforo Colombo.

Fatta questa premessa, che non attenua l’inadeguatezza del Ministro, aggravata anzi dallo specifico indirizzo del suo dicastero, quanti di noi – se nessuno avesse rilevato la topica – avrebbero saputo dare ai due personaggi la giusta sistemazione temporale?

Io, no.

Ai posteri l’ardua scemenza.

  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

E se fosse solo un coglione?

Interpretando le reazioni alla nascente riforma costituzionale, ancora una volta, la sinistra sembra trascurare il celebre motto di Gibson, secondo cui prima di dare del fascista a qualcuno, sarebbe doveroso accertarsi che questi non sia solo un coglione. Un indice trascurato dal giornalista di Repubblica Matteo Pucciarelli, capace con la ricamata sua inchiesta di garantire…

Neraneve

Ha suscitato forte indignazione, nelle ultime ore, l’allusione verosimilmente rivolta al Presidente del Consiglio dall’Ingegner Roberto Salis, padre di Ilaria. Una definizione che – anche se nelle intenzioni indirizzata al Capo del Governo – non dovrebbe tuttavia indignare, essendo meno volgare dell’epiteto da Lei adottato, presentandosi, nel saluto al Presidente della Regione Campania. Un espediente…

Avanti tutti!

Per quanto poco partecipate – in Italia ha votato appena la metà degli aventi diritto -, non sono state elezioni banali. Se la Francia si affretta a ristrutturare l’arco parlamentare, se Germania e Austria dovranno studiare possibili coabitazioni con l’estrema destra, se il Belgio piange lacrime amare, in Italia l’esito elettorale può così sintetizzarsi: L’affermazione…

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L’invasione degli imbecilli

Quando Umberto Eco lanciò l’intemerata contro la degenerazione delle nuove piattaforme comunicative, io stesso, da imbecille, pensai: «ecco l’intellettuale che demonifica  gli strumenti ai quali non riesce a omologarsi». In verità bofonchiai un eretico vaffanculo, ma il concetto era quello.

I social media – disse – «danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Traduco. Se in un  bar del mio paese (ne abbiamo tanti per favorire il contradditorio) un avventore elargisce insegnamenti su materie che per limite culturale o intellettuale non gli competono, immantinenti, la persona viene congedata con invito a fare in culo. E’ una sorta di anticorpo sociale. Al contrario, quando la scienza da bancone viene esercitata nello spazio virtuale,  a ogni censore che esorta a non andare oltre certe solennità corrispondono altrettanti fomentatori.

Questa meccanica – attirando o respingendo le esuberanze della rete – aiuta non solo capire la forza persuasiva di un  cretino (mai sottovalutarla), ma è utile nella comprensione di questi nuovi strumenti. Mentre Facebook  è l’amante disinibita che lasciando libertà di sproloquio  non si nega a nessuno; Twitter ha una genetica selettiva, i suoi indici di popolarità  oscillano in rapporto a variabili sofisticate e il difficile proselitismo argina il delirio e l’ipertrofia dell’ego.

Non a caso persone che su Facebook sembra possano spostare l’asse di rotazione terrestre, si eclissano quando varcano il meridiano di Zuckeberg. Riluttanza che sintetizzano affermando un sospetto disinteresse .

Che la schiettezza di Eco svelasse intuizioni fondate è confermato dalla diffusione di alcuni preoccupanti fenomeni.

E questo è il punto. Fino a quando l’apertura delle gabbie si sostanzia in farneticazioni strampalate ma innocue – tipo il manovale che vuole insegnare al ministro dell’economia come redigere una manovra finanziaria o il fruttivendolo che definisce le linee per arginare il fondamentalismo islamico (casi risolvibili con il riposo e un’alimentazione equilibrata) -, il fatto suscita anche tenerezza; ma se la teoria esula dall’astrazione e declina in pericolo sociale, il turbamento è legittimo.

Emblema di questa deriva è la campagna antivaccinazione. Facendo leva su correlazioni non dimostrate e infondendo l’insana convinzione che la normale profilassi germini l’interesse delle case farmaceutiche,  aggregazioni transitorie e apprendisiti stregoni stanno strutturando un sistema che rischia di minare la prevenzione delle malattie infettive.

E’ vero che giusti e folli si ripetono come il destino comanda, ma l’improvvisazione sulla salute non è tollerabile. Un confronto ci dev’essere, questo è pacifico, ma deve nascere, svilupparsi unicamente in campo scientifico, tra persone dotate di formazione, conoscenza, competenza.

Continuate a pubblicare gattini.